Autore: Isabella Bossi Fedrigotti
Pubblicato da Longanesi - Settembre 2010
Pagine: 137 - Genere: Racconti
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: La Gaja scienza
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Le storie di Isabella, Lorenzo, Paolina, Carlo, Francesco, Annalisa e Pietro, sono il racconto della famiglia di questi bambini, dei loro genitori, della loro infanzia, dei fratelli e sorelle, e di come per diversi motivi a un certo punto si sono persi.
Sette storie compongono il romanzo Se la casa è vuota. Sette storie tristi e vere. Ecco cosa sembra dire Isabella Bossi Fedrigotti: questo è quello che succede quando la casa è vuota e manca la famiglia.
La prima storia è dell’autrice in prima persona, e racconta la storia di un matrimonio difficile dove i genitori litigano sempre e i bambini sono l’unica ragione per cui continuano a stare insieme.
La storia di Lorenzo è quella che mi ha colpito di più. Secondo di tre fratelli, il più vivace, il meno amato, il più bisognoso. Si raccontano i suoi tentativi per richiamare l’attenzione, sempre ignorati dalla madre, e le differenze palesi tra lui e i fratelli che l’hanno portato prima all’apatia, e poi ad abbracciare il cibo e la televisione come unici amici.
Annalisa lotta tutta la vita con la bilancia, un padre assente, una madre troppo attenta alla linea e all’aspetto, una sorellastra molto amata ma troppo perfetta (magra al punto giusto e con un padre che la ama). Rifiuta il cibo fino all’eccesso e solo grazie all’amore riuscirà a riprendersi.
La bella Paolina è la vittima della lotta di due genitori che si separano e arrivano a odiarsi, usata come strumento per farsi del male, ma l’unica a farsi del male sarà lei. Cerca nella droga una via d’uscita, una consolazione, e si ritrova giovanissima con una bambina piccola senza padre e tanti problemi che si porterà dentro.
Francesco è un ragazzo fantastico, bello, forte, atletico, simpatico e intelligente, l’orgoglio di mamma e papà. Ma a un certo punto viene risucchiato nel tunnel del computer e della televisione, tra giochi e porno e non è più lo stesso.
Altra storia di droga è quella di Carlo, il più piccolo di tre fratelli, trasferitosi in un altro paese. Il suo grande bisogno di famiglia e calore, viene lasciato alle tate e quando i genitori si separano perde anche i suoi pochi punti di riferimento.
Quella di Pietro è l’unica storia positiva. Diventato il giocattolo tra i genitori separati prima, di peso dopo quando entrambi si sono rifatti una famiglia, trova la sua casa dalla nonna, dove entrambi trovano rifugio nella presenza dell’altro.
A concludere Se la casa è vuota c’è la riflessione di Isabella Bossi Fedrigotti, che con questi racconti si è interrogata “sulle ragioni dello smarrimento (…) dell’imbarbarimento e dell’incomprensibile violenza dei giovani”. Ma non ci sono le ragioni, o meglio la ragione è una sola ma segue strade diverse ed è la solitudine che accumuna tutti i protagonisti. La solitudine che colpisce quando la casa è vuota, come dice il titolo del testo.
Approfondimento:
Mi piace lo stile di Isabella Bossi Fedrigotti quasi teatrale, semplice e diretto e la riflessione finale è molto precisa e non troppo moralista. Ma se la sua riflessione doveva essere il filo che tiene uniti i racconti, secondo me non è riuscito bene. A mio avviso per quanto il tema sia molto attuale e importante, le storie dovrebbero essere approfondite meglio, sviluppando anche altri punti di vista, sembrano un insieme di articoli di cronaca.
Anna Munaretto