
Autore: Stephen Gregory
Pubblicato da Wojtek - Luglio 2020
Pagine: 250 - Genere: Romanzo di formazione
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788831476027
ASIN: B08CBCVKQX

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David Kewish, un goffo diciottenne di Caernarfon, nel nord del Galles, ha vissuto un’infanzia difficile ma vede il futuro pieno di possibilità. Il giorno del suo compleanno salva un gabbiano intrappolato in una lattina, dando inizio a un rapporto ambiguo e conflittuale con l’uccello. Intanto, una serie di incidenti legati ai gabbiani semina paura tra gli abitanti della città. Il loro stridio inquietante sembra mettere in crisi l’ordine del mondo, senza spiegazioni né soluzioni. Pubblicato nel 2018 da PS Publishing, Plague of Gulls è un romanzo permeato da un senso di mistero e minaccia.

Forse Kenny ha ragione quando dice che si è legato a me. Ai suoi occhi di pulcino appena nato, io sono una grande ombra di cui si può fidare, è stato così fin dal nostro primo incontro quando l’ho tranquillizzato coprendolo con il soffice lenzuolo, ci ho infilato sotto la mano per accarezzargli un po’ il ventre e gli ho liberato il becco dalla linguetta che lo avrebbe ucciso. Qualcosa in più di una semplice ombra. Un essere vivente che gli ha salvato la vita.
La piaga dei abbiani è un’opera di narrativa dal sapore nostalgico e indefinito, una costante divagazione, un romanzo che per taluni aspetti può ricordarci un horror, ma che di questo ha ben poco, è piuttosto un non genere, se vogliamo una scrittura di formazione, appuntita e incisiva.
Il protagonista David si ritrova con un dito mozzato all’alba del proprio diciottesimo compleanno e anziché festeggiare in una spiaggia in riva il mare canticchiando e suonando la sua nuova e sudata chitarra con gli amici, trova compagnia nel cucciolo di un gabbiano capitato in casa all’improvviso con il becco martoriato da una linguetta in metallo di quelle delle lattine di Coca-Cola. Una figura in qualche modo inquietante, ma profondamente legata al cambiamento emotivo del ragazzo.
Il gabbiano più grande che io abbia mai visto sulla mia finestra. Vorrebbe entrare, ma le enormi ali glielo impediscono. Prova a spingere il petto all’interno, allunga la testa e riempie il riquadro del telaio con gli occhi di ghiaccio e l’imponente becco giallo. Un uccello così grosso che sbatte e picchia e si dimena in una finestra così piccola, come se volesse costringere il proprio corpo a entrare nella stanza…
La piaga dei gabbiani non è solo una piaga condivisa e vissuta dal popolo abitante la cittadina di David, ma è anche quella piaga che percepiscono i giovani adolescenti nell’affrontare un cruciale e liminare momento di passaggio verso la vita adulta.
Avverto di nuovo uno strano impeto di affetto, questa volta per l’uccello. Un sentimento indesiderato, perché so quello che ho in mente di fare. È una creatura appena nata, che mi riconosce, che sa chi sono e vuole me. Mordicchia i lacci delle mie scarpe.
David non si riconosce nell’uomo che è diventato, ancora si sente un ragazzo, lontano dal mondo del lavoro, dalle fatiche e dalle responsabilità, sarà il gabbiano a illuminare il suo cammino risvegliando le sue assopite capacità di distinzione.
David imparerà a prendersi cura di sé stesso e dell’odiato patrigno Kevin e il momento in cui vestirà letteralmente i panni del defunto padre, ripescandoli dall’armadio immacolato, sancirà il superamento dei timori ancestrali.
Approfondimento
Strana eredità. Posseggo un buco profondo trenta metri, e tutta l’aria e l’acqua al suo interno. Posseggo tutte le cose rotte e inutili che vi sono state gettate. E centinaia di gabbiani, che accorrono alla cava per raccogliere gli avanzi e svegliarmi al mattino per fare colazione. L’uccello mi segue. È il mio gabbiano, è venuto da me e mi ha tolto il bendaggio dal dito ferito: il mio gabbiano, che ha fatto il suo nido nella custodia della mia chitarra. Mentre ci dirigiamo all’obitorio, i turisti si voltano verso di me e guardano amorevolmente il mio amico. Controllo il cielo, nel caso in cui i genitori dovessero tornare. Ma è un cielo vuoto. Anche gli altri gabbiani, quelli comuni, sono andati ad appollaiarsi da qualche altra parte. La città è fredda e buia. C’è uno strano silenzio.
Una scrittura, quella di Stephen Gregory, enigmatica e potente, melodrammatica e cinematografica, che guida alla scoperta leggendaria dei volatili gallesi offuscati dall’orrifico, ma ben conosciuti nell’immaginario collettivo.
Capoversi si stagliano nella lettura adombrando una struttura che di lineare ha solo accenni ed è invece brutalmente semplice ed efficace nella sua interezza prossemica, una narrazione esaltante, grottesca e intrigante dopotutto un autore riconoscibile ed eccentrico.
Nausicaa Baldasso