Autore: Kevin Barry
Pubblicato da Fazi - Ottobre 2020
Pagine: 246 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Le strade
ISBN: 9788893257213
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Nel porto spagnolo di Algeciras, Maurice e Charlie, due irlandesi sulla cinquantina, tengono d’occhio le navi per Tangeri, nella speranza di trovare Dilly, la figlia di uno dei due. Maurice e Charlie si conoscono fin dall’adolescenza: sono due ex trafficanti, cresciuti insieme, hanno condiviso cadute e risalite, sono andati in esilio innumerevoli volte, hanno bevuto come spugne, si sono strafatti di eroina, hanno amato e tradito la stessa donna, Cynthia, per la quale si sono accoltellati. Ormai tagliati fuori dai giri criminali, Maurice e Charlie, si rivelano per ciò che sono diventati: due ex criminali, due balordi che inseguono un fantasma che forse non è mai esistito se non nella loro immaginazione.
Voleva un posto che non conoscesse il significato del suo dolore. Voleva viaggiare nei meandri più lontani di se stessa e vedere cosa avrebbe potuto trovarci.
Nel porto di Algeciras, confusi nel viavai di gente che affolla i moli, si aggirano due figure, che evocano un passato burrascoso e tremendo ma che, a vederli bene, non incutono più alcun timore, anzi il loro incedere, il loro abbigliamento, persino il loro sguardo li inchioda per quello che sono: due ex narcotrafficanti senza più nessuna gloria e nessuna ambizione, Maurice Hearne e Charlie Redmond, attempati irlandesi fuori tempo e fuori luogo, alla ricerca di Dilly, la figlia di Maurice, convertitasi da anni alla filosofia di vita dei punkabbestia, che vaghissimi indizi riconducono proprio al porto di Algeciras.
E così che la ricerca di Dilly diventa per i due ricerca di se stessi, passato e presente si mescolano nelle loro parole a volte lucidissime e spietate, a volte allucinate e surreali; il presente sonnacchioso della ricerca diventa d’improvviso rimpianto di un passato vissuto a mille all’ora, e così Maurice e Charlie ripercorrono i loro trascorsi da malfattori, il traffico di droga, i guadagni illeciti, le notti allucinate ed insonni; raccontano l’Irlanda con le sue scogliere maledette e disabitate, i paesi andalusi pieni di luce e di silenzio, mescolano la vita e morte, i pezzi di un mondo andato in frantumi con un presente che sembra svanire sotto i loro occhi come un’ombra, come la scia bianca si una nave al largo. E su tutto aleggia una presenza, un ricordo, un tarlo della memoria che prende il nome di Dilly, presenza ed assenza, rimpianto ed occasione, l’ultima nave per poter ancora tentare di trovare un attracco
L’ultima nave per Tangeri è un romanzo duro, pungente, fuori dagli schemi, il linguaggio è tagliente, rozzo, scarno, essenziale; non segue una trama, ma segue un filo aggrovigliato di pensieri, di emozioni, di occasioni perdute, di vita vissuta oltre l’impossibile; segue il miraggio di Dilly, pennellata attraverso esili indizi, tanto che il lettore non riconsce più il confine tra realtà ed immaginazione, ed allora anche a noi pare di vederla muoversi tra le pagine del libro,m nascosta tra le parole che si mescolano al dolore, ai ricordi e ai rimpianti di una vita
Approfondimento
Kevin Barry costruisce un romanzo nostalgico e struggente, un’opera noir dove ai alternano ossessivamente passato e futuro, sovrapponendo senza soluzione di continuità un quadro narrativo all’altro; la sua scrittura è una lama che scava nel recondito, nel sordido, che scarnifica gli animi ed il passato dei due protagonisti fino a portare alla luce ferite ancora aperte, fragilità e debolezze di una vita vissuta ogni oltre limite.
Era l’immagine di Gulliver bloccato a terra, la pelle allungata da centinaia di strattoni secchi e tenuta da puntine da disegno, la moglie, la figlia, la madre, il padre morto, il corridoio verde, i suoi crimini e le sue dipendenze, i nemici e peggio ancora, gli amici, i debitori, le notti insonni, la violenza, la gelosia, l’odio, la sua cazzo di lussuria malata, i bisogni, le otto case vuote, le sue vittime, le paure innominabili e il cuore martellante nell’oscurità e tutto il pericolo che si muoveva nella notte e tutti i fantasmi e tutto quello che i suoi fantasmi gli chiedevano di lui e dei posti in cui era stato nella vita e che desiderava rivedere, e le grandi pozze di silenzio nelle colline ossee là sopra – cosa viveva dentro quelle cazzo di colline – e la solitudine che tanto ardentemente bramava, e la pace di cui tanto aveva bisogno, e l’amore di cui aveva bisogno, ed era semplicemente, ancora, un giovane uomo, fondamentalmente, era davvero molto giovane – eppure sì, era davvero appeso xon le puntine alla cazzo di terra. E Dio, quanto voleva andare.
Romina Celani