Autore: Jordan Belfort
Pubblicato da Bur - 2014
Pagine: 585 - Genere: Non fiction
Formato disponibile: Copertina Rigida
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Se eri uno strattoniano, dovevi vivere la vita come ci si apettava da te: guidare la vettura più bella, mangiare nei ristoranti più cari, lasciare le mance più grosse, indossare i vestiti più raffinati, abitare in una villa nella favolosa Gold Coast di Long Island. E se eri solo all'inizio e non avevi un centesimo a tuo nome, prendevi in prestito denaro da qualsiasi banca abbastanza folle da prestartelo, senza badare al tasso, e iniziavi a vivere, pronto o no che fossi.
Per quanto paradossale possa sembrare Il lupo di Wall Street di Jordan Belfort, romanzo stampato in prima edizione da Rizzoli nel 2008, è un’autobiografia. Belfort l’ha scritta nel 1998 ed è diventata un bestseller mondiale. Pubblicato in oltre quaranta paesi e tradotto in diciotto lingue, recentemente è tornato in auge per avere ispirato un film diretto da Martin Scorsese, “The Wolf of Wall Street”, che vede Leonardo di Caprio protagonista, ed è stato candidato a ben cinque premi oscar nell’edizione del 2014.
Il lupo di Wall Street é la storia di un giovane broker americano, Jordan Belfort, che negli anni Novanta, a soli 26 anni, è riuscito a scalare le vette del successo nel mondo della finanza, arrivando a guadagnare cifre esorbitanti che gli hanno permesso di vivere nel lusso più sfrenato. Adottando il motto “Non c’è nobiltà nella povertà”, Jordan si guadagna il nome di “Lupo di Wall Street”. Diventa abilissimo nel truffare il prossimo, quei piccoli investitori ignari che ancor oggi ne pagano le conseguenze. A New York, esattamente a Long Island, Jordan fonda la “Stratton Oakmont”, la sua agenzia di brokeraggio, che in realtà altro non è che un centro dove avviare investimenti illeciti. Ben presto però diventa schiavo della droga, che a dir poco diviene il centro della sua vita, trasformandosi addirittura nella sua ossessione. Inizia così la lunga spirale che lo trascinerà sempre più in basso, aprendo una voragine nel suo essere uomo, e che lo condurrà ad una progressiva perdita della ragione, fino a rischiare la morte.
Il Lupo si circonda di uomini corrotti quanto lui, sempre “strafatti” per riuscire a reggere la pressione alla quale sono sottoposti, che altrimenti li annienterebbe, fisicamente e mentalmente. La prostituzione e gli sprechi di denaro sono all’ordine de giorno; unica soluzione per ottenere qualcosa sembra diventare quella di pagare qualcuno; le donne sono viste come figure marginali, oggetti di piacere sessuale. Gli “strattoniani”, a loro agio a Wall Street e guidati dal loro “Lupo”, diventano un’accozzaglia indistinta di depravati, con componenti animali, dove masturbazione e rapporti sessuali sotto i tavoli costituiscono un “must”. Arrivando persino a concepire, per riuscire a trovare quella carica che li porterebbe a produrre di più, un ipotetico gioco del “lancio al nano”, che fortunatamente poi non andrà in porto. “Affittare” un nano per farlo prendere a calci dai broker, palleggiando fra i banchi, avrebbe davvero voluto dire toccare il fondo.
Belfort incarnerebbe l’eroe che si è creato da sé e ce l’ha fatta da solo, ma la corruzione che lo circonda e che lui stesso incoraggia con così tanta superficialità, lo rende una sorta di diavolo con la faccia da bravo ragazzo. Egli acquisisce il fascino del male. Passando per due figli e rocambolesche avventure; viaggi di lusso e ville faraoniche, Jordan Belfort, protagonista di un clamoroso caso di frode, viene braccato dall’FBI, che tuttavia, non trova subito le prove per inchiodarlo. Alla fine, egli dovrà scontare ventidue mesi di detenzione e un periodo di riabilitazione per tossicodipendenti, dopo avere dato la sua disponibilità a cooperare con la giustizia. Dotato di una grande capacità oratoria, oggi organizza seminari motivazionali sulle strategie di business e sull’etica degli affari.
Può un uomo che ha avuto tutto dalla vita, ricchezza, amore, figli, arrivare ad autodistruggersi? È quanto è successo a Jordan Belfort. Non sono interessata alla finanza e poco conosco della vita di Borsa, ma Belfort, attraverso il suo stile ironico, ha reso piacevoli le 582 pagine di cui è composto Il lupo di Wall Street. Interessanti le scene di vita familiare, quelle con la bellissima quanto litigiosa “Duchessa di Bay Ridge”, così come egli chiama la biondissima moglie, sempre sexy e profumata anche nelle situazioni più disperate. Un rapporto malato, il loro, dove forse la donna è ancora più colpevole, per avere accettato una vita fatta di ricchezze, vendendo in cambio il suo silenzio. Per avere visto “Il Lupo” distruggersi davanti ai suoi occhi, senza avere alzato mai nemmeno un dito.
Una cosa bisogna ammettere: Jordan Belfort la sa raccontare. Conosce quali corde toccare per accattivarsi l’affetto della gente. Tanto che alla fine rimane un dubbio. Il Lupo ha “morso” la vita per propria indole, oppure perché sopraffatto da tutto ciò che gli stava intorno, e quindi vittima della propria insicurezza? È il quesito che si pone chiunque legga questo libro.