
Autore: Stefania Rossotti
Pubblicato da Mondadori - Aprile 2012
Pagine: 95 - Genere: Psicologia / crescita personale
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Strade blu. Non Fiction
ISBN: 9788804616894

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Stefania e Claudia sono due amiche che si conoscono da anni: due amiche che condividono le vite da decenni. Fino a quando nel loro rapporto s’insinua una malattia che non intende farsi da parte. Una malattia che vuole prendersi tutto. Cosa succederà quando ci sarà riuscita? Cosa accadrà quando una delle due amiche smetterà di respirare per sempre? Quando attraverserà quel muro invisibile che separa la vita dalla non-vita? Il dialogo dovrà interrompersi? O potrà continuare, nonostante tutto?

Dove va a finire la nostra vita? E come e con chi? E soprattutto: perché?
È difficile dire “addio”. Quasi impossibile accettare di non poter più vedere quello sguardo che abbiamo amato. Non poter più sentire quel profumo a noi così noto. Quella risata inconfondibile. C’è un momento, quando perdiamo qualcuno, in cui non riusciamo a prendere atto di quello che sta accadendo. Una parte di noi è convinta che entrando in quella stanza, bussando a quella porta, chiamando quel numero… potremo ancora vedere chi invece non c’è più. Chi è andato via per sempre. Improvvisamente o magari lentamente.
Stefania Rossotti ci racconta la sua storia. La sua perdita. A lasciarla è stata una delle sue più care amiche, dopo una malattia che l’ha divorata inesorabilmente. Un’amica forte e determinata, una di quelle persone che sembrano sempre conoscere la strada. Come se il giorno della nascita qualcuno avesse dato loro una mappa dettagliata per permettergli di non smarrirsi mai. Ma anche quella donna così forte ha avuto bisogno di appoggiarsi e affidarsi. Bisogno di domandare: “Stefi, come faremo a parlarci?”. Sì, davanti al mistero della morte, Claudia vuole sapere come potrà continuare a confidarsi con la sua migliore amica. Stefania non ha risposte. Non può darle certezze ma le promette che un modo lo troveranno. Riusciranno a non perdersi. Continueranno a cercarsi. A capirsi. A volersi bene.
In questa ricerca di un contatto, di una via capace di mettere in comunicazione la vita con la morte (o la vita dei vivi con quella dei morti), Stefania non è sola. Ti parlo da una vita contiene le testimonianze di altre nove donne. Donne che hanno perso i loro affetti più cari ma non per questo si sono arrese. Donne cui sono stati strappati i figli in un incidente o durante un terremoto. Donne che hanno deciso di non mettere al mondo un figlio ma che non per questo hanno smesso di cercarlo. Al di là delle circostanze che hanno portato al distacco, quello che accomuna queste storie è la ricerca di un contatto. La necessità di ricreare un rapporto con chi non c’è più. Per continuare a vivere. Per continuare a dare un senso alle proprie giornate. E, nel momento in cui quel ponte appare, nell’attimo in cui sentono che chi è andato via in realtà è ancora con loro, allora la vita può tornare a sbocciare.
Loro stesse sono consapevoli di quanto ciò che raccontano possa suonare inconcepibile, a tratti folle. Forse anche assolutamente irreale.
Possono anche essere illusioni, non mi importa, mi fanno stare meglio
Illusioni cui aggrapparsi per non impazzire, per non soccombere sotto il peso di un dolore lacerante. Ma non per tutte è così. Per alcune si tratta di certezze. Di un dialogo reale con chi è lontano, lontanissimo, ma in qualche modo ancora vivo. Presente. Mai davvero scomparso.
Approfondimento
Ogni libro chiede qualcosa ai suoi lettori. Ti parlo da una vita ci chiede di mettere da parte il nostro scetticismo e le nostre perplessità. Metterli da parte fino a quando non avremo terminato la lettura. Non è semplice ma dobbiamo farlo. Solo così potremo ascoltare le voci di chi parla senza preconcetti. Senza il desiderio di mettere a tacere delle testimonianze che spesso non capiamo. È giusto lasciare che raccontino le loro esperienze, dando voce al proprio dolore. Dobbiamo sforzarci di non storcere il naso davanti a frasi che arrivano da un aldilà non definito o che vengono trascritte sotto un influsso indeterminato.
Arrivati all’ultima pagina, sarà possibile far sgorgare le nostre domande, i nostri dubbi, le nostre incertezze (e vi assicuro: saranno tanti!). Forse penseremo si tratti solo di suggestioni. Sogni. Miraggi. Di un artificio per affrontare il lutto. Oppure potremo credere sia tutto vero, saldi nella certezza che la morte non coincida mai con una fine ma solo con uno stato di transizione. E allora quel dialogo ci apparirà forse un po’ meno impossibile. Un po’ meno irreale. E nuovi, inaspettati scenari si spalancheranno davanti ai nostri occhi.