Autore: Federico Inverni
Pubblicato da Corbaccio - Febbraio 2017
Pagine: 480 - Genere: Thriller
Formato disponibile: Copertina Rigida
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Una setta suicida si stermina dandosi fuoco, per lo meno è quello che sembra quando i detective arrivano sul posto, ma forse c’è qualcosa d'altro dietro, forse non si sono suicidati, forse qualcuno ha mosso i fili dietro le quinte manipolando sia il fuoco che le menti degli investigatori.
Quando la profiler Anna Wayne e il detective Lucas arrivano sulla scena del crimine, quello che vedono è shockante. Una distesa di corpi tutti vestiti di bianco vittime di un rogo immenso che li ha sterminati dentro al tempio che gestiva il reverendo Tobias Manne.
Tutto dà da pensare che sia la classica setta suicida che, manipolata dal reverendo, ha deciso di darsi fuoco per passare a una vita migliore, ma qualcosa con convince la Wayne. Quello che a prima vista sembra un suicidio di massa sembra assomigliare sempre di più a uno sterminio causato da mano esterna, una strage atroce provocata da una mano che sapeva perfettamente cosa stava facendo e che ci provava anche gusto.
A dare man forte alle intuizioni della profiler saranno lo scoppio di altri roghi che coinvolgeranno tutta la città, obbligando Wayne e Lucas ad accelerare le loro indagini per trovare il Killer, e per farlo dovranno ricostruire una per una tutte le storie e le vite delle vittime. Questo però li porterà a dover riaffrontare alcune vicende del loro passato che metterà in crisi la fiducia che provano l’uno per l’altra.
“Ho le mani legate, bloccate dietro la schiena. Sento il pavimento levigato sotto di me, una parete dietro le mie spalle, ogni cosa è liscia e scivolosa. La nuca… La nuca mi fa male. Non sento nulla sopra gli occhi, non sono bendati, perciò sono le tenebre a renderli ciechi. La mia bocca non può aprirsi. Se potesse farlo, forse urlerei. O forse ingoierei questo buio per lasciare che poi sia questo buio a ingoiare me. Se questa è la morte, se questa è la mia morte, forse presto smetterà. Forse presto questa morte passerà.”
Già subito all’inizio l’autore vuole conquistare il lettore con una dose di adrenalina pura, lo vuole rendere dipendente dalla trama e dalla storia, portandolo così in uno stato di ansia e partecipazione tali da essere sicuro di averlo obbligato a rimanere incollato alle pagine fino alla fine della lettura, impedendogli di staccarsi, se non fisicamente, con la mente e con l’anima. Infatti il lettore si ritrova già catturato e inglobato nelle vicende, come se fosse intrappolato dentro a un vortice, e quando è costretto dagli impegni quotidiani a staccarsi dalle pagine, non potrà però non continuare a pensare alla storia in attesa di un’altra dose.
“Le vesti, la pelle di quei corpi. Tutto era bianco. Avevo quasi l’impressione di muovermi sott’acqua. Osservai i corpi distesi a terra, sopra i cuscini. Quel silenzio che rallentava il tempo era creato dalle cantilene salmodianti che quegli uomini non avrebbero più intonato. Dalle parole che quelle madri non avrebbero più rivolto ai loro figli. Dai sermoni ipnotici che il reverendo Tobias Manne non avrebbe più declamato. Eravamo impietriti dietro le nostre mascherine e gli occhiali protettivi, dentro le tute bianche e le cuffie e i copriscarpe e i guanti. Ammutolimmo, fermi a pochi passi oltre l’ingresso dell’enorme pagoda.”
Anche durante i momenti più macabri e le descrizioni più cruente, Inverni riesce sempre e comunque a mantenere un tono delicato e diplomatico, un tono che pur trasmettendo la scena al lettore nei minimi dettagli, gli permette, in caso di lettore con stomaco debole o troppo sensibile, di partecipare e vivere il momento senza stare male o rimanere shockato perdendolo per la strada, conquistandosi così un target maggiore di pubblico.
“«È questa, la radice dell’umana esistenza; ed è questo il suo senso: far sì che la visione di un uomo diventi il sogno di un altro.»”
Attraverso dialoghi e messaggi di propaganda, l’autore riesce a trasmettere al lettore i precetti che la Setta protagonista utilizza per tenere i seguaci legati a sé, come in questo caso la paura, senza doversi barcamenare tra lunghe descrizioni esterne alla trama che creerebbero il rischio che il lettore possa annoiarsi e abbandonare la lettura, perdendo quel legame che ha saputo costruire fin dall’inizio.
Approfondimento
Federico Inverni è lo pseudonimo di un autore italiano che, nonostante l’anonimato, comunica con tutti i suoi lettori tramite i social network.
Già autore del romanzo Il prigioniero della notte, in cui troviamo per la prima volta Anna Wayne e Lucas, questo è il suo secondo romanzo.
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