Autore: Marcello Fois
Pubblicato da Einaudi - 2012
Pagine: 263 - Genere: Romanzo storico
Formato disponibile: Brossura
Collana: Supercoralli
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Vincenzo Chironi mette piede per la prima volta sull'Isola di Sardegna - "una zattera in mezzo al Mediterraneo" - nel 1943, l'anno della fame e della malaria. Con sé ha solo un vecchio documento che certifica la sua data di nascita e il suo nome, ma per scoprire chi è lui veramente dovrà intraprendere un viaggio ancora più faticoso di quello affrontato col piroscafo che l'ha condotto fin li.
Ammirazione. E’ la prima cosa che ti viene in mente leggendo Nel tempo di mezzo di Marcello Fois. Pagina dopo pagina, Fois da sfoggio di tutta la sua perizia con la lingua e le infinite possibilità di suoni, adesioni, costruzioni che la sua sapiente e colta gestione della materia gli consentono. E’ la scrittura la vera protagonista di questo secondo capitolo della saga sulla famiglia Chironi. E le vicende e i personaggi sono gli strumenti di cui si serve l’autore per creare una lingua antica che vive nel presente, immaginifica e potente, che racconta gli anni della guerra e i primi anni del boom economico, in cui si trova a vivere la famiglia Chironi di Nuoro. Vincenzo Chironi, cresciuto in un orfanotrofio in Friuli, scopre nell’adolescenza di appartenere a una famiglia e a una terra, la Sardegna, che dopo un lungo faticoso viaggio l’accoglieranno come un figliol prodigo, e l’ameranno incondizionatamente, senza chiedergli nulla in cambio. Lui si adatta, pensa di essere uno, poi scopre improvvisamente di essere anche altro, e questo segnerà la sua vita, nel solco del destino degli altri Chironi: “si fece la barba con cura, guardando la sua faccia dentro allo specchio in cima al treppiedi. Ora che poteva vedersi gli sembrò di essere assolutamente estraneo a se stesso”.
La terra, la malaria, i legami familiari, la morte e la vita, la bellezza e l’amore, le antiche visioni e premonizioni, e la cruda realtà. E in mezzo i protagonisti, che galleggiano senza mai sollevarsi del tutto. Alla potenza della scrittura non corrisponde sempre quella della costruzione dei personaggi, che sono apparentemente complessi e sfaccettati; in realtà ognuno di loro rispecchia un “tipo”, come la zia Marianna che parla coi morti più che coi vivi, il nonno che rivive nella speranza del nipote, l’amico fraterno che lo lega alla realtà, Cecilia, la moglie bella e misteriosa, dura come il marmo. E poi Vincenzo, che come l’Orlando di Virginia Woolf attraversa paesi e decenni, difficoltà e successi, adattandosi come un mutante, senza mai definirsi, senza trovare una propria identità.
A. P.