Autore: Edmundo Paz Zoldan
Pubblicato da Fazi - Gennaio 2016
Pagine: 468 - Genere: Romanzo di formazione
Formato disponibile: Brossura
Collana: Le strade
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Nella Bolivia degli anni Ottanta, attraversata da una profonda crisi, chi non può andarsene può solo imma-ginare di vivere il futuro in un posto migliore e sperare di coronare alla fine questo sogno. Come Roberto, quindicenne con la passione della scrittura, più che per dote per istinto di sopravvivenza, per fantasticare sul mondo che vorrebbe e che purtroppo non è.
Possiamo andare alla ricerca del tempo perduto a condizione, di essere consapevoli che ci è impossibile recuperarlo per davvero.
Roberto è un ragazzino di quindici anni che frequenta l’Istituto Don Bosco di Cochabamba. La sua vita non è facile, ma abbastanza tranquilla, pur vivendo in un periodo storico molto difficile per la Bolivia che negli anni Ottanta è colpita dall’iperinflazione con conseguenti scioperi e manifestazioni contro il Governo.
Per sua fortuna proviene da una famiglia medio borghese, quindi le sue uniche preoccupazioni sono quelle tipiche dell’età: il rapporto con i genitori e i fratelli, la scuola, le ragazze, le bravate con i compagni di classe e le prime esperienze con alcol e droga. Ha la passione è la scrittura, non è molto dotato, si accontenta di riadattare racconti gialli di scrittori famosi come Agatha Christie, facendoli suoi. Scrivere però è l’unica ancora di salvezza cui può, vuole aggrapparsi. Questo lo illude di poter cambiare la realtà: il personaggio che crea e il luogo dove ambienta i suoi racconti sono quelli dove nei momenti di difficoltà vorrebbe trovarsi. Arriva però un momento nella sua vita in cui si troverà costretto ad abbandonare la fantasia. Il suo scrivere di delitti e investigatori si confonderà con la realtà del dramma che dovrà affrontare.
Rìo Fugitivo è un libro a tratti formativo, a tratti storico-politico, a volte sembra un romanzo giallo. È un viaggio nella Bolivia degli anni Ottanta. Ogni personaggio che s’incontra sogna di andarsene da questo Paese che, per com’è descritto, sembra non avere futuro.
Dal racconto si vive la difficoltà di Roberto nel trovare la propria identità senza poter fare affidamento su nessuno: i genitori impegnati a litigare e in pratica separati in casa, i professori interessati più alle lotte di potere o ai propri interessi personali piuttosto che ad aiutare i ragazzi a diventare gli uomini del futuro. Si percepisce il disagio di un’adolescenza che deve trovare da sola la strada giusta, in un periodo dove è più facile prendere quella sbagliata.
Approfondimento
Un delitto perfetto solo fino all’ultimo capitolo, perché nel finale si scopre, lo scopriamo tutti che nessun delitto è perfetto.
Se lo fosse, non ci sarebbe alcun racconto, l’invenzione non si capisce senza la pecca, le piste sono lì per assumere alla fine significato…
La domanda “Perché” deve avere una risposta.
I vari generi inseriti in Rìo fugitivo non gli danno una chiara configurazione. Ho trovato il romanzo un po’ lento, soprattutto nella parte iniziale quando non si capisce esattamente cosa l’autore voglia trasmettere o raccontare.
Dopo una prima parte incentrata soprattutto sull’aspetto socio-politico del periodo, si passa a un racconto che ha più del giallo; questo lo rende più accattivante e interessante ma, sinceramente non mi sono mai appassionata al racconto, al personaggio di Roberto o a qualsiasi altro personaggio descritto. Mi sento di consigliare il libro a chi è interessato alla storia e alla politica, meno agli amanti dei romanzi gialli.
Edmund Paz Soldàn ha scritto un libro che si legge comunque con piacere in quanto scritto bene, al presente e in prima persona, l’ho però trovato poco coinvolgente.