Autore: Gregory David Roberts
Pubblicato da Neri Pozza - Dicembre 2015
Pagine: 1085 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Le tavole d'oro
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Khaderbhai è morto. Il suo posto è stato preso da Sanjay che ha trasformato la famiglia nella Sanjay Company, ma per Lin una grande ombra, grossa come una montagna sta scendendo, e oltre a lui copre anche le sue donne Lisa e Karla e i suoi amici che gli sono sempre rimasti al fianco.
Da quando Khaderbhai è morto e ha consegnato l’organizzazione in mano a Sanjay, le cose sono di molto cambiate. A iniziare dal nome, infatti ora si chiama Sanjay Company, fino ad arrivare ai traffici. Sanjay infatti ha voluto aggiungere anche lo spaccio di droga e la gestione della prostituzione, attività che Khaderbhai non aveva mai voluto prendere in considerazione per rispetto del suo popolo.
Le cose iniziano ad andare male quando una partita di droga inizia a fare troppe vittime tra gli utilizzatori a causa della sua qualità. Lin decide a questo punto di uscire dall’organizzazione, ma per farlo deve fare un ultimo lavoro in Sri Lanka, ma mentre è via qualcuno uccide la sua fidanzata Lisa.
Al ritorno scopre che i colpevoli sono Concannon e Ranjit, il marito di Karla.
Inizia così una caccia spietata ai due assassini e un’avventura tra le montagne dal mentore di Kaderbhai, Idriss, per rimanere vivo.
Le forme della Fonte del tutto, la luminescenza, sono più numerose delle stelle nel firmamento e basta un pensiero buono per farle risplendere. Eppure un unico sbaglio può appiccare il fuoco a una foresta nel cuore, oscurando ogni luce nel cieli. Mentre l’errore continua ad ardere, un amore in frantumi o una fede smarrita ci fanno credere che sia tutto finito, che non ce la facciamo più. Non è vero. Non è mai vero. Non importa quali siano le nostre azioni, non importa dove ci siamo persi, la luminescenza non svanisce mai. Ogni cosa buona che muore dentro di noi può rinascere, se lo desideriamo con intensità. Il cuore non sa rinunciare, perché non sa mentire.
Come per il primo volume della duologia, Shantaram, troviamo un’apertura molto profonda e poetica, che descrive l’animo umano e la sua coscienza con metafore di una finezza inaudita, che catturano da subito il lettore e gli danno un’immagine perfetta di quello che è destinato a trovare nel resto delle pagine.
Guidare la moto è velocità in forma di poesia. Il delicato equilibrio tra elegante agilità e caduta fatale è una verità, e come tutte le verità porta il battito del cuore fino in cielo. I momenti eterni sulla sella sfuggono al flusso balbettante del tempo, dello spazio e dell’intenzione. Scorrendo su quelle ruote, in quel fiumi d’aria, in quel volo di spirito liberato, non esistono attaccamento, paura, gioia, odio, amore e rancore: è l’esperienza più vicina per alcuni uomini violenti – per quest’uomo violento – a uno stato di grazia.
Lo stile poetico di Gregory David Roberts si nota anche nelle descrizioni tecniche. Infatti un semplice viaggio in moto diventa un’esperienza spirituale unica che eleva l’animo umano liberandolo da tutte le limitazioni legate a sentimenti singoli e basilari dandogli una sensazione trascendentale di libertà assoluta.
Uno stile spettacolare che permette al lettore di affrontare descrizioni più materiali in modo profondo ma senza annoiarsi o rallentare la lettura.
Sanjay abbassò gli occhi, occhi freddi in un viso sensibile, mentre valutava le opzioni che aveva davanti. Sapevo che per la sua natura prudente avrebbe preferito evitare uno scontro e negoziare un accordo, anche con avversari rapaci come gli Scorpions. A Sanjay interessava l’accordo, e non come, quando e con chi lo stipulava.
Era coraggioso e spietato, ma d’istinto tendeva sempre a trovare una via d’uscita. Era stato Sanjay a volere il tavolo da consiglio di amministrazione nella sala, e osservando la sua espressione dubbiosa e indecisa capii che la grande scrivania non era un simbolo di presunzione concreta della sua vera natura, pronta a negoziare e a trovare una ccordo.
La poltrona alla destra di Sanjay era sempre vuota in memoria del suo amico d’ifanzia, Salman, morto combattendo nell’ultima guerra contro una banda rivale.
Bellissime le descrizioni riguardanti il mondo indiano, che spiegano dettagliatamente il funzionamento della distribuzione del potere, coinvolgendo così il lettore che riesce a capire la struttura politica e quindi riesce ad ambientarsi meglio in tutti quei processi vissuti da Lin, ma rimanendo sempre con uno stile molto leggero che permette di mantenere una lettura regolare, senza interruzioni e quindi il lettore mantiene l’attenzione sulla storia. Poesia che riesce anche a trasmettere alla perfezione il grande senso di onore, rispetto e lealtà che vige tra i componenti di una stessa banda, che pur essendo criminali sanno dare il cuore e quando lo fanno è per sempre come tra Sanjay e Salman.
Approfondimento
A differenza del primo romanzo, Shantaram, in L’ombra della montagna troviamo meno poesia, relegata solo alle parti descrittive, e molta più azione. La decisione presa da Roberts deriva dal fatto che tutta la parte spirituale e conoscitiva dell’India è stata scritta nel primo volume. In questo Lin è già parte integrante del sistema e la storia si concentra sulle sue battaglie per sopravvivere, per mantenere la promessa fatta a colui che trattava come un padre e alla Company che lo ha accolto come un fratello.
Non per questo il romanzo è meno profondo, anzi acquisisce ancora più profondità e conquista ancora di più l’anima del lettore perché tra le sue righe possiamo trovare il vero significato del concetto amicizia, del concetto fedeltà e del concetto famiglia.
L’ombra della montagna, come il romanzo che lo ha preceduto, insegna tantissimo e nonostante le sue mille e più pagine scivola via nella lettura che si arriva all’ultima senza accorgersene, e si vorrebbe che continuasse per altre mille, perché oramai Lin fa parte di noi e non vogliamo più lasciarlo andare.
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