
Autore: Marcello Simoni
Pubblicato da Einaudi - Febbraio 2019
Pagine: 368 - Genere: Giallo storico
Formato disponibile: Brossura, eBook

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Anno del Signore 1625. A Roma governa Urbano VIII, Milano è sotto il dominio spagnolo. Girolamo Svampa, sempre più deciso a chiudere i conti con il suo nemico mortale, Gabriele da Saluzzo, viene coinvolto nell'indagine più pericolosa della sua vita. Il rapimento di una benedettina, figlia del fedele bravo Cagnolo Alfieri, lo porta nella città ambrosiana, dove si imbatte in due enigmi. Il primo riguarda il cadavere pietrificato di una religiosa. Il secondo una monaca murata in una cripta per aver commesso crimini innominabili: suor Virginia de Leyva, la celebre Monaca di Monza. Quest'ultima sembra informata su particolari che potrebbero svelare il mistero della pietrificazione, e inizia a esercitare sull'inquisitore un pericoloso ascendente. Vittima dopo vittima, incalzato dal cardinale Federigo Borromeo – e aiutato da Cagnolo, dall'enciclopedico padre Capiferro, ma soprattutto dalla bella e audace Margherita Basile – lo Svampa scoprirà che il segreto della trasmutazione in pietra risale alle avventure occorse a un pellegrino in Egitto. E ritroverà sulla sua strada un rivale abilissimo che potrebbe risultare impossibile da sconfiggere.

La prigione della monaca senza volto è il nuovo capitolo della serie di Marcello Simoni che verte sul personaggio di Girolamo Svampa.
La capacità di descrivere è una qualità rarissima, spesso soppiantata dalla pretesa di riportare agli altri non quel che abbiamo visto, bensì quel che crediamo di aver visto o, ancor peggio, quel che vorremmo aver visto.
Egitto, Deserto a sud-est dell’oasi di Siwa, 22 gennaio 1616. Kitab e Butrus. La fortuna o forse la malasorte, uno strano luogo, una cassa oblunga realizzata in legno e inserita in una nicchia scavata nella roccia, una maledizione, una maledizione di pietra.
Roma, via Giulia, anno del Signore 1625, 23 Novembre. Fra’ Girolamo Svampa che ha ancora i conti aperti con Gabriele Salluzzo, suo nemico mortale, viene coinvolto nell’indagine su una suora benedettina, suor Matilda, figlia del suo bravo Cagnolo Alfieri, il quale non credendo alle supposizioni di una fuga volontaria per amore attraverso una rocambolesca arrampicata nella ceppa del camino, il più grande, oltretutto, dei disonori, rischia la forca per essersi illuso di poter raddrizzare, facendosi giustizia da solo, il torto subito. Per salvarlo da morte certa e per il legame che li unisce Girolamo cerca di ritardarne e evitarne la condanna capitale e cerca di far luce su una sparizione che è tutt’altro che chiara.
Giunto nella città ambrosiana l’inquisitore si rende contro sin dal principio di trovarsi di fronte ad un muro di silenzio e di menzogna. Prima a mentire è niente meno che Suor Teresa, colei che all’interno della dimensione della clausura è chiamata a rivestire i ruoli più autorevoli di controllo e di umanità. Per riuscire a far luce sui fatti lo Svampa non può fare a meno che chiedere aiuto a Margherita, la femme fatale dai lunghi capelli rossi che non esita un attimo dal tentarlo al peccato. E sarà proprio grazie al suo aiuto che l’inquirente verrà alla luce non di uno bensì di due misteri: un primo avente ad oggetto una monaca deceduta e rinvenuta in uno stato di pietrificazione, un secondo avente ad oggetto una monaca murata viva in una cripta per aver ceduto alla carne. Chi è questa seconda religiosa? Non è niente meno che suor Virginia Leyva, figlia di don Martino de Leyva y de la Cueva-Cabrera, conte di Monza e amico del re di Spagna, ovvero la celebre Monaca di Monza. Un doppio enigma a cui si aggiunge un misterioso pedinatore, due uomini maledetti in un deserto non poi così lontano, uomini alla ricerca di giustizia, un ampio spazio-temporale e geofisico.
Tutta la mistica atmosfera dei monasteri secenteschi colora di tinte calde e scure La prigione della monaca senza volto. Un’ambientazione che Marcello Simoni sa ricostruire con grande competenza e credibilità e, in fondo, con una lieve pietosa emozione per tante donne costrette a chiudere la loro giovinezza e la loro aspettativa di una vita sentimentale fra le mura di un convento. Una pietà che non ha potuto non richiamare in vita la più struggente di queste figure di sofferta costrizione, quella di Virginia de Leyva, la manzoniana monaca di Monza. Ritrovarla fra le pagine di La prigione della monaca senza volto, fra le mura del Convento di Santa Valeria di Milano, 19 anni dopo il processo che la condannò ad essere murata viva, è particolarmente toccante per chiunque abbia con lei sofferto sulle pagine de I Promessi Sposi.
La pena inflitta alla contessa di Monza era un incubo peggiore della morte. Un incubo eterno, capace di logorare una persona, di strapparle i ricordi e la dignità, condannandola a una vita di tenebra mentre il mondo continuava a prosperare. E Marcello Simoni riesce a dare a questo personaggio quella riabilitazione che la storia le ha negato. Dalla cella della sua condanna, Suor Virginia muove impercettibilmente tutte le pedine dell’oscuro mistero e collega fili che sembrano del tutto indipendenti l’uno dall’altro.
Ricco di fascino austero, lo Svampa rappresenta un astro di devozione per molte persone, come se la sua essenza sprigionasse un’attrazione fatale, legandole a lui in un misto insondabile di affetto, fedeltà e ammirazione. Come Margherita, anche il bravo Cagnolo unisce il suo destino a quello del padrone, senza che la sua lealtà venga mai meno neppure nel momento in cui si tratta di sacrificarsi per lui. E così il collega dell’Inquisizione, Capiferro: diverso per carattere e formazione, ha per lui lo stesso istinto di difesa e fedeltà. Lascia addirittura Roma per poterlo affiancare in quella che sa essere la sua impresa più disperata e segreta, la ricerca del nemico di una vita, colui che Svampa insegue da sempre, colui che gli ha ucciso il padre, marchiandolo nel cuore col dolore della perdita ingiusta e nel fisico con il ferro rovente che gli aveva stretto al collo: Gabriele da Saluzzo. Una vendetta covata per anni come quella nutrita altrettanto a lungo nel segreto del convento dalla monaca di Monza. Un torto che ha segnato le loro vite, accomunandole.
Quella monaca si affianca così a Margherita Basile, a Cagnolo ed a Capiferro, costituendo quell’universo di relazioni umane scelte che rappresentano per lo Svampa il più forte legame con la realtà:
Il genere umano, ai suoi occhi, è un crogiolo di accidenti necessari. Ma tra questi accidenti ve ne sono alcuni che per lui significano moltissimo. Sono, in effetti, necessari, poiché il rapportarsi a loro lo aiuta a definire sé stesso e il proprio ruolo nel mondo.
Fra questi si profila anche l’inquietante figura avvolta in mantello nero e cappuccio a forma di corvo (utilizzato durante le epidemie di peste o di colera dai “medici che dietro la maschera dal lungo becco celavano filtri e profumi per evitare di respirare il fiato degli ammorbati”), un essere sfuggente e impenetrabile, emblema di una visione magico-surreale della natura e degli eventi: la superstizione con le sue ferree e inderogabili leggi sovrannaturali che in questo romanzo l’autore contrappone alla visione razionale, logica, comprensibile delle cose. È il grande conflitto che ha attanagliato l’uomo per secoli (e che tuttora persiste): mistero sovrumano e spiegazione razionale. Ed è questa che Svampa persegue. Tutto ciò che non può essere spiegato razionalmente è un muro che gli si erge davanti e minaccia di crollargli addosso. E Svampa, “diviso tra un abbacinante stupore e lo sforzo di mantenersi ancorato alla ragione”, vuole a ogni costo abbattere quel muro di illogicità.
Tutto accadeva per un motivo, si disse. Tutto, nell’universo sensibile, era alla mercé dell’intelletto. Altrimenti il mondo non sarebbe stato creato per l’essere umano.
Dal vicolo cieco di una conoscenza astratta e insondabile, l’autore trae l’inno alla luce della spiegazione scientifica che si avvale del più rigoroso metodo sperimentale. Una soluzione che apre la strada al progresso materiale e culturale dell’uomo.
Approfondimento:
Con una penna rapida, fluente, precisa e erudita, Marcello Simoni torna in libreria con un nuovo capitolo delle avventure dedicate a fra’ Girolamo Svampa e dona al lettore un testo di grande piacevolezza che conquista sin dalle prime battute. La prigione della monaca senza volto è un’opera è caratterizzata da un intreccio narrativo solido, lineare, logico, con personaggi ben strutturati, ma è anche ricco di ponderati colpi di scena che incuriosiscono il conoscitore tanto da indurlo a divorare il componimento.
Marcello Simoni conferma la forza del suo personaggio attraverso un elaborato stratificato e nuovamente di gran fascino e originalità. Una lettura godibilissima.