Autore: E.L. Doctorow
Pubblicato da Mondadori - Marzo 2015
Pagine: 166 - Genere: Romanzo psicologico
Formato disponibile: Brossura
Collana: Scrittori italiani e stranieri
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Da un luogo sconosciuto e rivolgendosi a un interlocutore sconosciuto, Andrew parla, Andrew pensa, Andrew racconta la storia della sua vita. Dei suoi amori, delle tragedie che l’hanno portato nel posto dove si trova adesso, un punto decisivo della vita. E mentre Andrew si confessa, anche il lettore comincia a dubitare delle proprie certezze. Sappiamo davvero cosa significa dire la verità? Quanto è ingannevole la nostra memoria? Cosa sappiamo del funzionamento del cervello e della nostra mente?
Andrew Brain è un neuroscienziato ma la sua vita è andata in pezzi: ha ucciso suo figlio per errore, somministrandogli un farmaco sbagliato; ha mandato in rovina il primo matrimonio con Martha; ha perso la seconda moglie Briony nell’attentato terroristico dell’11 settembre; ha abbandonato, per paura di non saperla crescere, la loro figlia Willa a Martha e al marito, un ex cantante lirico ubriacone e manesco; è stato uno studioso inconcludente nelle sue ricerche accademiche neurologiche; si è ritrovato a lavorare a Washington perché il Presidente degli Stati Uniti, suo ex compagno di stanza a Yale, gli ha affidato l’incarico di direttore dell’Ufficio di Documentazione Neurologica della Casa Bianca, ma è entrato subito in conflitto con i due collaboratori più stretti del Presidente perdendo così l’incarico. Per capire gli strani eventi della sua vita Andrew l’Impostore – così si definisce egli stesso – decide a un certo punto di ricorrere alla psicanalisi.
La coscienza di Andrew di Doctorow è, o vuole essere, quindi la trascrizione fedele delle sedute di Andrew con il suo psicoterapeuta. Andrew non è sicuro dell’efficacia della psicoterapia, ma ha necessità di parlare e confrontarsi con qualcuno. Andrew è stato definito dalla critica americana, che ha amato in particolare quest’ultimo romanzo di Doctorow, uno scienziato cognitivo terribilmente depresso e lo psicanalista, ritenuto da molti di fatto un agente governativo, simpatico e alla mano.
In un flusso narrativo serrato di domande e risposte, i due protagonisti si aggirano tra passato e presente, toccando temi come l’amore, la politica, la filosofia, la psicologia, il bene e il male. Andrew racconta a Doc, rispondendo alle sue brevi domande, le vicende della sua vita, quella immaginata e quella vissuta, in una narrazione non lineare, non cronologica ecco perché solo arrivando alla fine de La coscienza di Andrew l’intreccio si dispiega in maniera chiara e il lettore capisce le relazioni tra i personaggi, il pensiero di Andrew, che forse coincide con quello dell’autore stesso, sul disfacimento civile e morale della società moderna americana.
Ripiegato su se stesso Andrew sembra più interessato al funzionamento della propria mente rispetto alle relazioni umane: per questo preferiamo il titolo originale “Andrew’s Brain” perché di mente si tratta e non di coscienza. Infatti Andrew, anche se è in possesso di tutti i sensi, non mostra, o almeno si rifiuta di mostrare, sentimenti, emozioni. Fa un tentativo di spiegare a Doc la sua vita maniacale, minuziosa, ma del tutto razionale; un racconto matematico, freddo. Lo ammette lui stesso:
Perché la verità è che io scrollo le spalle e tiro dritto. Nelle profondità del mio essere, succeda quel che succeda, resto freddo, impenetrabile al rimpianto, al lutto, alla felicità, pur essendo capace di fingere talmente bene da ingannare me stesso. La mia anima giace in un profondo, immobile, meraviglioso, imperturbabile, calmo, freddo lago di silenzio.
L’argomento più intrigante in questo romanzo è proprio il dubbio che Andrew pone a se stesso e a Doc su come il cervello diventa mente e la mente diventa coscienza, ma il nostro neuroscienziato non sembra avere familiarità con le scienze cognitive o con gli studi recenti sul cervello e quindi in maniera del tutto disincantata afferma che Non c’è nulla che si può pensare tranne il pensare.
Approfondimento
E.L. Doctorow dà voce, attraverso al suo personaggio, a se stesso, passando dal flusso di coscienza alla terza persona con un esempio di tecnica narrativa unica, personalissima. Di origine ebraiche-russe, l’oggi quasi ottantacinquenne autore è ritornato nelle librerie di tutto il mondo con questo suo romanzo (il dodicesimo) che è un libro di memoria, una retrospettiva, in cui Andrew/Doctorow ripercorre la sua vita per capire come è arrivato a essere quello che è.