
Autore: Giuseppe Berto
Pubblicato da Neri Pozza - Settembre 2023
Pagine: 144 - Genere: Narrativa, Narrativa Contemporanea, Racconti
Formato disponibile: Brossura, Copertina Rigida, eBook
Collana: Bloom
ISBN: 9788854514584
ASIN: B0CHKG9XST

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Augusto Secondo Valle, erede della Fabbrica Italiana Bottoni e Aeroplani, è un industriale solitario che trova conforto parlando con gli uccelli nel parco che circonda la sua fabbrica. Nel boom economico di una Milano inquinata, Augusto, malinconico e legato al passato, sposa Palmira, un'operaia ambiziosa, ma viene presto emarginato e rinchiuso in manicomio per le sue eccentricità. Lì, incontra Serafina, una giovane che condivide il suo amore per gli uccelli, e insieme trovano la forza di cambiare il loro destino. "Oh, Serafina!" è una favola ecologica e d'amore, critica del capitalismo e della modernità.

Dunque, era il manicomio. Ma non era brutto, almeno non troppo, tenendo conto dello stato del mondo di fuori. C’erano i matti, si capisce, paranoici fissati d’esser pieni di pulci o convinti di poter arrivare a nuoto negli Stati Uniti, schizofrenici con l’io diviso o addirittura frantumato, però, bene amministrati com’erano, ossia tenuti buoni da massicce dosi di psicoplegici, o dagli shock elettrici o insulinici o addirittura combinati, non davano granché fastidio. In effetti, a un certo momento, visti dal di fuori, anche i piú agitati non differivano molto da quelli che, per malattia, erano miti, cioè semplicemente malinconici o depressi. La scienza, insomma, qualche cosa faceva.
Oh Serafina! di Giuseppe Berto è un curioso e intenso volume. Uscito nel 1973, vincitore del prestigioso Premio Bancarella, e da cui è stato tratto anche l’omonimo film interpretato dal comico Renato Pozzetto e dalla bellissima Dalila Di Lazzaro nel 1977.
Augusto II ha ereditato dal nonno Augusto I una fabbrica dove si producono bottoni. Il giovane però, oltre allo stabilimento, ha ottenuto anche una splendida villa con un grandissimo parco e invece di passare le sue giornate a lavorare decide di trascorrere il tempo a prendersi cura del grande giardino parlando con gli uccellini e gli alberi che lo popolano.
Ad andarci di mezzo erano soprattutto gli uccelli che oltre a respirar male e a vederci peggio, non trovavano nemmeno più niente da mangiare. Non più campi dove andare a beccare semi o frutti, non più moscerini vaganti nell’aria da imbroccare volando, non più vermetti o simili insettucci da cogliere in picchiata. Tutto sepolto nel cemento, tutto morto di concime o denutrizione, tutto messo in fuga da macchine. L’ultimo rospo, ad esempio, era morto nel 1970, e non ingoiato da un falco, ma messo sotto da un camionista. Ormai pareva che a garantire la sopravvivenza dei volatili in quella vasta e operosa plaga della Lombardia, fosse rimasto soltanto il parco della Fiba. E Augusto Secondo cominciava a pensare abbastanza seriamente che il suo destino nel mondo non era tanto fabbricare bottoni d’osso e di madreperla, quanto salvare uccelli. Qualcosa di simile, sebbene più in grande, aveva fatto anche il Noè della Bibbia.
Augusto II ha una moglie perfida di nome Palmira, che è riuscita a sposarlo con una serie di sotterfugi e inganni, facendogli credere di essere follemente innamorata di lui, ma la donna è interessata solamente all’eredità dell’uomo. Tanto è vero che a un certo punto, per poter fare i suoi comodi, deciderà di far internare il marito in manicomio, facendolo passare per matto. Da questo momento in poi l’opera giunge a una svolta, poiché proprio in questo luogo Augusto incontrerà Serafina, una giovane, borghese ricca, bella, intelligente, figlia di un editore avido e senza scrupoli, che pubblica esclusivamente quegli autori che secondo lui fanno vendere, seppur non siano affatto meritevoli.
Tutto ciò sconvolgerà l’animo puro e nobile di Serafina, che si ribellerà a questo atteggiamento arrivando a sfidare le leggi, i comportamenti e le regole imposte dal padre, che per lavare l’onta la farà internare. Proprio in manicomio Serafina e Augusto si incontrano, si innamorano e dopo una lunga serie di peripezie riusciranno finalmente ad avere un riscatto e realizzare il loro sogno.
Oh, Serafina! è un bel libro che incuriosisce e diverte, ma che non banalizza mai le tematiche trattate
Approfondimento
Poi, fuori porta, le cose andarono meglio, però ci volle ancora un giorno di cammino, prima che la città finisse. E poi un altro giorno di cammino, e arrivarono alla Finca. Era una vasta tenuta piena d’alberi e già abitata da una grande quantità d’uccelli. C’era anche una bella casa, con un cortile contornato da portici, e lì finalmente il carro si fermò. La grande gabbia venne aperta, e tutti gli uccelli volarono intorno, di nuovo liberi, in un cielo più bello. Dal carro scesero anche Serafina, il piccolo Giuseppe, e la vecchia signorina Rosa, e insieme ad Augusto Secondo improvvisarono, tenendosi per mano, una danza di gioia, come quelle che gli antichi facevano in celebrazione della natura. Erano, evidentemente, felici e contenti, e da allora in poi lo furono per sempre.
In questa brillante opera, Giuseppe Berto tocca con leggerezza e disinvoltura una tematica delicata come quella della malattia mentale e mette in evidenza come molto spesso coloro che decidono di seguire il proprio istinto, rompendo così gli schemi e le leggi di massa vengono etichettati come diversi, restando perciò emarginati dalla società e vengono messi all’angolo. Serafina farà addirittura un viaggio in India e quello per lei cambierà totalmente il suo modo di vedere la vita e il suo modo di vedere il mondo.
Seguendo delle leggi del tutto istintuali che conducono i protagonisti a scegliere la filosofia indiana per quanto riguarda Serafina e l’amore per la natura per quanto riguarda Augusto, i due innamorati riusciranno a trovare la tanto agognata felicità.
In base ad un’analisi più approfondita la storia di Augusto e Serafina dimostra che con la forza dell’amore, con la speranza e anche con un pizzico di fortuna riscattarsi e rinascere è talvolta complesso, ma pur sempre possibile… E come in ogni fiaba che si rispetti vissero tutti felici e contenti!
Francesca Votino