Autore: Ildefonso Falcones
Pubblicato da Longanesi - Novembre 2022
Pagine: 606 - Genere: Narrativa, Romanzo storico
Formato disponibile: Copertina Rigida, eBook
Collana: La Gaja scienza
ISBN: 9788830460201
ASIN: B0BK7G2C4Q
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“La libertà è uno stato di grazie e si è liberi solo mentre si lotta per conquistarla.”
Luis SepulvidaIsola di Cuba, anno 1800. Il mercato degli schiavi è il più redditizio e fiorente che mai. Nonostante il divieto del commercio umano, centinaia, migliaia di persone popolano l’isola e la rendono sempre più ricca con il loro sudore e il loro sangue. Le condizioni di vita sono disumane. Pietà è una parola che non esiste nel vocabolario dei negrieri, per nessun uomo donna o bambino che abbia la pelle scura. In questo inferno in terra si snoda la vita di Kaweka, una ragazzina innocente e coraggiosa che affronta il peggior mondo possibile a testa alta. Umiliata, violata, ferita, distrutta nel corpo serba in sé uno spirito magico che le aprirà un cammino durissimo ma eccezionale.
Dopo oltre cento anni, in una Madrid pulsante di vita, Lita, bella, intelligente e colta ha davanti a sé un brillante futuro in una delle banche più importanti della Spagna. Ma Lita ha un handicap che spesso le sbarra la strada per il successo: è una giovane mulatta, discendente di una stirpe di schiavi che secoli prima in un’isola lontana ha pagato con la vita la libertà di cui lei gode adesso. Lita è forte e coraggiosa e combatte la discriminazione con tutta sé stessa, ma si ritroverà coinvolta in un mistero, un segreto, che la riporterà indietro nel tempo, dove uno spirito magico di centinaia di anni aspetta di fare giustizia. In uno spazio temporale che copre oltre un secolo due donne incredibilmente coraggiose sfideranno, ognuna a suo modo, un mondo intero lottando con tutte le loro forze contro i pregiudizi ed il razzismo, senza piegarsi ai compromessi, anche perdendo ciò che hanno di più caro in nome della libertà.
Se riesci a sentire fino in fondo che vale la pena conservare la propria condizione di esseri umani anche quando non ne sortisce alcun effetto pratico, sei riuscito a sconfiggerli.
George Orwell
Kaweka è una ragazzina deportata sull’isola di Cuba nel 1856. Vittima della schiavitù sin dal suo arrivo capisce che la sua sarà una vita terribile e disumana. Nell’ingenio di proprietà del Marchese di Santadoma, dove viene tenuta prigioniera, ci sono centinaia di uomini, donne e bambini che vengono sfruttati per la coltivazione e raccolta della canna da zucchero. Nonostante la miseria e l’orrore, che deve vivere e subire, Kaweka riesce a creare dei legami affettivi con alcuni schiavi e dentro di lei si fa strada un’idea che diventerà la sua ragione di vita: la libertà del suo popolo e l’abolizione della schiavitù. Aiutata da una Dea che le infonde forza e coraggio, Kaweka inizia un percorso durissimo della sua giovane vita. Durante la sua lotta incontrerà uomini crudeli e disperati che compiono atti violenti, donne spezzate e senza speranza. Ma a sorpresa incontrerà l’amore che non l’abbandonerà mai. La sua sarà una vita di lotte, ogni luogo sull’isola sarà un campo di battaglia, dalle foreste, ai villaggi, la ragazza si distingue per le sue doti di guaritrice e guerriera guidata dalla magia. Fiera e determinata, Kaweka non si piegherà nemmeno quando le toglieranno la cosa a cui più tiene al mondo ed andrà avanti fino alla fine per realizzare il suo sogno.
Lita è una moderna spagnola di Madrid, dove vive nel 2018, prima della pandemia che cambierà il volto del mondo. Mulatta, discendente di una dinastia di schiavi, è figlia di Conception che lavora, come i suoi avi prima di lei, per il Marchese Santadoma. Sono passati secoli e le cose non sono cambiate. Nonostante le sue qualità, Lita è ancora vittima del razzismo. Durante una riunione d’affari la ragazza viene aggredita verbalmente, e in quel momento in lei scatta qualcosa, una ribellione intensa che la porterà a cambiare non solo la sua vita ma anche quella di tutti quelli che le stanno intorno.
Per allontanarsi da una Madrid che le avvelena l’anima, decide di fare un viaggio nella sua terra di origine. Cuba l’aspetta a braccia aperte, ma nonostante l’aspetto festoso dell’isola, le cicatrici di un passato di schiavismo e violenza che l’ha segnata sono profonde e sempre aperte. Proprio sull’isola Lita, con le sue più care amiche, incontrerà il suo destino. Eletta a privilegiata sarà la voce moderna di una Dea antica assetata di giustizia e vendetta. Indomita e ribelle lotterà contro un male mai sopito che ha cambiato solo volto ma che dietro la maschera cela l’orrore e la spietatezza di secoli addietro. Sconvolta dal segreto più profondo della sua famiglia, con la sua vita sentimentale in pezzi, non esiterà a scavare nel passato e mettere in gioco se stessa e la sua esistenza per fare la cosa giusta, rinunciando ad una vita molto più facile, rischiando di ferire chi ama, pur di far trionfare la verità, su tutto ad ogni costo.
Approfondimento
Puoi dire la forza di una nazione dalle donne dietro i suoi uomini
Benjamin Disraeli
La schiava della libertà è un libro da leggere attentamente perché in esso vi sono contenute ben più di due storie. Kaweka e Lita sono le protagoniste di questa “saga” familiare in un arco di tempo che dura 162 anni, ma che inizia molto prima e che sicuramente non è ancora terminato.
Il filo conduttore della schiavitù degli uomini di colore nella Cuba del 1800 in qualche modo si fonde con il razzismo di cui è vittima Lita nella moderna Madrid del 2018, ma è davvero questo il solo significato di queste pagine? Io credo di no. Si sa che noi lettori cerchiamo sempre di scovare qualcosa di “nascosto” in ogni libro, forse per farlo un po’ più nostro, in particolare se ce ne appassioniamo. Nessuno è immune da questo tantomeno io, quindi mano a mano che leggevo il libro quella che mi prendeva, appassionava, a volte mi faceva rabbrividire, non era solo la condizione degli schiavi di quell’epoca, i trattamenti disumani, lo sfruttamento e la disumanità; ma il trattamento che veniva riservato alle donne schiave. Facile da dirsi penserete voi, ma in realtà leggendo la storia di Kaweka le brutalità che le sono state inflitte sono state per metà frutto della violenza del suo stesso popolo o meglio dagli uomini del suo popolo, quegli stessi uomini per cui chiedeva la libertà.
Gli abusi perpetrati in tutta la sua storia, gli stupri, la violenza, il disprezzo, non hanno colore in queste pagine, ma ho trovato superficiale il modo in cui Idelfonso Falcones fa accettare questi episodi di violenza alle donne nel libro, come se si trattasse di una cosa scontata, come se queste donne non avessero una fragilità emotiva, idee proprie e propri sentimenti, ma solo l’ossessione della libertà e quand’anche si fossero liberate dall’uomo bianco il loro destino non sarebbe stato terribile lo stesso se la violenza e l’orrore lo avevano in casa con i padri, i fratelli gli zii e interi villaggi fatti di uomini che non vedevano in loro che carne da macello per soddisfare le loro perversioni sessuali? Siamo d’accordo che si trattava di altri tempi, di altre condizioni, altro tutto, ma non è possibile far subire una violenza brutale in una pagina per poi leggere nella pagina successiva che la nostra eroina volesse battersi e perdere la vita per gli stessi uomini che una pagina prima l’avevano brutalmente abusata, semplicemente come se non fosse successo nulla o quasi e usare come palliativo la volontà di una Dea che, onnipresente a ognuno di questi episodi, non li condanna mai veramente. In questo mi spiace ma Schaiva della libertà è un libro molto deludente, superficiale e sinceramente, spero, non plausibile.
Non ho recepito una vera costruzione di un personaggio femminile. Difficile da farsi certo; riflettersi in una schiava di oltre un secolo fa ma se non potevo rispecchiarmi in Kaweka avrei potuto farlo in Lita ma nemmeno in lei c’è la profondità, il carattere che mi aspettavo. Lo scrittore la fa sembrare una ragazzina confusa e capricciosa sempre e solo sul filo dell’incertezza, aggrappata alla vita ed in balìa degli eventi, mossa più da una rabbia adolescenziale che matura, che prende forza solo dalla Dea, come se lei non fosse capace di badare a sé stessa.
La trama sicuramente è intensa e dettagliata, i salti temporali ben coordinati e nella sostanza è ben scritto, la storia avvincente, ma per quel che mi riguarda alle due figure principali non è stato reso il merito che gli spettava. Credo in ogni caso che valga la pena leggerlo perché è un pezzo della storia di Cuba e della Spagna che forse molti non conoscevano. In ogni modo è un libro di condanna, perché oggi come allora ci sono cose come libertà e dignità a cui non si può dare un prezzo.
Antonella Flavio