
Autore: Anny Romand
Pubblicato da La lepre - Ottobre 2020
Pagine: 96 - Genere: Biografico, Drammatico
Formato disponibile: Brossura
Collana: Visioni
ISBN: 9788899389680

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“È un po’ strana nonna. Io la proteggerò sempre contro i banditi, perché lei ha vissuto in mezzo ai banditi e ha dovuto nascondersi per tutto il tempo. Me lo racconta, e piange. È tristissimo io la consolo.”
Questo breve libro, a metà fra il diario e il memoriale, ci racconta l’orrore del genocidio armeno, avvenuto tra il 1915 e il 1918, durante il quale furono sterminati circa un milione e mezzo di armeni innocenti per mano dei turchi.

Ah, che dolore immenso arrivare a un punto di non ritorno così estremo di miseria e sofferenze da dover affidare tuo figlio, e poi a chi? Ai criminali sanguinari che hanno ucciso le nostre madri, sorelle, fratelli e mariti tra mille tormenti!
È la storia di una donna fuori dal comune, Serpouhi, che ha conosciuto la sofferenza della deportazione, della morte di suo marito e dell’abbandono dei suoi figli, senza neppure conoscere, come sempre accade nei grandi crimini commessi contro l’umanità, il perché di tanto odio. Perché ci si accanisce contro il popolo armeno?
Perché la sua vita è distrutta da tanta malvagità?
Il libro Mia nonna d’Armenia alterna pagine toccanti del diario di Serpouhi, ai racconti di sua nipote Anny. La vita precedente all’invasione ottomana, la deportazione e tutto l’orrore che ne segue, sono raccontate attraverso lo sgomento di una bambina che fronteggia meglio che può la sofferenza della nonna e dei suoi racconti.
Approfondimento
È tristissima, le ritorna il male all’intestino ed eccola riprendere la strada del dolore, non vede più nient’altro che quello. Io le voglio un bene dell’anima e me ne sto zitta perché non so come calmarla. Li accarezzo la fronte, ma non riesco a toglierle la tristezza di cui nessuno vuol sentir parlare.
La scelta stilistica dell’autrice Anny Romand crea un effetto dirompente scegliendo di narrare le vicende attraverso i suoi occhi di bambina.
Non è infatti la Anny Romand di oggi a narrarci le atrocità vissute da sua nonna, ma la Anny bambina che è stata testimone dei racconti dell’anziana donna.
Il risultato è di grosso impatto, perché la sofferenza che viene evocata è doppia: è quella di Serpouhi che ha vissuto in prima persona la deportazione, e quella di sua nipote che, bambina, rivive quei momenti con uno sgomento infantile che non ha nessun filtro con la realtà.
Non possiamo non empatizzare con entrambe, provando una grande tenerezza per queste due donne, una protagonista, l’altra testimone di tali atrocità.
Il ricordo, la memoria del passato, la testimonianza di una sopravvissuta. Mia nonna d’Armenia ci fa riflettere sull’importanza di continuare a narrare le vicende più oscure della storia, come antidoto alla parte peggiore dell’umanità, come arma contro la perdita di ogni valore, come stendardo per coloro che hanno ancora voglia di capire.