Autore: Eloísa Díaz
Pubblicato da Piemme - Giugno 2021
Pagine: 300 - Genere: Gialli
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788856679458
ASIN: B096YYJL28
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Argentina 2001, lo spaccato di un paese travolto dalla crisi e dai tumulti, dove incombe povertà e rastrellamenti, dove tutti tacciono e nessuno può mettersi contro il sistema. Purghe e sparizioni improvvise sono all’ordine del giorno, e su questo indaga il nostro Alzada: un corpo senza identità di una giovane donna trovata in un cassonetto e la sparizione di una rampolla di una famiglia in vista. Cos’hanno in comune?
19 dicembre 2001, alle prime ore del mattino l’ispettore Joaquin Alzada è già per strada, prossimo alla pensione anzi già in età pensionabile ma alla direzione hanno pensato bene che non fosse il momento propizio per lui per andare in pensione, visto ciò che stava accadendo in Argentina. È stato chiamato dal medico legale per il ritrovamento di un corpo in un cassonetto. “Una bella figliola” ma ridotta male, un corpo senza un’identità. Ma un’altra giovane donna risulta scomparsa nel nulla, rampolla di una famiglia in vista di Buenos Aires… cosa hanno in comune? Potrebbero essere la stessa persona? Alzada è pronto a indagare, come sempre fuori dagli schemi, questa storia lo riporta al 1981, al regime militare, ad un altro tipo di sparizione, quella di suo fratello. Allora non ha potuto fare nulla, ma adesso potrebbe fare qualcosa.
Sparire a Buenos Aires è un libro che ha un suo peso. Più che un racconto della storia in sé, cerca di dare uno spaccato storico di quella che è stata l’Argentina dal regime militare degli anni ‘70-‘80 del secolo scorso, alla nuova crisi dei primi anni 2000. Crudo, intenso, la Diaz trova l’input nella sparizione di una ragazza, figlia di una famiglia conosciuta e benestante in Buenos Aires per potersi riallacciare alle sparizioni dei “desaparecidos” degli anni ‘80. L’autrice si avvale del romanzo per raccontare una storia, una storia passata ma mai dimenticata di un paese che fino a un po’ di anni fa era visto dai nostri nonni come una meta, un posto dove ricominciare una vita più prosperosa, il miraggio di un “eldorado”.
Meno di cinquant’anni prima, l’Argentina aveva rappresentato la terra promessa per tanti immigrati europei ansiosi di lasciarsi la miseria alle spalle senza guardarsi indietro. Ora la situazione si era rovesciata, e chiunque potesse dimostrare di avere un parente – un dimenticato prozio galiziano, nel caso di Alzada – chiedeva un visto e andava via.
La Díaz invece ci fa vedere il rovescio della medaglia, la dittatura, i morti di Plaza de Mayo, i cortei di gente affamata che marcia verso il Parlamento, il presidente dimissionario e l’Europa e gli Stati Uniti che non muovono un dito.
Approfondimento
Un libro intenso, la storia in sé è solo un input, perché se dovessi analizzare il libro da questo punto di vista, potrei dire che non ha né capo né coda; la sparizione a cui non si dà molto seguito nel romanzo, il riallacciamento al cadavere solo per trovare un colpevole, il colpevole di cui poi alla fin fine nel libro non se ne parla più di tanto. Insomma, il racconto di fantasia messo nel romanzo non ha proprio un suo perché, ma quello che invece colpisce come un pugno nello stomaco è l’analisi intensa che la Díaz dà di un tempo che è rimasto nella memoria di chi l’ha vissuto e che può essere uno spunto di approfondimento per chi non lo ha mai conosciuto.
Il personaggio di Alzada, questo ispettore, che è rimasto ai margini della polizia, messo da parte mentre altri suoi colleghi sono andati avanti, hanno fatto carriera, perché lui era il fratello di un ribelle, un rivoluzionario, chissà. Ma Alzada non ha potuto far niente allora, nel 1981 suo fratello era uno delle 30000 persone (tra i quali operai, studenti, professori universitari, sindacalisti, attivisti politici, giornalisti, operatori umanitari e madri di figli scomparsi) che furono rapiti, torturati e assassinati dopo sommari processi, i cosiddetti “desaparecidos”. Tra il 1976 e il 1983 furono più di 610 i centri di detenzione clandestina. Tra cui il più famigerato di Buenos Aires l’ESMA dove fu portato e torturato il fratello dell’ispettore Alzada insieme a sua moglie.
Sparire a Buenos Aires mette a confronto il 1981 e il 2001 due momenti diversi, dove l’Argentina si trova ad affrontare il regime militare e la profonda crisi economica. In questo caos si colloca il personaggio di Alzada, aiutato dal novellino Orestes Estratico, che con la sua caparbietà cerca di portare questa volta giustizia e verità a chi la sta cercando, quella stessa giustizia che suo fratello non ha avuto.
In conclusione, non è un libro che mi ha entusiasmato molto dal punto di vista del romanzo in sé, ma ho apprezzato lo sforzo dell’autrice nel cercare di raccontare fatti e “misfatti” di una nazione alla deriva e di una storia che andava raccontata “per non dimenticare”.