Autore: Federica Bosco
Pubblicato da Garzanti - Ottobre 2019
Pagine: 288 - Genere: Narrativa Italiana
Formato disponibile: eBook, Rilegato
Collana: Narratori Moderni
ISBN: 9788811672722
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Tre generazioni a confronto- prima fra tutte quella di chi era adolescente negli anni ’80, con “….un sacco di speranza negli occhi, la musica nelle orecchie e il desiderio di un amore che durasse per sempre” e che si trova ora a fare un bi-lancio - uno spaccato a tratti ironico e divertente e a tratti commovente in un romanzo agrodolce, così come è la vita.
Eravamo sistemate tutte davvero bene. Antonella che moriva dietro a un bugiardo patologico. Costanza che ogni tanto si concedeva un toy boy. Letizia che non riusciva a farsi sposare nonostante i quattro figli. Anita fidanzata coi suoi gatti. Miriam che giocava alla dominatrice col povero Woody e Linda che continuava a sentirsi la star fucker dei tempi che furono.
Una composita e nostalgica combriccola di amici, figli degli anni ’80, convinta di avere ancora tutto il tempo del mondo e incapace di lasciare andare il passato e di crescere. Tra loro la protagonista Betta, fisioterapista, ex moglie di Fabrizio, figlia di Leontine e madre di Vittoria e Francesco.
Betta cammina come un’equilibrista su quel filo sottile tra passato e futuro, senza alcuna protezione che le possa ga-rantire sicurezza: da un lato si confronta con la madre, donna autoritaria e tutta d’un pezzo per la quale “invecchiare era una parte inevitabile della vita che nessuno tentava di bloccare con elisir di giovinezza, o miracoli, ma era un lento e dignitoso passaggio che veniva vissuto in maniera corale”. Dall’altro lato ci sono i figli, generazione incapace di provare empatia o compassione, che “non era pronta a resistere a un «no», non lo capivano, non lo accettavano, non lo ritenevano possibile. Noi non rappresentavamo il potere, o delle figure di riferimento da imitare, temere o quantomeno rispettare, eravamo soltanto scadente personale di servizio, domestici da spremere senza sosta, che, al primo barlume di autorità, venivano ripagati con l’amara moneta della deprivazione affettiva, a cui non sapevano resistere”.
Come se la situazione non fosse già abbastanza complessa, ci si mette pure un amore che ritorna: Betta, che inizial-mente è riuscita a gestire la separazione dal marito in maniera intelligente mettendo al primo posto la salvaguardia dei figli, si ritrova ora nuovamente innamorata di Niccolo’, vecchio amore di gioventù che probabilmente “aveva un ricordo di me che nemmeno Pitanguy avrebbe potuto riesumare”.
Affrontare questi, e altri più drammatici, improvvisi cambi di rotta non sarà facile, né per la protagonista, né per chi le sta vicino, neppure per lo sgangherato gruppo di amici che da sempre sogna di vivere un sabato diverso dal solito, ma che forse non ha gli strumenti per farlo. Si tratta però di un passaggio doloroso ma obbligato, per raggiungere un grado di consapevolezza necessario ad affrontare l’unico processo di crescita che porti alla vera maturità.
Non perdiamoci di vista, con la prosa scorrevole, scanzonata e ironica a cui Federica Bosco ha da sempre abituato il lettore, è un ritratto senza sconti dell’animo delle donne e un viaggio nella vita vera, fatto di scelte, sofferenze, gioie, con la consapevolezza che l’adulto di riferimento per ciascuno di noi va cercato all’interno di noi stessi.
Approfondimento
Nel romanzo grande spazio viene dato alle tematiche spesso riconducibili ai lavori di Federica Bosco, come l’amicizia e l’analisi dei sentimenti. Tuttavia, in questo lavoro vengono affrontati altri temi estremamente attuali.
Crudo ed efficace è il ritratto del fenomeno del bullismo:” Eravamo tutti stati presi di mira a turno a scuola, era una legge di natura che non risparmiava nessuno a scuola e nemmeno nella vita…… Ma ora era tutto più crudele e cattivo, c’era un sottile gusto sadico nel vedere soffrire gli altri e non bastava vederli soffrire, bisognava demolirli, distruggerli, spingerli a farsi del male e, possibilmente, documentare il tutto con un bel video virale. E contro questi haters non c’era medicina, perché non avevano mai un rimorso o un rimpianto, non c’era la minaccia della vergogna a farli desistere”.
Particolarmente riuscita è, infine, la figura di Mattia, ragazzo disabile paziente di Betta, con una voglia di vivere invi-diabile e una maturità spesso superiore a quella degli adulti:” Essere disabile è più un problema vostro che nostro, a noi servono solo marciapiedi asfaltati e meno barriere architettoniche, per il resto siamo in grado di fare qualsiasi cosa! E voglio motivare chi si trova nella mia situazione a non mollare perché i miracoli esistono!”
Che lezione!!!
Connie Bandini