Autore: Rebecca Solnit
Pubblicato da Ponte alle Grazie - Marzo 2021
Pagine: 256 - Genere: Autobiografico, Politica
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Scrittori
ISBN: 9788833314723
ASIN: B08WWG56NV
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
📗 Trovalo usato
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
Una donna alla ricerca di sé in una San Francisco in cui il rumore dell’Oceano Pacifico si mescola con quello del proprio cuore, il cuore colmo di passione e di lucidità di un’attivista politica e di una scrittrice da sempre in lotta per non scomparire. Sì, perché la condizione femminile è da sempre questo: una battaglia continua contro l’invisibilità. Una dichiarazione d’amore nei confronti di una città e di una terra in cui deserto e montagna si alternano a quartieri storici in cui pullula la vita di intellettuali e artisti.
Il presente diventa passato per passaggi troppo piccoli da misurare; all’improvviso qualcosa che è diventata qualcosa che era, e il modo in cui viviamo non è più lo stesso di come vivevamo Molto di ciò che è cambiato diventa difficile da ricordare per coloro che lo hanno vissuto e difficile da immaginare per coloro che sono venuti dopo.
Nel 1981, pochi giorni dopo l’insediamento di Ronald Reagan, una ventenne Rebecca Solnit – giornalista e storica californiana – comincia, grazie a un piccolo appartamento tutto per sé, a respirare finalmente l’indipendenza e l’autonomia e a vivere davvero tutti i mutamenti della città. Ecco allora che con spirito nuovo racconta, in questo memoir che tiene incollato il lettore dall’inizio alla fine, di ampi paesaggi, sotto un cielo mai uguale a sé stesso, e della presa di coscienza di una realtà sociale che spesso tende a emarginare le donne fino ad escluderle dalla scena pubblica.
Molte, forse la maggior parte delle giovani donne, devono combattere per trovare una poetica che celebri la loro sopravvivenza e non la loro sconfitta, per trovare forse anche una voce per farlo, o almeno un modo per sopravvivere in mezzo a un sistema di valori che prova piacere nella loro scomparsa o nel loro fallimento. In quegli anni di gioventù io l’ho fatto; non particolarmente bene né con lucidità, ma sicuramente con le unghie e con i denti.
La consapevolezza di questa forma di discriminazione porta l’autrice a una nuova concezione di sé, che nasce dalla presa di coscienza della propria fragilità e della solitudine del proprio corpo e vira verso una profonda esigenza di libertà e, soprattutto, emancipazione.
Tra aneddoti che la vedono giovane ragazzina che non riesce a far pace con la sua immagine riflessa allo specchio e, più tardi, adulta consapevole che tende a fuggire dagli sguardi maschili che paiono volerla inglobare, la Solnit passa di ricordo in ricordo e racconta vividamente la sensazione di crescere, cercando di emergere, in una cultura carica di sessismo e razzismo, in un momento in cui il cambiamento politico e culturale pare un sogno lontano e irraggiungibile. E, mentre racconta, incorpora perfettamente agli episodi della sua vita la storia sociale di san Francisco e del West America.
Ricordi della mia inesistenza è una lettura complessa ma accattivante, è una ricerca sofferta di sé stessi e il racconto interessante della lotta di tutti, ma soprattutto degli ultimi, contro l’inesistenza e l’invisibilità.
Crescere diciamo, come se fossimo alberi, come se tutto ciò che dobbiamo conquistare fosse l’altezza, mentre è così importante crescere come un tutto, mettendo insieme pezzi e trovando modelli.
Approfondimento
L’inesistenza, di cui si parla nel titolo del romanzo va intesa, in una più ampia e articolata accezione, come attesa e come cambiamento:
Ciò che volevo sopra ogni cosa era la trasformazione, non della mia indole, ma della mia condizione.
Per la Solnit “esistere” corrisponde a prendere coscienza del fatto che non si può essere ignorati per sempre, che promuovere il cambiamento è uno dei compiti cui destinare la voce guadagnata in qualità di scrittrice, che i suoi scritti e le sue parole contribuiscono a cambiare, piano, piano, il mondo. E questa è la consapevolezza che le dà maggiori soddisfazioni:
Le parole possono essere piccoli fuochi dai quali trarre conforto.