
Autore: Vincenzo Consolo
Pubblicato da Mondadori - Aprile 2013
Pagine: 153 - Genere: Romanzo di formazione
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788804577430
ASIN: B08WPMJPWQ

📙 Amazon (spedizione gratuita)
📙 Versione Kindle
📗 Trovalo usato
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
La struttura del romanzo si incentra sulla duplicità di funzione del protagonista. Il giovane Scavone è un po’ narratore e un po’ personaggio. Da un lato è impegnato a vivere le dinamiche della vita in paese, dall'altro a raccontarle. Il protagonista però ha una grande dote è sempre distante dal dare giudizi e dall'attribuire definizioni. Molto spesso si trova in difficolta, perché non ha piena consapevolezza di quello che succede nel mondo degli adulti.

La ferita dell’Aprile è narrato in prima persona. Il protagonista è Scavone, un ragazzo al confine tra infanzia e adolescenza, un ragazzetto cresciuto molto presto in quel brutto periodo del dopoguerra. Orfano di padre, viene affidato dallo zio paterno a una famiglia di un paese vicino per permettergli di frequentare l’Istituto gestito dai padri arrivati da Torino. L’incontro più importante di Scavone è quello con don Sergio, tenente cappellano, tormentato reduce dalla campagna di Russia, animatore delle attività della parrocchia e insegnante di varie materie all’istituto. Durante il racconto, parecchio si mischia alla vita del ragazzo: gli amici, il paese, la chiesa, i primi turbamenti amorosi, l’irrompere della politica nella vita quotidiana, tutto questo agita profondamente la sua vita, nel bene o nel male.
Un’altra figura molto importante del libro viene rappresentata dallo zio Peppe. Costui ha l’arduo compito di sostituire il padre di Scavone, ha un autocarro e commercia in vini, talvolta porta con sé il ragazzo che molto spesso interroga sul reale rapporto tra sua mamma e il cognato. Uomo duro, lo zio Peppe, si occupa di continuo del futuro del ragazzo.
La prima idea fu quella del barbiere, e mi mandò al salone a far le saponate, poi il sarto, ad infilar le aguglie e levar l’imbastiture, scarparo pittore mastro d’ascia, tutte arti leggere, ché si vedeva che non avevo la possanza per taglialegna e carbonaio, manco l’intelligenza del vinaio. Alla fine il maestro lo convinse per la scuola e lui disse di sì con l’idea del Dazio (con la speranza di passarla, poi, col Dazio, liscia). Così m’aveva mandato all’Istituto.
Continue sono le scorribande che si susseguono nella lettura del racconto in cui il giovane Scavone partecipa in prima persona o di cui ne è soltanto testimone oculare.
Il romanzo continua con altri spaccati di vita che poi porteranno il nostro personaggio alla vita da adulto.
La ferita dell’Aprile è un romanzo riflessivo e a tratti surreale. Il lettore si imbatte molto spesso in alcune situazioni surreali che si vengono a creare.
Era pieno di chiacchiere tabacchiere, sano sano. Russia e Russia. L’avanzata i cannoni I guastatori lanciafiamme; la ritirata la steppa il freddo la fame.
«… Cadevano in ginocchio e lì restavano, statue di ghiaccio, monumenti di morte.»
Quando ci si imbatte in don Sergio, si fanno sempre certi riferimenti crudi alla guerra, alle situazioni apocalittiche che gli occhi di questo tenente cappellano hanno visto.
Erano tutti innamorati di Merì: Merì Merì e Merì. Ma lei assai li pensava, Merì Campisi era vispetta, agiva diversa, mammaia, na cavallina in caldo, aria netta non c’è paura di troni, per me non ci muore nella mafia, ma oggi c’era e domani non c’era, perché era cittadini americana.
Poi ci sono le donne del paese, la maggior parte rispecchiano il periodo storico in cui il romanzo viene raccontato e altre come MERÌ CAMPISI che vengono additate per i lori modo di fare “diversi”.
Approfondimento
Ci troviamo nel secondo dopo guerra, il mondo si sta ancora riprendendo dal trambusto che questa ha creato e noi, in La ferita dell’Aprile ci troviamo in uno spaccato di mondo in cui la situazione è rimasta ferma! La mafia ancora la fa da padrone ma non viene tirata esplicitamente in ballo dall’autore, inoltre ci sono alcuni eventi storici che vanno a mischiarsi ai fatti minuti della vita del paese e ci fanno immergere ancora di più nella drammaticità del periodo: le elezioni del 1947, la strage di Portella della Ginestra, il colera a Palermo, l’eruzione dell’Etna.
A volte, ogni evento deve essere scovato perché non è espresso esplicitamente dall’autore e questa, a mio parere è una ingenuità che viene commessa più volte all’interno del racconto.
Appena finito di leggere il libro mi è rimasta dentro tanta angoscia e disprezzo, angoscia per quei ragazzi che hanno vissuto quel terribile periodo storico, disprezzo perché la guerra non porta mai nulla di buono per qualsiasi motivo essa venga fatta. Di certo non sarà uno di quei libri che consiglierò a un amico. Per il modo in cui è scritto non credo che possa coinvolgere a pieno tutti i lettori. Periodi frammentati e molto spesso da decifrare rendono la lettura difficoltosa. Sicuramente sarà un mio limite ma il mio giudizio non è per nulla positivo.
Giuseppe Chiarenza