
Autore: Cristina Cassar Scalia
Pubblicato da Einaudi - Maggio 2022
Pagine: 284 - Genere: Gialli, Narrativa Italiana
Formato disponibile: Audiolibro, Brossura, eBook
Collana: Stile libero big
ISBN: 9788806251390
ASIN: B09ZKJ4T2X

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Un omicidio. Il corpo ritrovato in Municipio. Una città, Catania, turbata. Il vicequestore aggiunto Giovanna Guarrasi alle prese con questo ingrato vaso di Pandora. E scavare porterà alla luce l’imprevisto, l’inatteso, l’improvviso…

Quanti anni erano che aveva a che fare con cadaveri di ogni genere e provenienza? Una quindicina, all’incirca. Eppure ogni volta la reazione era la stessa. Repulsione, pena, rabbia. Un miscuglio di sensazioni che all’istante innescavano un meccanismo inarrestabile. La fretta di capire, di scoprire, di punire.
Questa è Giovanna Guarrasi, detta Vanina: vicequestore aggiunto di Catania, animata dalla ricerca della verità e assetata di giustizia. Quando all’indomani della festa di Sant’Agata Vasco Nocera viene trovato morto, iniziano a rincorrersi domande senza risposta, in un dedalo di piste che ha un punto di inizio e di fine comune: la vita dell’uomo ucciso. Affiancata dalla sua squadra e dall’indispensabile commissario in pensione Biagio Patanè, Vanina dovrà trovare la strada per uscire da un labirinto fatto di bugie, depistaggi e deviazioni di percorso.
Ho trovato molto interessante il personaggio di Biagio: pacato, lucido e con un intuito infallibile, per Vanina è una sorta di figura paterna che tanto le manca. Non la abbandona mai, le dà ottimi consigli e spesso la capisce meglio di come nemmeno lei stessa riesca a fare.
La carrozza della Santa è un giallo riflessivo, sarcastico, ma anche schietto e diretto, che rispecchia la personalità di Vanina: sono tante le questioni irrisolte, i nodi da sciogliere nella sua vita, proprio come in tutte le sue indagini. Ho amato la complessità del personaggio, e in tanti si riconosceranno in quella difficilissima introspezione e nella voglia di abbandonarsi alla felicità che non si arrende mai. Le pagine vibrano di sicilianità: dalle espressioni dialettali alle pizze siciliane fino alla dicotomia Catania/Palermo e all’autostrada “che più sgarrupata non poteva essere” che le collega. La capacità dell’autrice di cogliere e trasmettere l’anima più autentica della sua isola è uno degli aspetti che mi hanno conquistata. La scrittura è fluida, dinamica e accattivante e trasmette spontaneità, cambiando in base alla situazione: ai dialoghi dal ritmo serrato si alternano riflessioni intime e silenziose.
Approfondimento
Non era stato così per suo padre, l’ispettore Giovanni Guarrasi, quando lo avevano crivellato di colpi davanti ai suoi occhi e lei non aveva potuto fare nulla per salvarlo.
La morte del padre di Vanina è un fermo immagine feroce, spietato, crudele. Ma è anche, e soprattutto, il motivo che le impedisce di mollare. Quel senso di colpa e impotenza frustrante sono lì, vivi come il primo giorno. E mentre intorno a lei la vita per gli altri ha ricominciato a scorrere, Vanina sembra bloccata, in perenne lotta con il passato.
Ecco che l’indagine diventa anche un espediente narrativo che le permette di guardarsi dentro e di affrontare il dolore, di accettarlo e di fare pace con lui e con sé stessa. Vanina abbandona l’odio e il rancore, decide di mettersi al primo posto e ricomincia a vivere. Senza avere più paura. Perché diciamocelo, per quanto banale e scontato possa sembrare, rivivere quello che più ci fa male e trovare il modo di perdonarci per quello che è stato e non è stato spaventa a morte e richiede un coraggio immenso. Ma è il lasciapassare per la felicità. E le ultime pagine, rassicuranti, sembrano proprio lì a dirci che alla fine tutti i pezzi del puzzle troveranno il loro posto. E che staremo bene. Finalmente.
Barbara Pellegrini