Autore: Federica Sgaggio
Pubblicato da Marsilio - Settembre 2020
Pagine: 336 - Genere: Autobiografico
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Romanzi e racconti
ISBN: 9788829705764
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“L’eredità dei vivi” è la storia di Rosa, una donna dal profondo coraggio, emigrata dal Sud al Nord, dove si stabilisce con la sua famiglia. Federica Sgaggio, l’autrice, racconta la vita della madre in questo romanzo autobiografico partendo dalle sue origini, narrando la lotta a favore dei diritti di Francesco, fratello e figlio disabile, e concludendo il ciclo della vita con il dono di un profondo amore, ma anche d’improvvisa impotenza.
Sei stata l’emigrazione al Nord. Sei stata la meridionale al posto sbagliato. Dall’inizio del ’59 sei diventata la terrona, nuovo rinforzo per un’identità altra. Sei stata una fidanzata sbagliata, sei stata una moglie bellissima e delusa, sei stata la madre ferita di Francesco.
La vera protagonista di L’eredità dei vivi è Rosa, una donna dalla forte personalità e dal profondo coraggio, emigrata dal paesino campano di Solofra fino al Nord, a Verona, dove si stabilisce alla fine degli anni Cinquanta. È la storia della sua vita, raccontata dalla figlia in questo romanzo autobiografico, percorrendo le lotte e la sciagura derivante dalla nascita del fratello minore Francesco, disabile a causa di un errore commesso in ospedale dopo la sua nascita.
Rosa è una madre spesso severa nei confronti della figlia, alla quale insegna che nella vita non bisogna piangere mai, rendendo in più occasioni il loro rapporto conflittuale ma allo stesso tempo tenendolo saldo da un forte legame. Rosa fugge dal marito, affronta con forza la lotta alla disabilità, e non si lascia sopraffare dai cambiamenti sociali e politici avvenuti in Italia nel corso dei decenni. Rosa ha vissuto tre epoche: ha vissuto la guerra, la liberazione, l’emigrazione al Nord, il movimento femminista, la legge sul divorzio e sull’aborto, l’istituzione del SSN e, più di tutti, ha vissuto le lotte contro l’autorità sanitaria e contro l’indifferenza della gente, fino alla fine dei suoi giorni.
Sei stata pochi soldi. Sei stata l’istituzione del SSN, la pubblicazione dei servizi all’handicap. Sei stata il partito e sei stata De André. Sei stata «e adesso basta con la chiesa», e poi «adesso basta anche con dio». Sei stata le battaglie, tu dicevi «le lotte», e le manifestazioni, le riunioni, le lettere scritte e i discorsi prepreparati – «Federi’, liéggi ‘nu poc ccà» -, e i discorsi pronunciati, i foglietti pieni di appunti e gli angoli strappati, i «noi, come genitori di bambini handicappati» scritto con la biro, paroline tonde in corsivo.
L’eredità dei vivi è un romanzo delicato, intenso, ma che sa essere anche duro, laddove la voce narrante di Federica entra in simbiosi con la figura che Rosa ha sempre rappresentato per lei.
Autobiografia, prosa, romanzo: a quali di questi generi appartiene? Ciò che ci troviamo a sfogliare e leggere è una sorta di racconto nel racconto, creato con un’originale tecnica dove si narrano gli eventi in prima, in seconda e in terza persona. Interessante è la presenza, in alcuni punti, di riferimenti in dialetto campano, nonché di aneddoti della vita di Rosa. Così, impariamo a conoscere questa forte donna attraverso gli occhi della figlia, in una sorta di narrazione a doppio binario, strutturato su ricordi dolorosi e personali, raccontati con estrema verità e orgoglio.
Ciò che emerge è l’umanità con la quale vengono esposte le vicende, puntando il faro delle emozioni sul rapporto madre-figlia, ma non solo su questo. In L’eredità dei vivi vengono trattati spaccati di vita sociale e contrasti culturali e politici degli ultimi decenni del secolo scorso. Le differenze tra Nord e Sud si facevano sentire prepotenti e tale diversità, per quanto potesse far male, veniva affrontata da Rosa e raccontata attraverso fatti a tratti divertenti. Questa era la forza di una donna del sud, con una scarsa alfabetizzazione, ma con una praticità del quotidiano tale da renderla una donna estremamente di cultura. Lei era in grado di tener testa a tutto e tutti, perché la vita le aveva donato ma anche tolto tanto.
Sei stata «e a chi vuoi che interessi la fine che fa Francesco?» Poi sei stata il silenzio.
Approfondimento
La forza di una madre. Rosa, per suo figlio Francesco, si scontra e confronta con le autorità sanitarie, con una società che le nega il sostegno, con servizi non adeguati e con persone incapaci di accettare la disabilità, rendendola qualcosa di brutto e da non mostrare agli altri.
Rosa è simile a una valorosa guerriera: a volte ferita ma mai completamente sconfitta dalle avversità della vita. Il figlio reso disabile, la fine del matrimonio, la lotta per l’inclusione sociale: è stato tutto affrontato con estrema dignità, perché Rosa non vuole pietà per suo figlio, ma giustizia. Rosa ha dedicato la sua esistenza a questa lotta – aiutata dalla figlia – scrivendo alle autorità, entrando in contatto con Basaglia, partecipando ad assemblee e portando avanti la sua idea di identità.
L’eredità dei vivi è un omaggio d’amore verso una donna che ha sacrificato ogni cellula del suo corpo per andare avanti con sacrificio, in uno spaccato d’Italia dove, per le donne, non esistevano pari diritti. Non posso non rendere omaggio all’autrice, figlia di una persona eccezionale come è stata Rosa, per averci permesso di leggere dentro il suo cuore. Grazie per aver condiviso la vostra vita, per averci dato importanti insegnamenti. Grazie per averci trasmesso così tanto amore e coraggio.
Sei stata quella che, se in fondo alla salita non c’è l’ottimo, allora non si comincia neanche a camminare. Sei stata la morte. Sei stata la scelta di andartene senza farti vedere da me, e sapevi che stavo arrivando. Sei stata chi mi ha restituito alla mia impotenza. Sei stata mia madre.
Sharon R.