Autore: Lorenzo Marone
Pubblicato da Einaudi - Maggio 2022
Pagine: 352 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Stile libero big
ISBN: 9788806253806
ASIN: B09Y963C3N
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
📗 Trovalo usato
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Un romanzo di storie in un luogo alla fine del mondo, un affresco intenso e verace.
Storie di bambini, alcuni cresciuti troppo in fretta, altri incapaci di stare sulle proprie gambe.
Storie di adulti che hanno “in comune un falso destino”, alcuni posseduti da quell’ostinazione ringhiosa che solo il contatto con una realtà scabra porta in dono, altri delusi a morte da quella stessa realtà, incapaci di insorgere contro di essa.
Un romanzo di relazioni sul filo dell’incomprensione: tra detenute e detenute, tra uomini e donne, tra guardie e detenute.
Protagonista il peso di ricominciare, ogni giorno daccapo.
Qui non parliamo di celle, preferiamo chiamarle «appartamenti».
Le madri non dormono mai è una storia di bambini. E di adulti. E di solitudini, strette all’interno di spazi angusti che, anziché fare sentire al sicuro, opprimono. Spazi dove alla sera si viene chiusi a chiave, dove non si può far altro che inventarsi un presente per non rimanere succubi del proprio passato.
Un passato ingombrante che lascia una traccia che va ben oltre la reclusione. Che riesce a varcare i pesanti cancelli della detenzione, che chiede di essere narrato.
Per essere compreso.
Una storia di trasformazioni, inoltrandosi nella quale si finisce per perdere di vista il confine labile che separa chi sta dentro le sbarre da chi ne rimane fuori.
C’è tutta l’ingenua commovente schiettezza dell’universo infantile tra queste pagine, la sua innata capacità di dare vita ai sogni, di creare e ricreare sempre e comunque il mondo circostante con una vocazione che ha del fiabesco, per assimilarlo e superarlo.
Se non fosse che a soffocare questa facoltà del cuore bambino si materializzano le difficoltà del mondo adulto, in agguato anche nella mente dei personaggi che bambini più non sono.
In questo le guardie, da elementi impersonali di contorno, guadagnano una tridimensionalità e un’umanità che oltrepassa il loro ruolo e della quale il romanzo beneficia, fino a diventare ben presto parte integrante di un’unica grande rappresentazione dove vince chi riesce a nascondere meglio il proprio dolore.
Un mondo di angoscia rischiarato attraverso gli occhi di un gruppo disetaneo di bambini, che dovrebbe rimanere fuori dall’universo di senso di una vita che sboccia. Nel quale si apre una raffica di sprazzi di ingenuo stupore, come lampi nel buio.
Se non proprio felicità, qualcosa che ci si avvicina.
Approfondimento
Le madri non dormono mai è un romanzo che ci lascia entrare all’interno della quotidianità di un ICAM (Istituto a Custodia Attenuata per detenute Madri), dove le esistenze di giovani donne e madre si sfiorano tra loro, si contendono un centimetro di spazio e di libertà. Indecise se riconoscersi, sottilmente aggressive, timorose di ferirsi ancora una volta. Accanto a loro i figli, a restituire un minimo di progettualità alle loro giornate.
Fino a che questi non avranno compiuto dieci anni, età nella quale è previsto il distacco dalle madri, come se il cordone ombelicale dei sentimenti potesse considerarsi alla stregua di un dispositivo temporizzato, come qualcosa d’irrimediabilmente avviato a senescenza programmata.
Numerosi i temi forti che attraversano e nobilitano la scrittura di Lorenzo Marone, e che si avvantaggiano della limpidezza di forma e d’intenti che traspare dalla prosa, a giudizio di chi scrive il punto di forza indiscusso dell’intero impianto narrativo.
Nucleo propulsore delle micronarrazioni disseminate lungo il romanzo sono i temi riconducibili alla sfera sociale, con le periferie nel ruolo di incubatori di aggressività, laboratori per criminalità piccola e grande.
Ampio risalto viene riconosciuto al tema del rapporto uomo – donna: gli spaccati di vita vissuta nei quali si fa spazio la piaga degradante della violenza verso le donne sembrano suggerire per le colpe presenti delle detenute radici molto profonde, sovente dove non ci si aspetterebbe.
Vi sono poi il tema del perdono e quello, gemello, della colpa: vengono evocati attraverso una sentenziosità dolente che trabocca l’amarezza di una vita addentata ma mai masticata, il rimpianto per ciò che sarebbe potuto essere e non è stato.
La coralità che anima questo romanzo polifonico, molto più che un semplice espediente per provare a tenere insieme mille fili narrativi, si fa carico di restituire l’ineludibile discordanza delle pulsioni che si agitano dentro ognuno di noi, di portarle sulla pagina con occhio attento e non giudicante: è dalla loro impossibilità di ricomposizione che queste istanze recuperano valore e dignità, contribuendo ad ampliare la trattazione e a coinvolgere il lettore.
L’ampio ricorso allo strumento del feedback denota una pregevole abilità di saturazione e sintesi degli antefatti che trascolora nel presente, in una eterna rincorsa alla felicità.
Con tutta la paura di non meritarsela, tutta la rabbia di andarsela a prendere.
Soltanto quando si fu messo alle spalle l’ultima recinzione, Diego s’avvertí per la prima volta prigioniero.