Autore: Ondine Khayat
Pubblicato da Piemme - Aprile 2024
Pagine: 448 - Genere: Narrativa, Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Audiolibro, Copertina Rigida, eBook
ISBN: 9788856689709
ASIN: B0CZT7V3ZX
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Questa è la storia di Taline, una giovane imprenditrice di origini armene con tante certezze e tanti sogni per il futuro.
Questa è la storia di Nona, la nonna di Taline, punto fermo della sua esistenza e fondatrice dell’azienda di profumi.
Questa è la storia di tutto il popolo armeno, di cui Taline può non sapere poi così tanto essendo così distante da lei.
Queste tre storie sono indissolubilmente legate tra loro e solo la completa conoscenza può creare le giuste premesse per un futuro finalmente pieno e radioso.
Amare con i fatti non significa necessariamente compiere azioni straordinarie, significa fare le piccole cose ordinarie, quotidiane, ma con amore.
Punto fermo della vita di Taline è la nonna – Nona – che purtroppo la lascia improvvisamente, scuotendo la sua vita di rassicuranti riferimenti mettendola di fronte a un’azienda da dirigere e a decisioni importanti da prendere. Già questo è uno scossone particolarmente duro, ma come se tutto ciò non bastasse, la nonna lascia alla nipote tre diari appartenuti a una loro ava nata in Armenia e le cui vicissitudini hanno portato la famiglia a trasferirsi in Francia.
Taline si getta a capofitto nella lettura di questi diari, dapprima in maniera distaccata, senza nemmeno capire perché la nonna abbia voluto condividere con lei tali storie solo dopo la sua morte. Ma a mano a mano che la lettura continua, capisce la portata delle vicissitudini raccontate in questi diari: sia per il peso degli eventi nei confronti della sua stessa famiglia, che per la conoscenza – fino ad ora quasi completamente ignorata – delle atroci sofferenze a cui il popolo armeno è stato sottoposto in occasione del genocidio perpetrato in Turchia metà degli anni Dieci del Novecento.
Taline acquista una nuova consapevolezza che la aiuta finalmente a capire di più sua nonna e sé stessa. Grazie a questi diari raggiunge una maggiore e nuova consapevolezza, diventando una donna diversa, più forte.
Gli eventi narrati e la forza con cui la sua ava ha gestito le numerosissime difficoltà che la vita le pone davanti, aiutano Taline a diventare più determinata nell’affrontare quelle situazioni della sua vita personale che fino ad allora ha semplicemente subito, dando una decisa svolta alla sua vita professionale e personale.
[…] L’identità è un giardino in cui pianti ogni evento che vivi. Se te ne prendi cura, vi crescono dei fiori magnifici. Ma se qualcuno penetra al suo interno e li strappa, il giardino ne esce distrutto e l’albero che vi cresce non ha più radici.
Questa è una storia straziante, dolorosa e al tempo stesso di rinascita e di gioia, di autoaffermazione di una donna, di una famiglia e di un popolo.
Approfondimento
Ondine Khayat, ne Il profumo dei giorni perduti, affianca il racconto di Taline con quello della sua bisnonna, le due vicende si intrecciano facendoci fare la spola tra la metà del primo decennio del Novecento e i giorni nostri. Le due narrazioni oltre a trattare temi oggettivamente molto diversi, sono anche stilisticamente molto distanti.
Da un lato la narrazione moderna è incerta, con lente digressioni sull’esperienza olfattiva di Nona e Taline che, lavorando in un’azienda di profumi, hanno sviluppato una sensibilità particolarmente spiccata. Questa parte del libro è sicuramente meno accattivante nel ritmo e nello stile, ancorché trovo estremamente apprezzabile l’evoluzione del personaggio e la sua crescita personale che seguiamo nel corso del libro.
Dall’altro lato, la narrazione dei primi del Novecento è molto “fisica”, riusciamo a sentire vividamente la gioia più spontanea e il dolore più straziante. A stento si riescono a trattenere le lacrime da tanto tragici sono alcuni passaggi, sia per quanto riguarda le vicende personali della protagonista che per il racconto del genocidio armeno reso particolarmente bene.
Stavo attenta a non pensare a nulla, perché non avrei potuto fare altro che crollare, […]. Sentivo ancora risuonare le sue urla, e dovetti evocare da profondo di me stessa una forza sovrumana, di cui non immaginavo l’esistenza, per andare avanti.
Questa è una storia a lieto fine, che testimonia come si possa trovare dentro di noi una forza inattesa, come si possano superare dolori indicibili semplicemente per la volontà di salvare qualcuno che amiamo.
Roberta Mezza