Autore: John Niven
Pubblicato da Einaudi - Agosto 2016
Pagine: 346 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Stile libero big
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Dopo la morte del marito, avvenuta in circostanze alquanto scabrose, Susan, rimasta vedova e con un enorme debito finanziario, decide, insieme a Julie, sua compagna di sempre, e Jill e Ethel di fare una rapina a mano armata. Riuscirà questo quartetto di scampanate signore a portare a termine il colpo e, forse, a crearsi una nuova vita?
Il nuovo romanzo di John Niven, Le solite sospette, sin dal titolo sembra presentarsi come una lettura distensiva, ironica e accattivante, impressioni che si confermano in fretta. La storia ruota attorno alle figure di Susan, Jill, Julie ed Ethel, anziane signore che si improvvisano ladre.
Il romanzo è fortemente incentrato sulle scene d’azione, gli inseguimenti, le peripezie e il tutto viene contornato da una vena di stile poliziesco, sublimato dall’atmosfera di comicità e leggerezza che pervade il racconto. Molto troviamo della classica dinamica da “guardie e ladri” che vede contrapposti, da un lato l’ispettore Boscombe, e dall’altro la nostra combriccola di signore.
L’ispettore è un personaggio interessante: rappresenta l’uomo voracemente iracondo nei confronti della vita, lurido, che riversa le sue frustrazioni e il suo atteggiamento aggressivo nel cibo. Cibo grasso, unto che divora incessantemente. È contornato sempre da un’atmosfera di sporco, di animalesco che lo rendono una controparte più peculiare rispetto al classico ispettore banalmente incapace e/o sciocco.
Le protagoniste, invece, presentano una qualità di caratterizzazione non omogenea. Da un lato troviamo un personaggio come Ethel, la più anziana del gruppo, che, dietro l’apparenza di una vecchietta di 90 anni, sovrappeso e in carrozzina, nasconde una donna esuberante, esplicita, disinibita nel linguaggio e nel comportamento che sdogana quell’ideale femminile di castità e purezza che solitamente si affibbia alla donna, soprattutto con l’avanzare dell’età. Se aggiungiamo la sua irriverenza e lo scoppiettante passato nel mondo dello spettacolo, Ethel si rivela uno dei personaggi più divertenti e ben pensati del romanzo.
Ma, se da un lato abbiamo un personaggio così accattivante, dall’altro vi è Jill. Molto timida, a modo, puritana e la salute del nipote come unica preoccupazione, Jill è uno dei personaggi che ha meno evoluzione all’interno del racconto. Dall’inizio alla fine della narrazione le sue convinzioni, idee e capacità rimangono per lo più immutate e non c’è un vero momento di cambiamento in cui possa far emergere lati di sé, magari celati negli anni. Anche la sua funzione all’interno delle vicende è molto blanda e sembra quasi avere solo il ruolo di “rimpolpare” il numero del gruppetto e, attraverso la vicenda del nipote malato e bisognoso di costose cure, dare sia uno stimolo emotivo al lettore e sia una motivazione in più che giustifichi la decisione del gruppo di diventare ladre.
A queste, si aggiungono Susan e Julie amiche fin dall’infanzia, l’una che tenta di tenere le redini della famiglia dopo la morte del marito e l’altra in cerca di riscatto sociale per emergere dalla situazione lavorativa mediocre in cui si trova. Queste ultime, in quanto personaggi più rilevanti, presentano una buona caratterizzazione, che però non è così approfondita come dovrebbe.
Per quanto riguarda le tematiche trattate, Le solite sospette vuole essere fondamentalmente un puro divertissement, un prodotto narrativo distensivo e d’evasione che non ha la pretesa di dare una morale esatta. Ma se lo si vuole trovare, un tema che sicuramente emerge è quella della riscoperta di sé, del viaggio di formazione applicata però, invece che a protagonisti giovani, a soggetti più anziani, per i quali spesso la possibilità di ricominciare e di apprendere nuovi lati di sé, è molto più limitata. A ciò si aggiunge il fattore girl power, in quanto le protagoniste sono figure femminili che prendono potere, che si districano e riescono ad avere la meglio in un mondo dominato dagli uomini.
Queste, però, sono solo tematiche in potenza del romanzo. Sono sviluppate molto poco e vanno a costituire una flebile voce di sottofondo alla narrazione, senza un’attenzione particolare a renderle più pregnanti. Un’attenzione particolare a cercare di sottolineare, per esempio, la capacità delle protagoniste di scoprire i loro talenti nascosti, di creare nuove abilità, di far emergere lati nuovi della propria personalità avrebbero potuto far fare un salto di qualità letterario all’opera.
Approfondimento
Nonostante le critiche mosse in precedenza, Le solite sospette riesce comunque a adempiere pienamente agli intenti proposti: quello di offrire un intrattenimento leggero, divertente e di elevata fruibilità. Non è un’opera che segna l’animo del lettore o che porta a profonde riflessioni, ma è un buon prodotto narrativo ironico, che riesce a distendere la mente e a coinvolgere pienamente il lettore.
Lo stile di John Niven è leggero, scorrevole e pur inserendo nella narrazione avvenimenti grotteschi, che portano la situazione al limite del tragicomico, riesce a smorzare la tensione emotiva sia con l’uso di una buona dose di black humor, sia col subentrare di situazioni umoristiche, da comic relief. Questo, insieme alla struttura narrativa lineare e scorrevole, lo rendono un’opera adatta a un grande pubblico.
Gabriella Esposito