Autore: Otello Marcacci
Pubblicato da Neo Edizioni - Marzo 2016
Pagine: 268 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Dry
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È il racconto della presa di coscienza di una crisi contro cui, prima in modo lieve, poi man mano sempre più forte e violento, sbatte il protagonista. Crisi esistenziale e non solo. Ma Bollini è un gregario e si sa che si tratta di una categoria abituata a tener duro e a non arrendersi facilmente.
Eugenio Bollini, protagonista di Sfida all’Ok Dakar, ex campione di ciclismo, pur avendo smesso di correre da molti anni, non riesce a trovare una collocazione lavorativa soddisfacente. Sì, è vero, ha una piccola pensione con la moglie Isabella, la Country House, ed è socio di un negozio con il cognato, anche lui ex ciclista. Ma è assente dall’una e dall’altro.
Soffre d’insonnia, e su insistenza di Isabella, si rivolge a uno psicoterapeuta, che lo inserisce nell’Anonima Depressi, gruppo di professionisti, uomini e donne, che si ritrovano una volta a settimana, nello studio del dottor Benenati, per togliersi la maschera di persone integerrime o mediamente sane, uscire da se stessi e concedere finalmente spazio alla propria pazzia repressa. È l’unico modo per cacciar fuori i propri demoni e lasciarli gridare per poche ore, prima di ricacciarli lì nel profondo, nel quale scalpitano. Le identità di ognuno restano sconosciute agli altri: Eugenio si fa chiamare Acquafresh, chi Cavallina Azzoppata, Riccio in letargo, Spider Pork, Mototopo, Zanzara assetata, Acqua velva, Omino Bialetti. Spesso Eugenio scappa via nel bel mezzo delle sedute, in dissenso con quello che si dice, o che afferma lo psicologo.
Si sente gregario a vita. Vivo bene sbiadito e fuori campo, sullo sfondo delle fotografie. Ha difficoltà a stabilire un qualunque discorso sia con Isabella, che vede indaffarata tra gli impegni di imprenditrice e il ruolo di mamma; sia con il figlio Lapo, avuto dalla prima moglie, che compare un paio di volte a casa del padre. Pochi attimi a sugellare le loro difficoltà, il silenzio e la voglia di scappare. Ogni volta che padre e figlio si incontrano sono presi dalla voglia di scappare. Lapo lo fa. Il padre si rifugia nell’affetto per la sua piccola Viola, avuta da Isabella. La accompagna a scuola, la va a riprendere e scambia un po’ di chiacchiere con lei.
L’incapacità di prendere una qualunque decisione rispetto a ciò che gli viene proposto, gli procura una serie di guai: anche quando persone che palesemente sono delle poco di buono lo coinvolgono in vicende che lo conducono all’arresto e a trascorrere una notte in carcere, anche allora la sua voce resta opaca. Uscirà dai guai giudiziari grazie ad un magistrato, suo compagno dell’Anonima Depressi, che capisce che in fondo è solo un debole, vittima di minacce; risolverà i guai economici grazie ad un altro componente dello stesso gruppo, direttore di banca, che lo aiuta a superare il suo essere uno squattrinato.
Una telefonata, all’improvviso, gli comunica l’evento dal quale non potrà scappare: Lapo si trova in ospedale in fin di vita, a causa di una overdose.
Trova a casa del figlio tutti gli articoli di quando era un campione, delle sue vittorie, dei suoi successi. Gli viene detto che Lapo si era iscritto alla riedizione di una famosa corsa: la Parigi –Dakar, in bici, aperta a tutti e senza regole. Con un grosso premio per il vincitore. Si iscrive. Ma quando sta per percorrere gli ultimi chilometri di deserto, una banda di predatori gli spara e si ritrova immobilizzato in un letto, incapace di compiere qualunque movimento, capace di sentire che tutti si stanno accomiatando da lui prima che i medici stacchino i fili. Vorrebbe vivere, ora, vorrebbe parlare e dire quello che prova, lo vorrebbe dire soprattutto alla moglie, dalla quale lo aveva allontanato un silenzio indifferente, e a Lapo che intanto si è risvegliato dal coma.
Approfondimento
Sfida all’Ok Dakar è un romanzo sull’incomprensione tra padri e figli, sulla difficoltà per i padri di essere pazienti con i figli, sulla loro incapacità di resistere di fronte alle difficoltà nei rapporti con gli adolescenti, maschi o femmine che siano, sulla rinuncia a capire e a farsi capire.
Il romanzo attualizza una sfida tra il protagonista e il lettore, genitore o figlio che sia. Una sfida a schierarsi. Gli ingredienti sono calibrati con maestria e costringono chi legge a restare incollato alla storia fino alla fine. Abilmente descritta la noia, l’apatia, l’inettitudine del protagonista, le sue giornate lunghe e uguali. La sua mediocrità. Il suo silenzio che è anche il timore di sbagliare, di non sapersi esprimere, di essere frainteso o addirittura rifiutato.
Non si può giungere alle soglie della vita, anzi, a quelle della morte e aver voglia di dire le cose che si hanno dentro. Con i figli non si può. E non si deve, soprattutto.