Autore: Simona Sparaco
Pubblicato da Giunti - 2012
Pagine: 256 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: A
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Luce e Pietro vanno a fare l'ecografia per controllare il loro bambino. Tutto a posto o forse no. Il Piccolo è troppo "corto". Inizia così il loro calvario, la storia di una donna forte che va oltre le difficoltà pur di essere madre.
Nessuno sa di noi è l’ultimo romanzo di Simona Sparaco, uscito nelle edizioni Giunti, nel Gennaio del 2013. La scrittrice, nata a Roma, ha pubblicato molti romanzi tra cui Lovebook e Bastardi senza amore, quest’ultimo tradotto anche in inglese.
Nessuno sa di noi affronta un tema molto delicato e molto attuale: quello dell’aborto terapeutico.
Una coppia, non ancora ufficializzata dal matrimonio, Luce e Pietro, sono in attesa di un figlio, molto aspettato e desiderato. Siamo alla fine di novembre e Luce, che è una giornalista con una rubrica di posta nella quale risponde alle domande dei lettori che le scrivono, è quasi al settimo mese di gravidanza. I due si recano all’ambulatorio per fare una delle ultime ecografie. Il nome del nascituro è già stato scelto: Lorenzo. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando la dottoressa si ferma con l’ecografo in mano. Sembra ci sia un problema. Lorenzo è molto piccolo: le sue ossa non si sono sviluppate. È affetto da displasia, una patologia che non si può individuare nemmeno con l’amniocentesi. Crolla il mondo addosso a Pietro e soprattutto a Luce, che ha sentito per tutti questi mesi il bambino crescere dentro di lei. Si parla di nanismo ma anche di altre complicazioni. Lorenzo potrebbe non sopravvivere alla nascita. A Luce sembra di vedersi da fuori, come quando nella sua rubrica risponde alle lettere delle sue lettrici. Non c’è soluzione per il problema né per il da farsi. I due sono costretti a una decisione drastica e difficile. Luce ripercorre mentalmente tutte le varie fasi della sua gravidanza: dalla scoperta all’amniocentesi, dall’ultima volta in cui ha fatto l’amore con Pietro fino a quando ha sentito il bambino muoversi dentro di lei. Le sembra di assistere ad un film. Le decisioni vengono prese da altri, giuste o sbagliate che siano e Luce si muoverà come un burattino, al buio.
Però lei sentirà un grande vuoto dentro e fuori di sè, fino a quando riuscirà a comprendere che anche molte altre donne sono state costrette a scelte terribili o perché troppo giovani o per il suo stesso motivo. Luce rinuncia per un periodo al suo lavoro e non riesce a vedere il sole, la sua rinascita. Intanto i rapporti sociali ne risentono. Non basta un viaggio in Thailandia per rilassare Luce e per far accettare il difficile di questa maternità. Tutti sembrano allontanarsi da lei. O è lei che con il suo dolore, la sua rabbia, se ne allontana. Come se non volesse più vedere la luce e cercasse di restare nel buio. Cerca conforto nei blog di Internet, a volte trovandolo a volte no. Ma ritroverà se stessa solo quando saprà affrontare il suo tormento, la sua tristezza e scoprirà che anche Pietro ha provato e continua a provare i suoi stessi sentimenti. Rabbia, delusione, rammarico, tristezza, sofferenza lasciano il posto al sentimento della comprensione senza rimpianto o rassegnazione. Sono temi molto difficili e commoventi. Il lettore è chiamato a confrontarsi su cosa è normale o cosa invece non lo è, se sia giusto o sbagliato mettere al mondo o dare alla luce (non a caso la protagonista si chiama Luce) una creatura che poi sarà destinata alla sofferenza. Domande che non possono essere risolte solo con la morale cattolica religiosa o con l’egoismo, ma solo con l’esperienza e la comprensione verso chi è stato costretto a tale tipo di scelta. Luce, nonostante la sua esperienza, è una madre, non-madre. Riapre gli occhi dopo aver affrontato il buio e ci piacerebbe tanto che alla fine il suo dolore per questa non-maternità fosse premiato da una notizia di un lieto evento. Ma sarebbe troppo semplice. Le ferite nella coppia sono profonde fino a che … Siamo ancora noi. Frammenti di un mosaico incapaci di incastrarsi ma che in qualche modo restituiscono alla perfezione l’immagine finale. Pronti ad arrenderci di fronte a questa evidenza. Al fatto che, per quanto diverse, le nostre pelli si appartengono, come se in un’altra vita avessero ricoperto lo stesso corpo. E così i capelli, le salive, il sangue, le ossa. E finalmente il ritorno alla vita di Luce, con una metamorfosi e una maturazione molto profonda, è completo. Ora so cosa voglio. Voglio camminare insieme a lui, mano nella mano, finchè avremo forza nelle gambe e aria nei polmoni. Magari lui avanti e io dietro, perché a me piace seguirlo, come fanno gli animali quando si mettono in fila dietro al capobranco. Gli elefanti, i cammelli, i pinguini. Nelle carovane tutti conoscono la meta finale del viaggio, eppure si mettono in fila. Per non sentirsi soli, forse. O per non correre il rischio di perdersi. E senza dubbi né figli, basteremo a noi stessi. Perché c’è ancora così tanto da esplorare intorno al nostro nido vuoto. Ed è stato imperdonabile, per un istante così lungo, averlo dimenticato.
Luce non può dimenticare la sua esperienza ma ha bisogno di raccontarla e attingere a una scrittura nuova, che scava lentamente dentro ma che riporta alla vita, dandole la sensazione di non aver mai scritto realmente o di aver risposto in modo molto partecipato alle sue interlocutrici nella sua rubrica dove riprende a scrivere. Afferma di aver ritrovato il modo di prendersi cura di lei, come una pianta, senza sapere se quando germoglia è di quella specie che danno anche frutti.
” Non giudicatemi, sembra sussurrare Luce al lettore, per la mia scelta. Ma sappiate che io andrò sempre avanti a testa alta”.
Maria Romagnoli