Autore: Giovanni Testori
Pubblicato da Feltrinelli - Luglio 2020
Pagine: 144 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Universale economica
ISBN: 9788807893643
ASIN: B085W42BNW
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
📗 Trovalo usato
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Lacerante testimonianza di un escluso, vittima dell’indifferenza della società nel pieno sviluppo del rifiuto dei valori umani. Solo uno, un samaritano qualsiasi nella folla osservatrice, si disporrà ad ascoltare, e noi con lui, quell’ultimo e sconnesso monologo che separa la vittima dalla carneficina finale.
Tocca, la nebbia. Tocca. Pervade. Invade. Invàdemi. Di Sé. Di sé. Et ogni millimetralità, invade, dell’interiorità. Et visceris. Del viscere. E uretràl canale.
Milano, anni Ottanta, l’eroina figura tra i primi emissari di morte per giovani e adulti, e Gino Riboldi è uno di quei molti ormai senza speranza ai margini della vita. Giacendo sui gelidi gradini della Stazione di Milano, affronterà l’ultima, infinitamente straziante ora ripercorrendo in modo sconnesso gli eventi che lo han portato fin lì. Dai maltrattamenti della maestra, a scuola, a quelli successivi delle istituzioni, con i poliziotti che lo pestano sul ciglio della strada. Attraverso un monologo pieno di interferenze, buchi di trama, salti temporali e logici che sono conseguenze dirette delle ferite che la droga ha causato in lui, prende forma un’accusa ineliminabile, un grido tanto forte che solo il povero scrivano, che poi è Testori e il suo testo, hanno il coraggio e la forza di riportare.
Come pulpito per il suo antieroe, Giovanni Testori sceglie la stazione: cuore pulsante della città, da cui prende inizio ogni storia e in cui convogliano tutte le strade, come vasi vascolari che raggiungono ogni anfratto antropomorfizzato. Gino è la ferita più grande della città, manifestazione carnale del tumore che uccise suo padre e prodotto della mancanza lasciata da sua madre. L’abbandonato, il reietto, l’inascoltato, colui che emette il suo veleno così come è stato costretto ad ingoiarlo, a forza e per costrizione dell’indifferenza.
Approfondimento
Decisivi per In exitu i rimandi biblici, a partire dal titolo “In exitu [Isräel de Aegypto]”, l’inno cristiano cantato dalle anime nel Purgatorio di Dante e riecheggiante la fuga degli ebrei dall’Egitto – ma Gino, a contrario loro, non riuscirà mai a scappare, a liberarsi da quella “tutankamica” stazione che fino alla fine lo trattiene presso i propri gradini. Egli è destinato a vagare nei dintorni di quell’entità insieme schiavizzante e repulsiva nei suoi confronti, costringendolo a vendersi per trenta denari in cambio della dose quotidiana, un Giuda che vende sé stesso. Il grande assente in questa via crucis verso l’oblio definitivo è il sentimento di vera caritas, l’amore fraterno degli uomini per gli uomini: Gino è l’ennesimo prodotto della mancanza di un sentimento d’amore condiviso e disinteressato, la manifestazione carnale di una società che rifiuta sé stessa alla continua ricerca di una dose d’incoscienza che possa darle l’apparenza della beatitudine, mentre svende e rifulge i valori concreti più importanti.
Maledetto sangue che metti addosso la rogna, l’amore, et amor (anca), tra quelli che t’hanno in del comune! Maledetta tutankamica pietra! Ti vedevo, te! Spuntar, ti vedevo, pietra dei malati, dei fregati, dei destituiti, dei ostiati, dei carcinomati!