Autore: Barbara Cagni
Pubblicato da Fazi - Aprile 2022
Pagine: 250 - Genere: Romanzo storico
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Le strade
ISBN: 9791259671288
ASIN: B09WF8HR3F
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Nell’Italia del dopoguerra, quella che cerca con fatica di ricostruirsi dopo tanta desolazione, la storia di un paese dell’alto Cadore in cui un gruppo di donne – forti, resilienti e coraggiose – diventa simbolo di una realtà fatta di piccole cose e grandi dolori. Un racconto corale che mostra il dramma dell’emigrazione, la nostalgia e la solitudine legati alla ricerca di un altrove migliore, che finisce per essere un’illusoria caccia alla felicità e, a volte, una strada senza ritorno.
Con la neve ci facevamo i pupazzi, ce la tiravamo oppure ci scivolavamo sopra con lo slittino, appena fuori dal paese, dove c’erano le discese più ripide. Faceva parte della nostra vita, un po’ come le montagne, il Piave e i boschi. Non potevi fare a meno di amarla, la neve, ma a volte la odiavi.
Lo sfondo sul quale Barbara Cagni sviluppa la storia in Per sempre, altrove è un paese del bellunese, un piccolo borgo di montagna nel quale agli abitanti non vengono offerte molte possibilità e l’unica strada percorribile – per mantenere la famiglia e vivere dignitosamente – diventa quella dell’emigrazione: uscire dai confini della nazione, o anche solo della propria regione, e spostarsi in un altrove da cui si finisce per perdere il legame con la propria terra di origine, senza sentirsi mai del tutto parte integrante della nuova destinazione.
E poi c’è la nostalgia, cioè le radici che spuntano dalla testa, dal cuore e dalla pancia. Non sono nella terra, ma si aggrappano ai ricordi e cercano di raggiungere le persone lontane. E con tutte queste radici dentro e fuori, un emigrato non sa più a quale posto appartiene, e questa è la vera tristezza, l’unica inconsolabile.
E allora si vive in una terra di mezzo nella quale non sempre la mente umana riesce a sopportare il carico di nostalgia per le proprie origini e si può finire per trovare conforto al proprio isolamento in un mondo a parte, un altrove dominato dalla malattia mentale.
È quello che accade a Berta, la sorella della voce narrante della vicenda, una ragazza non ancora ventenne che – dopo una profonda delusione amorosa che ha minato le sue certezze e l’ha resa fragile e vulnerabile – prova a cercare pace emigrando in un paese della Svizzera, chiuso e ostile verso gli immigrati, e finisce per soccombere sotto il peso del proprio dolore. Una volta rientrata a casa, fragile e segnata da una malattia mentale che “è un po’ come se fosse partita, emigrata lontano”, troverà nell’universo femminile che gravita intorno alla sua famiglia la protezione e il calore che le permetteranno di sopravvivere.
L’amore, il coraggio e la solidarietà tra donne sono il motore della vicenda. La mamma della protagonista e le amiche che gravitano intorno a casa sua alimentano la speranza in un futuro migliore, quello in cui anche la semplicità di dedicarsi a qualcosa di umile come cucire un abito o lavorare la terra acquisisce dignità e valore.
Mentre i destini di chi è partito si mescolano con quelli di chi resta, la vita procede incessante e la speranza, quella che dà coraggio e aiuta a sorridere, si conferma l’arma più potente per affrontare la vita e le sue prove.
Approfondimento
…il manicomio era come una stazione, dove quelle sconosciute si incrociavano in attesa della prossima partenza. Il manicomio sembrava una grande emigrazione, un luogo a cui nessuno poteva appartenere. Era una grossa cesoia che tranciava radici.
Una scrittura pulita, semplice ma incisiva, capace di toccare le corde giuste, è lo strumento principale di cui la Cagni si serve per prendere per mano il lettore e condurlo ad analizzare una realtà che – ad oltre sessant’anni di distanza dalle vicende narrate – è ancora tristemente attuale.
Perché, come diceva mia madre, a volte è questione di partire per conoscere le cose.
La struggente semplicità con cui il senso di sradicamento e la nostalgia di molti dei personaggi che abitano le pagine del romanzo vengono narrati è una lente d’ingrandimento che mostra in tutta la sua triste drammaticità uno spaccato di vita che è allo stesso tempo un racconto sulla lontananza e una riflessione sull’amore, sul coraggio e sull’immensa forza delle donne.
Sarei stata una donna forte come gli abeti che mi circondavano, come le donne che mi avevano cresciuta. Sentii di appartenere a quella stirpe, sentii che quella era la mia natura.