Autore: Giulia Alberico
Pubblicato da Sonzogno - Febbraio 2015
Pagine: 171 - Genere: Narrativa rosa, Romanzo di formazione
Collana: Romanzi
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Lea ha quarant'anni, fa la maestra elementare, ha un relazione decennale con Stefano ma è perennemente inquieta: un incontro casuale con un uomo le scombussolerà la vita, costringendola a confrontarsi, forse per la prima volta, con la realtà.
È difficile ascrivere Un amore sbagliato a un genere ben preciso: è sicuramente un opera di narrativa, parla di una storia d’amore, anche se non convenzionale, ma non è un romanzo rosa nel vero senso della parola. Per quanto sia Lea, sia l’uomo di cui si innamora, Marco, siamo decisamente “adulti”, mi viene spontaneo parlare di “romanzo di formazione”, perché entrambi mutano profondamente nel corso del romanzo, fino ad acquisire, all’ultima pagina, una maturità nuova.
Lea e Marco si incontrano per caso a un convegno, si scambiano gli indirizzi di posta elettronica e da questo scambio nasce una relazione difficile da definire: si scrivono, si raccontano le proprie giornate, e diventano importanti l’uno per l’altra. Si innamorano? Si vogliono bene? Si aggrappano l’uno all’altra? Giulia Alberico non dà una risposta precisa a questa domanda. Marco e Lea si incontrano poche volte nel corso della loro relazione che è più “mentale” che “fisica” e come se non bastasse anche Marco è impegnato: con un uomo, che è molto geloso e lo costringerà a chiudere ogni rapporto con la donna.
Lea troncherà la storia con Stefano e trascorrerà l’estate nella casa al mare da troppo tempo trascurata, insieme a una zia: la raggiungeranno anche le sue tre amiche che non smettono mai di sostenerla, di fare quadrato attorno a lei. La solidarietà femminile e la confidenza occupano un ruolo molto importante in questo romanzo nel quale l’introspezione psicologica e la comunicazione sono protagoniste. Marco e Lea si ritroveranno, cinque anni più e tardi e saranno, forse, pronti a confrontarsi l’uno con l’altra.
Elemento caratterizzante di Un amore sbagliato è, come dicevo, l’introspezione psicologica: Giulia Alberico scandaglia ogni atteggiamento, ogni pensiero di Lea. Grazie alla narrazione in terza persona riusciamo a mantenere una certa distanza con il personaggio, che a me è parso quasi fino alla fine poco equilibrato e decisamente infantile: un protagonista che suscita reazioni così forti nel lettore è decisamente riuscito.
Un ruolo molto importante è rivestito anche dal paesaggio circostante, dalla natura, dal clima, che sembra influenzare prepotentemente la sensibilità della donna: l’autrice descrive le sue emozioni in maniera delicata ma decisa, trasmettendoci le sensazioni di Lea.
Approfondimento:
Quando si scrive una recensione si dà essenzialmente un parere su un romanzo. Nel dare questo parere credo si debba essere onesti prima di tutto con se stessi e consci dei propri limiti, o di quanto la soggettività incida nella formulazione del parere stesso.
Quello che non ho apprezzato in Un amore sbagliato è lo stile dell’autrice: la storia è raccontata in maniera poco lineare, gli episodi si susseguono veloci, spesso incompleti, come “scene” di un film.
La descrizione della natura, dei pensieri di Lea, delle sue emozioni, sono condotte con un linguaggio ricercato e con un ricorso frequentissimo all’ipotassi che, soprattutto nelle descrizioni, rende la lettura faticosa. Mi è capitato spesso di dover tornare indietro a rileggere una frase, per poi rendermi conto che era stata costruita una struttura sintattica ridondante intorno a un concetto quasi banale. Per contrasto, i dialoghi sono resi con un linguaggio molto colloquiale, a parer mio quasi troppo: so che la sostituzione del condizionale con l’imperfetto è ormai ammessa nella lingua parlata, e di conseguenza nella resa scritta del parlato, ma fatico ad accettarla all’interno di una cornice così barocca; senza contare che Lea ha un Dottorato, è un’insegnante e dovrebbe parlare correttamente.
Mi ripeto: probabilmente ho colto questo aspetto come un “difetto” perché preferisco leggere romanzi costruiti con uno stile più uniforme, complesso ma comunque lineare.