Autore: Franco Faggiani
Pubblicato da Fazi - 01/02/2018
Pagine: 250 - Genere: Romanzo di formazione
Formato disponibile: Brossura
Collana: Le strade
Uno scrittore, un ragazzo in affido presso di lui, la rivelazione da parte degli insegnanti della sindrome di Asperger nel giovane, rivelazione che riconduce ad una patologia i comportamenti scostanti e poco riconducibili a certa norma del ragazzo, una sorella che manca da casa, ma presente e positiva, le montagne del Piemonte con pochi abitanti profondamente impressi da un’etica di consapevolezza e rispetto: sono questi gli ingredienti di una bella storia che vede, come protagonista interiore, l’evoluzione positiva di un forte affetto tra padre e un figlio tenuto in affido e preso quando non si era a conoscenza del suo problema di autismo.
La consapevolezza nasce dentro di noi e cresce insieme alla sincerità. Non dobbiamo mentire se vogliamo arrivare a svolgere bene i compiti che ci siamo prefissati o ad affrontare le montagne e le persone.
Questa semplice e profonda riflessione è una delle tante che, in modo colloquiale e dentro una sintassi leggera e colta, semplice ma non scialba, ricorre nei dialoghi tra padre e figlio nel corso della storia. Fin dall’inizio tutto sembra rassicurare il lettore. Da subito ci si rende conto del desiderio di volersi bene e stare insieme, in modo leggero ma profondo. È una semplice storia di vita nella quale un padre accetta le decisioni di una figlia svaporata ma anche determinata e accetta un rapporto con un ragazzo proveniente da un istituto. E tutto avviene senza moralismi, senza ansie eccessive e, apparentemente senza grandi motivazioni etiche. Non c’è dramma, non c’è tragedia, anche se c’è la vita che non ha lesinato la sua parte di dolore. C’è la vedovanza del padre, ci sono le paure del giovane Martino, il suo desiderio di una madre, desiderio che lo accompagnerà tutta la vita e che potrebbe diventare la fonte del suo arricchimento e non del suo sconforto.
L’ unico personaggio femminile che invade il campo è la figlia che, solare e invadente, sceglie di non esserci per scelte lavorative ma è pur sempre presente con l’affetto che non le viene mai a mancare verso i suoi. Altre figure femminili si sporgono dalle quinte a mediare la scelta del trasferimento montano con la civiltà cittadina, ma restano a Latere e scelgono di non condividere quella vita.
Il padre è uno scrittore che si rende conto che per i problemi di relazione del figlio Martino non può restare nel caos della città e decide di recarsi con lui in montagna, in una bella valle del Piemonte, dove la gente vive con il ritmo delle stagioni e si dedica alla propria interiorità senza sbavature ma con il carattere sobrio e accorto dei montanari che non danno mai giudizi ma valutano le necessità e i bisogni e a questi vengono incontro con realismo e umanità.
La vicenda racconta di quattro anni di vita, dai quattordici anni di Martino ai suoi diciotto anni e in questi pochi anni si legge tra le righe una visione della vita non come compito gravoso ma semplicemente come una circostanza nella quale dare il meglio per sentirsi bene.
All’inizio, prima del trasferimento, la vita non era stata semplice, il ragazzo.
Aveva avuto dei veri e propri attacchi d’ira, dei rifiuti drastici, arroccandosi spesso su posizioni inamovibili. Senza motivo.
Molto spesso conviviamo con forme di autismo personalizzate, mi viene da dire connaturate al fatto di esserci e, certe reazioni, negli altri, sembrano normali; non sappiamo che possono essere una patologia.
È a questo punto che intervengono gli educatori. Quelli di Martino son guardati con perplessità dal padre, ma non si tira indietro e la storia va avanti con la conferma di questa diagnosi. Ma un Asperger è molto di più di un carattere difficile. Convivendo con lui ci si accorge che la sua ostinazione è desiderio di conoscere, che le sue smanie sono scorciatoie verso la libertà, che la sua apparente cupezza è la nostalgia infinita di affetto e che niente e nessuno lo trattiene dal crescere e dal rapportarsi agli altri con una essenzialità, con una correttezza, con una ricerca autentica, con l’assenza totale di falsità e ipocrisia, molto spesso assolutamente introvabili nella società dei normo-dotati.
E, ultima riflessione, ma non secondaria, è quella che nel romanzo qualcosa spinge a cercare un nuovo criterio per considerare la normalità. Certo non a tutti è data la scelta di un lavoro autonomo, di una situazione montana a contatto con una bellezza che di certo aiuta e facilita i rapporti. Ma credo che il fatto di avere scelto una valle alpina come sfondo alla vita di tutti i giorni, sia la metafora di un desiderio, di uno spazio vitale “pulito” nel quale vivere e ricominciare, sia con il disagio psichico sia con il nostro personale disagio esistenziale.
Ritengo il romanzo di facile lettura, profonda ma leggera. A tratti, tanta voluta leggerezza mi porterebbe a pensare che possa essere lo spunto per una sceneggiatura di buona fattura da parte di un regista che abbini bellissime scenografie montane, con il loro al panorama intenso e pulito e altamente simbolico, al panorama interiore di chi fa scelte a favore di una vita diversa. Darei un ottimo voto a questo romanzo e lo consiglierei in una classe del primo biennio delle superiori, anche e soprattutto in presenza di un ragazzo o di una ragazza con la sindrome di Asperger che, come avviene nel libro, sentirebbe in tutta libertà di potere parlare di sé, in quel cerchio magico che è la classe, quando un bravo insegnante la trasforma in uno spazio nel quale nessuno giudica un altro e si vive la diversità degli altri come un incoraggiamento a vivere la propria.
Ghiro Sveglio
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