Autore: Davide Van De Sfroos
Pubblicato da La nave di Teseo - Giugno 2018
Pagine: 96 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Le onde
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Alla Pensione Magnolia ritorna un amico che in tanti non vedevano da anni. Un amico che porta con sé una valigia che non può essere disfatta. Forse perché svuotarla vorrebbe dire spalancare la strada a un passato quasi dimenticato, riattraversando il Tempo in una direzione contraria al suo corso. Ma cosa succederebbe se la misteriosa valigia dovesse accidentalmente cadere e aprirsi, riversando a terra tutto il suo contenuto?
Quando parti, la tua valigia è piena di cose, ma tu ne contieni molte di più. Quando parti, il mondo vede passare il treno, ma il treno vede passare il mondo.
Non è facile parlare di questo lungo racconto. O di questa concatenazione di piccole e perfette narrazioni. Non è facile perché sentiamo quasi d’infrangere quella sorta d’incantesimo che le parole dell’autore sono state capaci di creare. Ci sembra d’intaccare la melodia lenta e pacata che pervade ogni pagina del libro. C’è infatti una musicalità sinuosa che ci guida alla scoperta del piccolo borgo raccontato da Davide Van De Sfroos, che sembra abbia voluto riversare un po’ del suo essere cantautore anche nelle pagine del suo libro.
Immaginate un uomo bizzarro di cui sapete soltanto che ha appena trascorso un periodo di cura in un manicomio oltralpe. Un uomo che sta finalmente tornando a casa, dai suoi amici, con una sola valigia. E immaginate questi amici che, dopo una lunga assenza, vedono tornare chi forse pensavano di non poter vedere più. Immaginate la gioia, l’incredulità e la commozione. Ma pensate anche al senso d’inquietudine da cui sono pervasi vedendolo abbandonare “quell’unico, ridicolo bagaglio” che, per sua stessa ammissione, non è possibile disfare. Forse non è ancora guarito? Davanti ai loro occhi c’è ancora un pazzo? Perché mai altrimenti una valigia non potrebbe essere svuotata?
Sarebbe tanta la voglia di aprire quello strano bagaglio per scoprirne il contenuto, ma nessuno dei presenti avrebbe il coraggio di profanare quell’oggetto. È però il caso a metterci lo zampino: inaspettatamente la valigia cade, iniziando a sputare il suo contenuto sul pavimento. Non sono semplici oggetti quelli che appaiono. Sono pezzi di vita: storie, ricordi, sentimenti. Sono frammenti di un passato che la troppa polvere degli anni aveva offuscato. Sono schegge impazzite. Fili avvolti e intrecciati. Una stella da sceriffo, un diario con Bob Marley sulla copertina, un accendino a forma di rivoltella, un’armonica a bocca… solo semplici oggetti per chi non ha condiviso con essi una spicchio di vita. Per chi invece li ha avuti come compagni di viaggio, sono diventati una parte del proprio Io. Una parte che necessita di essere riscoperta, per permettere a ciascuno di ritornare ad essere quello che era stato.
Con l’apertura di “quella pazzesca valigia” s’innesca così un processo misterioso e meraviglioso capace di restituire oggetti e memorie, riparando i ricordi e lasciando “uscire fulmini appartenuti a temporali di tanti ieri prima.”
Approfondimento
A scuola nascevano spesso interminabili discussioni aventi come argomento la lunghezza dei temi. Soprattutto da bambini non era facile capire il motivo per cui il compagno che aveva scritto meno di noi avesse poi ottenuto un voto più alto. Chissà quante maestre avranno dovuto ripetere che l’importante non è la quantità ma la qualità di ciò che si scrive.
Per qualche strana ragione mentre leggevo il libro di Van De Sfroos sono state proprio quelle controversie a tornarmi in mente. Ragione strana, ma forse non del tutto inspiegabile. Le parole sognate dai pesci è infatti una raccolta di brevissimi racconti capace di stupirci per la bellezza e la delicatezza condensate dall’autore in uno spazio così ridotto. Non una parola è mai fuori posto. Come in un pentagramma in cui ogni nota contribuisce a creare un’impeccabile melodia, così all’interno della storia ogni immagine concorre a costruire l’armonia dell’insieme.
In un mondo in cui tutto corre e in cui il nuovo è già vecchio, Davide Van De Sfroos ci invita a fermarci per recuperare ciò che la fretta potrebbe farci dimenticare sulla via. Perché ricordare equivale a rivivere la nostra vita, completando il presente con il passato. Ricordare ci aiuta a trasformarci senza però dimenticare ciò che siamo stati e abbiamo fatto. Coloro che abbiamo visto e amato. Senza i ricordi saremmo solo delle anime sfilacciate. Anime in balia degli eventi, senza un porto sicuro in cui trovare riparo.
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