Autore: Carla Lonzi
Pubblicato da La tartaruga - Novembre 2023
Pagine: 144 - Genere: Saggio politico, Saggi
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788894814484
ASIN: B0CFFPKRHV
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La ripubblicazione della fondamentale opera di Lonzi, dopo più di cinquant'anni, ravviva la discussione odierna sul femminismo, non come una ventata d'aria fresca, ma come uno schiaffo in faccia ben assestato. L’obiettivo, oggi come allora, è quello di stimolare il risveglio delle coscienze femminili. Il mezzo? Un pensiero allo stesso tempo tagliente e pesante, nonché una filosofia profondamente politica, ma soprattutto tanto attuale quanto avanguardista.
Abbiamo guardato per 4.000 anni: adesso abbiamo visto!
Sputiamo su Hegel e altri scritti del collettivo “Rivolta Femminile”, cofondato da Carla Lonzi, ripiomba sugli scaffali italiani. Non ritorna, ma ripiomba. Perché ogni parola è come un macigno sulla coscienza del lettore, ogni frase come una lapide su di un’idea di sé stessi. Si tratta di una collezione di scritti di slancio, dal respiro filosofico e militante. Non abbiamo trama e personaggi, ma il coinvolgimento è assicurato dall’affilatura dei concetti, dalla drittezza delle espressioni e dall’efficacia degli slogan politici.
Diversi temi alti vengono letti criticamente attraverso il filtro della lotta femminista. Ognuno offre spunti di riflessione inaspettati e creativi, perché frutto di una mente che non pensa “a” o “verso” qualcosa, ma “contro” qualcosa o qualcuno.
Primi bersagli della Lonzi sono il comunismo e la rivoluzione proletaria. Quella proposta è una rivisitazione fortemente critica degli ideali Marxisti, non più viatico di liberazione del popolo, ma strumento di mercificazione della donna, trasformata in mera “massa di manovra” al servizio della lotta servo-padrone. Una donna del tutto apolitica nella sua natura. Discriminata, prima che a livello di classe, a livello di sesso. Il comunismo come teoria di rivoluzione marcia alla radice, che strizza un occhio al superamento del sistema capitalista, e chiude l’altro di fronte alla possibilità di soverchiare quello patriarcale. La prova? La lotta femminista ottiene i suoi successi più evidenti all’interno delle società capitaliste, e non negli stati socialisti dove la falsa promessa del comunismo si è maggiormente realizzata. E come dargli torto, anche mezzo secolo più tardi.
Altro tema complesso è quello del rapporto tra la questione femminile e i giovani, soprattutto considerata la collocazione degli scritti, poco successivi al movimento del Sessantotto. Per la Lonzi il giovane è l’unico possibile alleato della donna, data la comunanza di sventura in capisaldi della società patriarcale come la guerra, la patria potestà ed il lavoro. La coalizione però si ritrova con una data di scadenza forzata: il tempo trasforma infatti il giovane in uomo, rendendolo oppressore e rievocando il carattere ambiguo della sua figura, fin dal principio.
Noi viviamo questo momento e questo momento è eccezionale. Il futuro ci importa che sia imprevisto piuttosto che eccezionale.
E ancora, forse la riflessione più stimolante è quella sul rapporto tra questione femminile ed arte, soprattutto considerato il passato illustre da critica d’arte dell’autrice. Il ruolo della creatività artistica, vista come pura forma di espressione autentica dell’essere umano, ed opposto agli ideali di competitività ed efficienza della società patriarcale, assume un ruolo chiave nel pensiero della Lonzi, tanto come soluzione al problema capitalista, quanto come riesame del contributo della donna, troppo a lungo relegata ad un ruolo di laboriosa sussidiarietà.
L’uguaglianza è un principio giuridico: il denominatore comune presente in ogni essere umano a cui va resa giustizia. La differenza è un principio esistenziale.
Infine, il tema principe degli scritti, il femminismo come forma di autocoscienza e autodeterminazione della donna. Una donna che per prima cosa prende coscienza, e che a partire da quella coscienza si esprime ed agisce, liberandosi dall’interno. Una donna che non si differenzia, perché non vuole essere definita in rapporto all’uomo, ma si ritrova, concentrandosi su sé stessa, “individuo completo”.
Approfondimento
Il tono degli scritti della Lonzi è radicale, sferzante, senza mezze misure e profondamente militante. L’autrice, per conto delle donne, pretende tanto. E quando sembra aver chiesto tutto, rilancia, chiedendo ancora di più. La critica alla società patriarcale non è però mai fine a sé stessa, ma sempre storica. Il problema dell’uguaglianza viene infatti sempre e solo posto sul piano filosofico, perché quello politico è infetto, mentre quello giuridico irrilevante, o comunque inefficace. In un’epoca storica dove la polarizzazione delle opinioni galoppa, dove è sempre più difficile conversare partendo da punti di vista distanti, per non parlare di opposti, la ripubblicazione di Sputiamo su Hegel e altri scritti, quasi paradossalmente, si valorizza, invitando ad un radicale dialogo, soprattutto con sé stesse. Quello che rimane è un libro da leggere con attenzione, da dissezionare nelle sue affermazioni, analiticamente e senza superficialità. Un libro da discutere, e con il quale in definitiva fare i conti.
Così l’uomo, ogni uomo, offre alla donna l’inganno come strumento di un dominio culturale che non è stato lui a volere, ma che al presente non può non volere: egli si scagiona accanitamente da ogni sospetto di colpa poiché si sa immune da scelta, sebbene difenda il suo diritto a protrarre uno status quo ab antiquo di cui non è responsabile.
Sputiamo su Hegel e altri scritti è una raccolta che si rivolge direttamente e unicamente alle donne, con loro sole vuole dialogare. Per questo non è agevole, da uomini, dire la propria, senza sentirsi in dovere di esprimersi con cautela, come camminando sui vetri, su di una raccolta di scritti e idee secondo cui il movimento femminista è pieno di intrusi politici e filantropici e che mette […] in guardia gli osservatori maschili a fare di noi materia di studio, poiché ci è indifferente sia il consenso che la polemica. E non intromettersi sarebbe forse davvero, come suggerito, più dignitoso, se non almeno semplicemente più saggio, soprattutto se l’intromissione possa inficiare l’obiettivo dichiarato di quella riappropriazione di sé stesse, quella fioritura di una esistenza che rimane priorità assoluta in un discorso dove l’autocritica deve cedere il passo alla fantasia. Ma è anche vero che in premessa Lonzi stessa puntualizza che il rischio di questi scritti è che vengano presi come punti fermi teorici mentre riflettono solo un modo iniziale per me di uscire allo scoperto, quello in cui prevaleva lo sdegno per essermi accorta che la cultura maschile in ogni suo aspetto aveva teorizzato l’inferiorità della donna. […].
Negli ultimi cinquant’anni, diversi passi in una direzione positiva sono stati fatti: dalle, grazie alle e per le donne. Passi presi in una direzione mai battuta, per tracciare una strada nuova, senza una meta prefissata all’orizzonte. Perché d’altronde, se da un lato nessuno a priori è condizionato al punto da non potersi liberare, nessuno a priori sarà così non condizionato da essere libero, dall’altro infine non esiste la meta, esiste il presente. Noi [voi, per chi scrive] siamo il passato oscuro del mondo, noi realizziamo il presente.
Matteo Quartieri