Autore: Anny Romand
Pubblicato da La lepre - Ottobre 2020
Pagine: 96 - Genere: Romanzo storico
Formato disponibile: Brossura
Collana: Visioni
ISBN: 9788899389680
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La piccola Anny ci tiene per mano mentre sua nonna racconta dei giorni in cui è stata privata della vita. Attraverso le pagine del suo diario del 1915, e sorretti dagli innocenti occhi della nipote, ci dirigiamo contro un passato tragico che ha poco a che fare con i libri di storia.
L’umanità cerca ogni mezzo per ridare vita ai morti, mentre altrove migliaia di innocenti vengono calpestati da mostri. Invece di resuscitare i morti si dovrebbe assicurare ai vivi di restare in vita, anziché pensare ognuno alla propria.
Mia nonna d’Armenia è un libro che possiede una duplice struttura che coniuga pagine reali del diario di Serpouhi Hovaghian, una donna nata nel 1883 in Armenia, alla ricostruzione dei ricordi dell’autrice Anny Romand di quando era più piccola e ascoltava di persona le storie di vita della nonna. Attraverso la sua curiosità di bambina, Anny porta avanti il percorso di fuga di Serpouhi tra il Mar Nero e i turchi, senza tralasciare gli eventi tragici e cruenti di quello che fu il genocidio armeno.
Strappata alla sua casa, Serpouhi si ritrovò a 22 anni sola con un figlio appena bambino e una neonata in braccio. La seguiamo tra le carovane di donne obbligate a spostarsi in direzione del deserto mentre combatte per la propria vita, con in tasca solo qualche chicco di melograno per ricordarsi di sé, di essere viva, di essere armena.
Anny Romand riesce bene nel rendere accessibili questi ricordi a noi ascoltatori, introducendo elementi di vita quotidiana con la nonna. Questi momenti di respiro permettono di reggere tra uno spostamento e l’altro, senza tuttavia filtrare una storia di una crudeltà inimmaginabile, eppure così propriamente umana.
Approfondimento
È dalle pagine dei libri di storia e nell’abitudine che inizia a formarsi quel distacco protettore, quel velo di sicurezza che rinchiude le brutte pagine in un passato lontano, dando l’illusione di vivere in un presente finalmente uscito dalla tragedia, redento dagli sbagli e privo di colpe.
Tale distanziamento è necessario per resistere, così che quando apriamo le pagine di questo diario del 1915, come accade tra troppe altre pagine dense di Verità, possiamo rasserenarci nel pensiero che almeno è passato, e sopportare il peso dei ricordi.
Ciò nonostante, è indispensabile che questi ricordi sopravvivano al tempo, che vengano scritti e portati avanti in una realtà senza storia, proprio per evitare che il loro contenuto torni ad essere parte del presente.
Qualora accadesse, non esisterà velo in grado di proteggerci, e l’indifferenza sarà allora la colpa dei fortunati che per quella volta sono rimasti illesi.
Non so che decisione prendere, sono veramente disperata, mi lascio trasportare dai colpi del destino. Vedremo dove mi porterà. Ho lasciato il timone del mio battello in mano alla sorte, tanto è lei a governarci, tutte le vostre organizzazioni, i vostri progetti dipendono dal suo capriccio.
Matteo Longoni