Autore: Ana María Matute
Pubblicato da Fazi - Luglio 2021
Pagine: 150 - Genere: Narrativa spagnola
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Le strade
ISBN: 9788893258043
ASIN: B097YSX4WL
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È il 1936, la guerra civile spagnola appena scoppiata suona come un’eco lontana sull’isola di Maiorca. La giovane Matia, dopo esser stata espulsa dal convento nel quale studiava, trascorre l’estate a casa della nonna, in compagnia del cugino Borja. Saranno mesi in cui l’innocenza dell’infanzia lascerà rapidamente spazio alla realtà di un mondo adulto torbido e spesso quasi incomprensibile.
Sarà vero che da bambini viviamo la vita tutt’intera, d’un sorso, per poi ripeterci stupidamente, ciecamente, senz’alcun senso?
Maiorca è l’isola che consente di sentirsi davvero “isolati”, lontani dal mondo, dalla vita e, soprattutto, dalla guerra. Di quel conflitto scoppiato da poco più di un mese arrivano notizie confuse, la cui veridicità è quasi sempre difficile da verificare. Giungono le immagini di orrori e atrocità terribili. Ma sarà poi tutto vero? E anche se lo fosse, cosa mai potrebbe scalfire la placida noia che attraversa i pomeriggi trascorsi sull’isola?
Matia, a casa della nonna, è come fuori dal tempo e dallo spazio. Il suo mondo si è ridotto ai volti dei suoi familiari, a quelle stanze fin troppo conosciute e alle poche vie che attraversa tutti i giorni. Orfana di madre e abbandonata dal padre, si ritrova a condividere la sua quotidianità con la nonna, la zia Emilia e il cugino Borja. Lei, quattordicenne, è quasi soggiogata da quel cugino di quindici anni che nella vita sa di voler lasciare un segno. Ancora in parte bambino cela dentro di sé il desiderio di diventare un personaggio mitico, di cui parlare incantati e adoranti. Un po’ come si fa con Jorge di Son Major, ormai stanco e triste, le cui gesta risuonano però da un capo all’altro dell’isola.
Nel cuore di Matia c’è invece il profondo bisogno di sentirsi amata. Anche solo ogni tanto. Così l’incontro con Manuel, figlio maggiore di una famiglia tenuta ai margini da tutto il paese, scatena una serie inaspettata di sentimenti. Cosa prova verso quel ragazzo che, a differenza dei coetanei, sembra già un uomo? Affetto, empatia o qualcosa che si avvicina all’amore?
L’estate segue il suo corso tra le lezioni tenute dal precettore Lauro, i furti di Borja, le lotte tra le bande nemiche, i rappacificamenti e le sigarette fumate lontano dallo sguardo dei “grandi”. Quello di cui però i ragazzi spesso non si accorgono è di come le loro vite siano davanti ad una svolta fondamentale. Come i Bambini Perduti di Peter Pan anche loro stanno attraversando quella fase transitoria che dalla fanciullezza lì condurrà all’età adulta. Così “ormai troppo grandi, a un tratto, per giocare”, sono tuttavia “troppo bambini, ancora, per entrare nella vita.” Per accedere a quel mondo oscuro degli adulti fatto di segreti, bugie, intrighi e frasi lasciate a metà. Quel mondo che fa ancora paura pur esercitando un’irresistibile attrazione. Ma, a differenza di Peter Pan, a nessuno di loro è consentito scegliere di restare bambini. Così forse quella che hanno vissuto non potrà che essere ricordata come l’ultima estate della loro infanzia ormai svanita.
Approfondimento
Ana Maria Matute ci regala un’immagine dell’indolenza tipica delle estati adolescenziali quasi perfetta. I pomeriggi torridi e afosi, trascorsi nel buio di stanze troppo calde, ripensando al passato o immaginando il futuro. Quel senso d’impotenza venato da barlumi d’inventiva. Nonostante ci siano interi decenni a separare la nostra adolescenza da quella di Matia e Borja, in alcuni tratti la sentiamo vicinissima alla nostra. Lo smarrimento, la paura di entrare in un mondo sconosciuto, il desiderio di non essere più ritenuti dei bambini incapaci di decidere della propria vita… chi non si riconosce in tutto questo?
Al tempo stesso però l’autrice non riesce a catturare il lettore nella narrazione. Si percepisce una sorta di sospensione, d’inafferrabilità: è tutto come avvolto da uno strato di opacità che impedisce di capire. I personaggi di Ricordo di un’isola non fanno nulla per farsi amare proprio perché non fanno nulla per farsi comprendere. Come se volessero celare anche al lettore i loro sentimenti. Sembra sempre tutto falso e subdolo, una costante corsa finalizzata a celare la verità. E alla fine del romanzo non possiamo che chiederci: cosa sappiamo davvero di Matia, Borja, della nonna e della zia Emilia? Quasi nulla. Poco più di quello che conoscevamo dopo aver letto le prime pagine del libro. In fondo, l’intera vicenda conserva una patina di assoluta estraneità.
Forse il romanzo avrebbe avuto bisogno di una lunga appendice. O forse siamo noi che avremmo avuto necessità di uno sguardo più ampio e, al contempo, profondo. Rimaniamo invece avvolti da quello stesso sentimento di fiacchezza e apatia che accompagna i torridi pomeriggi d’estate.