Autore: Pavel Aleksandrovic Florenskij
Pubblicato da Marsilio - Maggio 2018
Pagine: 120 - Genere: Saggi
Formato disponibile: Copertina Rigida, eBook
Collana: Biblioteca
ISBN: 9788831749886
ASIN: B07CJKJGVT
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Saggio di teodicea ortodossa in dodici lettere (1914), oltre alla versione antesignana di sparsi scritti florenskijani sulla rivista «Conoscenza religiosa». Ora che un'ampia messe di testi di Florenskij è nota al pubblico italiano, questa edizione dà l'occasione di immedesimarsi attraverso la parola di Florenskij e il commento empatico di Zolla nel mistero di un dipingere che si fa strumento di conoscenza soprannaturale, giacché l'icona – scrive Florenskij – è l'affiorare alla mente di un archetipo celeste. Le fasi del dipingere equivalgono a una cosmogonia: dalla campitura di biacca sulla tavola all'abbozzo, alla stesura del colore di base, alla modellatura dell'immagine, alla luce sul volto con le ripassate dell'oro in polvere. Gli stili della pittura di icone in Russia e nelle altre terre di fede ortodossa hanno conosciuto un'ovvia evoluzione attraverso i secoli mantenendo però intatta la fedeltà al canone la cui formulazione esemplare è nel sillogismo: «Esiste la Trinità di Rublëv, perciò Dio è».
“A ciascuno Dio ha concesso una certa misura di fede, cioè "una convinzione di cose invisibili". Il pensiero può essere sano soltanto entro i limiti di questa fede, fuori dei quali diventa deforme.”
Esistono due mondi e questo nostro mondo si cruccia nelle contraddizioni se non vive delle energie dell’altro mondo.
Scritto nel 1922 e diffuso in Italia nel 1977 a cura di Elémire Zolla, Le porte regali. Saggio sull’icona di Pavel Florenskij è un trattato sull’arte e la liturgia dell’icona. L’autore, con lucide riflessioni filosofiche, ci introduce a una interpretazione delle icone, le quali rimarrebbero del tutto incomprensibili, se venissero analizzate attraverso gli strumenti consueti della critica d’arte. Accompagnati da Florenskij, possiamo varcare le porte regali dell’iconostasi e conoscere il mondo immaginale attraverso una delle forme d’arte sacra più importanti del mondo orientale.
Saggio tra i più importanti del panorama artistico e religioso, si presenta, fin dall’inizio con una struttura testuale molto complessa, propria di un trattato di saggistica. Attraverso una sintassi ipotattica e un linguaggio settoriale che utilizza classicismi e terminologia tecnica propria della critica d’arte e della filosofia, l’autore ci racconta il mondo delle icone. Questa forma d’arte, la più importante del mondo orientale, presuppone una metafisica dell’immagine e della luce, la conoscenza di una simbologia e di un’iconografia del tutto particolari, che solo dopo un’attenta interpretazione anche a livello semiotico, può essere compresa.
Approfondimento
La trattazione di Florenskij è molto interessante perché va oltre la prospettiva di analizzare i fondamenti teologici dell’arte dell’icona orientale; infatti, nel saggio si impone una comparazione tra forme di civiltà, che si imposta sulle differenze tra lo spirituale nell’arte orientale e occidentale e su modelli culturali e religiosi opposti.
Questa visione duale si riscontra anche nella lettura dell’opera d’arte: da una parte, l’opera stessa e quindi il suo soggetto, che rivela, che permette di intuire il Divino; dall’altra, l’artista-poeta, che dispone la sua materia secondo la sua prospettiva. L’opera, che è funzionale al culto, presuppone una creazione che, invece di essere libera, è incatenata alla rappresentazione del reale illusorio. L’icona vive sulla soglia, trova il proprio luogo appunto sull’Iconostasi che distingue lo spazio dei fedeli dal sacro inaccessibile. Nel mostrare la abissale differenza tra i due, l’icona è segno a un tempo dell’Invisibile stesso. Custode del mistero nel momento in cui lo esprime. Il mondo della sua immagine è puramente metafisico; l’immagine dell’icona è mundus imaginalis in sé, non in relazione a quello dell’esperienza sensibile.
Il volto e gli aspetti spirituali delle cose sono visibili a coloro che hanno manifestato in sé stessi il loro volto primigenio, l’immagine di Dio, ovvero, in greco, l’idea: l’idea stessa, illuminandosi, vede l’idea dell’Essere, sé stessa e, attraverso a sé stessa che rivela il mondo, questo nostro mondo come idea del mondo superiore.
È questo un destino dell’immagine e dell’immaginare da cui l’Occidente sembra separarsi per sempre con la grande svolta segnata da San Francesco, Cimabue, Giotto, Dante: qui la luce dell’Icona si incarna nell’iconografia di immagini sofferenti, nel dramma storico delle figure, fino ad esserne inghiottita. Tuttavia, le forme fondamentali in cui una civiltà si esprime, difficilmente muoiono, scompaiono, piuttosto, e altrettanto imprevedibilmente possono in altri modi risorgere. Ciò fa di Le porte regali un testo imprescindibile anche per la filosofia dell’arte contemporanea.
La mia più intima persuasione è questa: nulla si perde completamente, nulla svanisce, ma si si custodisce in qualche tempo e in qualche luogo. Ciò che è immagine del bene e ha valore rimane, anche se noi cessiamo di percepirlo.
Elena Villa