Autore: Annalisa Teodorani
Pubblicato da Feltrinelli - Marzo 2016
Pagine: 47 - Genere: Poesia
Formato disponibile: eBook
Collana: Zoom poesia
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La poesia di Annalisa Teodorani è una romanza surrealista, schietta ed efficace. L’autrice trasforma questa ingenuità, questo tramonto autunnale in un’esplosione rossa. L’emozione è raccontata in modo coscienzioso senza esagerazioni, la poesia sofferta di chi vive il sentimento senza limitazioni. “Le donne, lo so, non dovrebbero scrivere…” diceva la celebre poetessa francese Marceline Desbordes Valmore “Ma io scrivo, perché tu possa leggere da lontano nel mio cuore.”
C’è una poetessa in Emilia Romagna che racchiude nella sua vena poetica un forte richiamo al simbolismo surreale, alla forza arcana della poesia romagnola, una formula che riproduce in modo inedito e originale recessi letterari di una delicatezza unica.
Una presa di coscienza che trova spazio tra le pagine di Nient’altro che parole, edito Feltrinelli per la collana digitale Zoom, dove Annalisa Teodorani intreccia in veste inedita il dialetto romagnolo la lingua italiana. Scatta facile dentro di me il ragguaglio verso coloro che hanno fatto scuola nell’ambito della poesia per tutto il XX secolo con versi assoluti e rivoluzionari: i poeti francesi.
Mallarmé, Cros, Lautréamont, Nouveau, Verlaine, e molti altri autori hanno aperto la strada per le generazioni che sono seguite, dapprima seguendo l’indicazione del surrealismo da dove sono nate la maggior parte delle riscoperte, per poi divenire un movimento concreto i celebri “maudits”, definiti “surrealisti in amore” in uno dei primi manifesti dell’epoca. Questo vecchio movimento nato in Francia, a mio parere contiene i precursori indiscussi della poesia di oggi, che si è evoluta, comunque marchiando per sempre la letteratura moderna, mettendo fuori gioco tutte le definizioni accademiche e gli schemi rigidi e complessi della scuola italiana.
Mi sono reso subito conto di come alcuni versi di Annalisa Teodorani colpiscano profondamente il lettore con un’immediatezza sconcertante. Ho apprezzato molto il richiamo allo spleen, questo disagio esistenziale, la tristezza meditativa e la malinconia che rimanda alla sensibilità del poeta, all’incapacità di adeguamento al mondo reale. Un elemento che ha caratterizzato il Decadentismo, e poetesse del calibro di Marceline Desbordes Valmore, autrice scelta proprio da Paul Verlaine per la sua famosissima antologia dei “Poeti maledetti”.
È bóffa so in muntàgna
a l vén zo
sla nàiva sòura e’ tèt
ènca i lópp
i s-cénd a vàla
mo l’è un invérni splórc
ch’u n rigàla ma niséun
e se ’dmèn un po ad sòul
e’ scàpa fura
tin dacòunt
che sprài ad luce
È boffa – Annalisa Teodorani
È bufera su in montagna
scendono con la neve sul tetto
anche i lupi vengono a valle
ma è un inverno avaro
che non fa regali a nessuno
e se domani un po’ di sole esce fuori
tieni a conto
quello spiraglio di luce
È bufera – Annalisa Teodorani
Un altro fattore comune tra la poetessa Marceline Valmore e Annalisa Teodorani è quello della provenienza di entrambe: tutte e due sono donne del nord, la prima del nord-autentico francese, la seconda nasce a Rimini, ma vive a Santarcangelo di Romagna, un Nord crudo e intenso della Romagna, una parte dell’Italia che è stata sempre cantata, scritta, e talvolta giudica troppo severamente da poeti e scrittori.
Nella poesia della Teodorani emerge un lato di questa terra accattivante, come le montagne, il clima, gli elementi nei dintorni talvolta spietati, ma sempre ricchi di suggestione e di valori forti, capaci di scuotere l’animo del poeta.
Piange la mia anima sorella
e si addolora
ma io
che sono il principio di me stessa
non cedo
anzi, ho già sentenziato
seduta, nel buio
offrendovi le spalle.
Senza titolo – Annalisa Teodorani
“Perdonate, Signore, il mio volto così triste, / Voi che l’avete dotato di sorriso e lacrime, / dei vostri doni, Signore, questo m’è rimasto…” anche la Valmor canta di lacrime e tristezza, quasi a esorcizzare questa sofferenza, questa belva nostalgica che si ciba avidamente delle parole, che in fin dei conti non sono Nient’altro che parole, ma molto di più.
Le poesie di questa raccolta sono la testimonianza e la dimostrazione palese che non bisogna avere per forza una faccia e un nome celebre per scrivere della buona poesia. Un “poeta” diventa tale quando sgretola il muro accademico della propaganda, e sbaraglia i cultori dell’arte programmata a tavolino creando qualcosa di limpido ed eterogeneo, come questa raccolta poetica.
Approfondimento
Annalisa Teodorani nasce a Rimini nel 1978, vive a Santarcangelo di Romagna, ed esordisce nel 1999 con la raccolta di versi in dialetto romagnolo Par sénza gnént (Per nulla; Edizioni Luisè 1999), cui seguono la raccolta La chèrta da zugh (La carta da gioco; Il Ponte Vecchio 2004), Sòta la guàza (Sotto la rugiada; Il Ponte Vecchio 2010), La stasòun dagli amòuri biénchi (La stagione delle more bianche; Carta Canta Editore 2014).
L’autrice è compresa in alcuni saggi e antologie una delle più importanti citazioni è quella curata da Pietro Civitareale Poeti in romagnolo del secondo Novecento (La Mandragora 2005), poi nella selezione antologica eponima uscita nel 2006 per le edizioni Cofine di Roma, nel Dizionario dei poeti dialettali romagnoli del Novecento a cura di Gianni Fucci e Giuseppe Bellosi (Pazzini 2006) e nell’antologia in lingua inglese Poets from Romagna uscita nel 2013 per la casa editrice gallese Cinnamon Press.
Questa giovane autrice ha vinto numerosi premi e suoi versi sono stati pubblicati su quotidiani e riviste romagnole, tra cui “Ariminum”, “Confini”, e “Graphie”.
In quest’ultima raccolta ho trovato diversi spunti interessanti, una maturità letteraria apprezzabile, l’accostamento del dialetto seguito da una precisa traduzione in italiano arricchisce questa pubblicazione dando lustro a questa lingua antica che merita un seguito costante per essere apprezzata e conosciuta da tutti noi.