Autore: Halldór Laxness
Pubblicato da Iperborea - Febbraio 2016
Pagine: 176 - Genere: Racconti
Formato disponibile: Brossura
Collana: Narrativa
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Un ragazzo che cresce credendo di essere Napoleone, un bambino rapito da un misterioso pifferaio, imperatori con manie di grandezza. Questi e altri sono i "maghi" protagonisti degli otto racconti di una delle più famose penne islandesi.
Sette maghi. Chi sono questi maghi? Cosa hanno in comune? Come fare a riconoscerli? Questi e altri quesiti sorgono già a un primissimo approccio col testo, nel tentativo di dare coerenza tra racconto e racconto, racconto e titolo. Coerenza che viene apparentemente intaccata già dalla struttura della raccolta stessa che si compone di otto racconti, con i suoi altrettanti otto protagonisti, contro gli emblematici sette maghi del titolo (e se l’ottavo mago fosse proprio l’autore?).
Ciò che davvero consente di sbrogliare l’enigma e di dissipare ogni dubbio si rivela essere la lettura stessa. Una lettura che però, ha bisogno di metodo e di una certa predisposizione mentale. Perché, se la si vuole rendere fruttuosa e completa, ci si deve liberare da ogni paradigma e schema mentale che imponga un significato a ogni gesto, ogni immagine, ogni colore; bisogna evitare di rendere il tutto una mera e spasmodica ricerca di morale, di insegnamento.
Nei racconti di Laxness alla retorica dell’insegnante si sostituisce l’oratoria del poeta, l’arte del pittore. E così come per i quadri puntinisti che per poter essere apprezzati esigono una dovuta distanza, poiché un’eccessiva vicinanza renderebbe il tutto un agglomerato informe di segni, così per i racconti dell’autore islandese ci si deve attenere a una osservazione che sia prettamente estetica, sensoriale senza accanirsi a voler svelare ogni possibile motivazione dietro alle varie scelte narrative.
Nonostante sia innegabile la presenza di temi ricorrenti e un’ironica critica dell’autorità, è limitante rendere i racconti di Laxness pure analisi sociali che mirano a sgretolare l’immagine del tronfio ufficiale fascista (La sconfitta dell’aviazione italiana a Reykjavik nel 1933), o le cieche mire espansionistiche del Gengis Khan (Temucin torna a casa). Se, generalmente, una delle principali caratteristiche che rende di qualità un romanzo è la capacità di donare una riflessione, di mostrare la moralità, con le sue contraddizioni, di quella macchina sociale che è l’uomo, i racconti di Sette maghi mirano, invece, a presentare questi meccanismi, plasmandoli e modellandoli con creatività e spirito immaginifico, fino a creare un prodotto totalmente diverso dall’originario, senza la pretesa, però, di dover render spiegazione di tutto ciò.
Dunque, i “maghi” protagonisti delle vicende sono tali non solo per ciò che, anche nelle piccole avventure quotidiane, sono capaci di compiere, ma anche e soprattutto per il fatto di essere inseriti in quel contesto di meraviglia e stupore costruito dall’autore.
Approfondimento
Gli otto racconti che costituiscono Sette maghi rappresentano ognuno un’unità narrativa autonoma. Infatti non è presente uno stesso protagonista, personaggi ricorrenti o un medesimo universo narrativo in cui individui diversi si muovono. Unico leitmotiv si rivela essere proprio l’atmosfera a tratti fiabesca, il senso di magico e di fantastico del mondo di Laxness. Mondo in cui leggende islandesi, eventi mitici e storici, culture geograficamente e storicamente distanti si uniscono grazie ad una penna ironica, leggera, scanzonata e di un raro realismo evocativo.
Il linguaggio di Laxness riesce a trasmettere il senso di fantastico, senza però sfociare nell’aulico, il che rende la scrittura altamente fruibile ad ogni tipo di lettore. Inoltre, questa raccolta si rivela esser il modo migliore per avere un primo approccio all’autore. Approccio che, in questo caso, si consiglia a “bocconi”, attraverso una lettura distanziata, in “pillole”, di ogni singolo racconto, in modo da potersi gustare la propria piccola porzione di magia giornaliera.
Gabriella Esposito