Autore: Håkan Axlander Sundquist, Jerker Eriksson
Pubblicato da Corbaccio - Settembre 2012
Pagine: 479 - Genere: Thriller
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Narratori Corbaccio
ISBN: 9788863804089
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“L’autentico perdono consiste nel perdonare qualcuno che non si può perdonare, pensa. Solo un dio ne sarebbe capace….il vero perdono è impossibile, pazzo e incosciente, pensa lei. E poiché lei si aspetta che i colpevoli si pentano, il perdono non può mai compiersi. La memoria è e rimane una ferita che non si può rimarginare.”
Jeanette Kihlberg, commissario della polizia di Stoccolma, si trova ad indagare su tutta una serie di omicidi molto crudi e violenti tra i quali sospetta esista un nesso che solo alla fine riesce a individuare. Per farlo deve tornare indietro nel tempo, scoprire i legami esistenti tra le diverse vittime, ricostruire il passato per trovare la chiave del presente. Tutto quello che scopre va ad inserirsi all’interno di un altro caso a lei affidato mesi prima, messo forzatamente a tacere dall’alto; il caso in questione, che lei si ostina a non archiviare continuando ad indagare per conto suo, riguarda diversi episodi di abusi su minori. A quei bambini e a quelle e bambine, vittime innocenti di grandi barbarie, lei vuole rendere giustizia a tutti i costi.
Per svolgere le sue indagini chiede aiuto ad una psicologa, Sofia Zetterlund, donna che lei stima e ama. A Sofia spetterà il difficile compito di far parlare le ragazzine vittime di tali abusi, Ulrika Wendin e Linnea Lundstrom, di ottenere la loro fiducia per potersi addentrare nei meandri dei loro pensieri, tra le cose non dette o dette a metà, tra i ricordi e le paure che si trovano ad affrontare, lasciate a se stesse, ai loro tormenti e continui sensi di colpa. Con intuizione e istinto, con perizia e cocciutaggine le due donne riescono finalmente a intravedere un po’ di luce in fondo al tunnel…almeno così pare a Jeanette, ma Sofia? La psicologa attenta e scrupolosa in ambito lavorativo si trasforma tra le quattro mura della sua casa: lì dentro è Victoria Bergman, l’altra se stessa, la donna che così tanto Jeanette cerca per risolvere il caso, ad avere la meglio sulla sua mente e sul suo corpo, prendendone possesso e facendole fare cose che lei non ricorderà. Il suo passato crudele e violento a tratti si fa strada nei suoi pensieri, senza però darle la visione d’insieme di tutta la sua vita che le permetterebbe di capire chi lei veramente sia. Nessuno sa nulla di tutto questo, nessuno!
Più di una volta avrebbe voluto confessare alla sua amica-amante la verità, ma qualcosa alla fine le ha sempre impedito di farlo. Eppure il momento di giocare a carte scoperte si sta avvicinando, Sofia lo sente, come reagirà Jeanette di fronte al mostro che lei sospetta di essere?
Approfondimento
Una donna non dimentica mai è il secondo volume di quella che in Svezia è conosciuta come la “trilogia Victoria Bergmans svaghet” della quale fanno parte anche i romanzi “La stanza del male” e “Le regole del buio”. Chiunque si appresti a leggerlo sappia che non avrà il quadro completo di tutta la storia se non leggerà il libro precedente e quello successivo, cosa che io mi sono prefissata di fare al più presto. Siamo davanti ad un thriller a stampo prettamente psicologico. Le protagoniste sono donne e lo sono anche la maggior parte dei personaggi secondari che entrano in gioco man mano che si sviluppa la trama.
Il tema principale è quello della pedofilia e della vendetta. Le vittime dei numerosi assassinii che riempiono le pagine non vengono solo uccise, ma smembrate, lacerate, umiliate dal carnefice anche nella loro morte come atto di giustizia per le umiliazioni che loro stesse si prodigarono ad infliggere ad altri in passato. Nessuno può capire il perché di tutto questo perché nessuno lo ha vissuto. Solo Sofia, solo lei che era con loro, che ha dovuto subire questo calvario può riuscire a comprendere, ma lei ora non sa più chi è. La sua paura più grande è di essere stata l’artefice di qualcosa di simile a quello che vede accadere sotto i suoi occhi, ma non ricorda. Cerca di smascherarsi, di registrare i discorsi del suo alter ego quando questo prende possesso del suo corpo, ma le informazioni che le arrivano sono frammentarie e inserire i suoi ricordi al loro interno diventa complicato.
Sono il prodotto di un’altra persona, pensa Sofia, di un altro io…Dove può trovare il punto in comune? …deve trovare quel punto, ma per farlo deve scacciare il timore per i pensieri di Victoria. Deve osare fissarla negli occhi. Aprirsi a ciò da cui fugge da una vita.
In mezzo a tutte queste zone d’ombra però Sofia una cosa non dimentica. Ricorda bene la violenza subita da parte di suo padre prima e degli uomini a cui l’aveva affidata dopo. Suo padre, colui che l’avrebbe dovuta amare più di tutti diventa il suo peggior nemico. Tutto ciò che ora lei è colpa sua, di quel mostro che abusava di lei sin da bambina, di quell’uomo che nonostante le violenze sessuali, le botte subite, sentiva di sua proprietà fino al punto di essere gelosa di chiunque altra lui preferisse a lei.
Non odia più la ragazzina di servizio, poiché ha capito che non c’è nessuna rivalità tra loro. L’aveva capito quando il padre l’aveva picchiata giù alla piscina. Victoria è quella più importante per lui, la bambina è solo un giocattolo, una bambola di legno, nulla più di un trofeo.
Non ci sono buoni motivi per ricominciare, aveva detto lui. Tu sei sempre appartenuta a me e lo sarai per sempre. Lei percepiva quest’aspetto come se fosse due persone diverse. Una a cui lui piaceva e una che lo odiava.
Fa venire i brividi questo libro. Addentrarsi nei pensieri di Sofia, nelle sue sofferenze, nella crudeltà che le viene inflitta fa salire un groppo in gola. Più di una volta mi sono dovuta fermare e dirmi che stavo solamente leggendo un romanzo. Eppure so che tutta la violenza che qui dentro viene descritta non è solamente frutto della fantasia. Pensare che in qualche parte di questo mondo esista una Sofia fa male, lascia il cuore a pezzi, la sola idea che queste creature spesso non vengono neanche ascoltate, che basta avere del denaro per metterle a tacere fa montare dentro una rabbia impotente che mi porta a vergognarmi della società in cui viviamo. Creature indifese, alla mercé di mostri domestici, lasciate sole anche da chi le ha portate in grembo per nove mesi, madri che si voltano dall’altra parte per non vedere e far finta che tutto vada bene. Perché? Come può una madre lasciare che questo accada? Da dentro le mie quattro pareti rivestite di bambagia forse non riesco a capire questi drammi, non posso neanche avvicinarmi al sentire di chi violato nel corpo e nell’anima deve trovare un modo per sopravvivere. Non tutti ci riescono. La tua fanciullezza persa, la spensieratezza o la fiducia nel mondo non può ridartela nessuno. La gabbia che ti hanno costruito intorno non ha porte da cui evadere. Ecco perché Linnea non ci pensa due volte e, stanca di tutto, affida a quella corda legata al soffitto la sua libertà.
Un nodo scorsoio. Un passo sulla sedia e la fibbia della cintura sul gancio del soffitto…la cintura intorno al collo. Il rumore della televisione giù in soggiorno….domani compito in classe di matematica. Ha studiato tutta la settimana e sa che sarebbe andato molto bene. Un passo nell’aria…un piccolo passo e la sedia si capovolge a destra. Questa in realtà è un effusione meravigliosa.
Aira Ria