- 2014
Pagine: 122 - Formato disponibile: Brossura
A condurre Anna fino alla casa del nonno è un viaggio alla ricerca di verità che diano significato al suo passato. Ad attenderla non saranno però semplici risposte, ma la dolcezza di una storia in cui realtà e follia danzano insieme sulle note del tempo.
C’è in un angolo non precisato d’Italia un piccolo paese in cui, solo e abbandonato dalla famiglia, vive il protagonista di questa storia. Una sera qualcuno si presenta alla sua porta: è la nipote Anna, tornata da lui dopo anni di lontananza. Anna porta con sé un carico di domande cui, per anni, nessuno ha dato una risposta. Con dolcezza e complicità il nonno inizia il suo racconto: la storia di un professore di letteratura italiana, Sergio, innamoratosi di Elizabeth, giovane ebrea discendente di una famiglia di circensi. Basteranno pochi sguardi a legare indissolubilmente le anime dei due ragazzi, destinati però, ben presto, a scontrarsi con l’atrocità della guerra. Durante attimi di paura e terrore, Elizabeth sarà, infatti, arrestata per essere deportata in un campo di concentramento. Anche allora, Sergio non la abbandonerà, scegliendo di rinunciare alla libertà per condividere con lei un così tragico destino.
Quando si legge un romanzo, capita spesso di volerlo racchiude (o rinchiudere?) sotto una qualche etichetta: parole che sappiano definirlo in modo netto e preciso. Poi ci sono quei romanzi che con le etichette non vanno tanto d’accordo, quei romanzi (o racconti) capaci di far ridere e commuovere. Nel legno il tuo nome è tra questi. Ma non solo. Perché accanto alla capacità di far emozionare, ci sono uno stile limpido e la straordinaria lucidità, dimostrata dall’autore, nel descrivere un’articolata successione di circostanze e sentimenti.
Approfondimento
In questa storia verità e sogno s’intrecciano fin quasi a confondersi, rendendo il confine tra realtà e follia incredibilmente labile. E qual è dunque la vera follia? È forse quella che ci impedisce di distinguere i limiti del reale? O folli siamo noi tutti, quando ci rifiutiamo di cercare la felicità?
Mentre leggevo le pagine di Paolisso, ho ripensato alle vicende di Max Sereni e Hélène Blondel(due giovani fidanzati, separati dalla guerra e deportati nei campi di concentramento), raccontate da Simon Wiesenthal. C’è una frase di Alessandro Averone, l’attore che ha interpretato Max nel film tratto dal romanzo, che credo, oltre che bella, incredibilmente vera: “Hélène ha fatto una scelta d’amore; il destino l’ha condannata a essere vittima ma lei, anche se non potrà mai dimenticare, va incontro alla vita.”Anche Sergio va incontro alla vita o, meglio, rimane costantemente e tenacemente legato a essa. Gli anni della guerra, come lui stesso ammette, lo cambiano ma non lo privano del desiderio di riprendere in mano la sua esistenza. Perché? Perché c’è una forza in grado di eludere il cinico progetto nazista:si chiama amore, ma anche speranza e desiderio di felicità: volontà di tornare alla vita che qualcuno ha pensato di annullare sostituendo, a un nome, un numero. Paolisso descrive tutto questo senza alcuna retorica: impresa tutt’altro che semplice. Nel legno il tuo nome è una storia sorprendente, raccontata con una delicatezza struggente, che credo meriti davvero di essere letta.
(il libro è acquistabile scrivendo all’indirizzo [email protected])