Autore: R. J. Palacio
Pubblicato da Giunti Junior - 2013
Pagine: 288 - Genere: Young Adult
Formato disponibile: Brossura
Collana: Biblioteca Junior
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August, detto “Auggie”, è un ragazzino nato con una rara malformazione al viso che rende la sua vita, e quella della sua famiglia, una continua lotta contro i pregiudizi della società per affermare la sua “normalità”.
E’ proprio il caso di dire Wonder! Auggie ci conquista sin dalle prime pagine proprio per questa sua normalità, che all’inizio ci sorprende e cui facciamo fatica a credere ma che ci viene poco a poco spiegata, rivelata potremmo dire, dall’accurata descrizione del suo mondo. Effettivamente potremmo considerare questo un romanzo corale in quanto Palacio affida la narrazione non solo ad August ma anche ad altri personaggi a lui vicini: la sorella Olivia, la sua amica Miranda, il ragazzo di Olivia Justin, l’Amico Jack, l’Amica Sumera ciascuno dei quali è dedicato un capitolo in cui essi rielaborano la storia (o le storie) dalla loro prospettiva, inserendo quindi anche frammenti della propria vita. La scelta di rendere parte attiva del racconto le persone più vicine ad Auggie può essere spiegata con l’intento di dare maggiore credibilità alla sua normalità, di arricchire di sfumature il suo percorso di vita, a partire dal momento della nascita (visto anche con un certo umorismo) fino a svilupparsi nelle prime uscite in pubblico con un casco d’astronauta in testa le ripetute operazioni, il tanto temuto ingresso a scuola.
In Wonder August ha una precisa personalità svincolata dal suo handicap tuttavia perfettamente e realisticamente integrata nella sua diversità, della quale fa anche un punto di forza (vedi le battute autoironiche sulla sua faccia); ha degli amici, veri proprio perché lo hanno scelto contro ogni regola di gruppo; menzione speciale per la cagnolina Daisy che mai ,ma proprio mai, gli ha fatto mancare il suo affetto (e qui si evidenzia come spesso accade la grande sensibilità e la totale mancanza di condizionamenti esterni degli animali). Man mano che si va avanti nella lettura di Wonder ci accorgiamo di conoscerlo sempre di più fino a considerarlo quasi un amico; gioiamo con lui ci arrabbiamo con lui soffriamo e siamo partecipi di ogni sua conquista (vedi gli auricolari) e il bello è che nel tono del racconto non c’è una nota di tristezza di vittimismo o di scoramento: tutto è raccontato con normalità.
Ecco, forse avrete notato che ho usato spesso questo termine e magari sembrerà strano, quasi fuori posto in una storia del genere ma vedrete che leggendolo è questa la sensazione che ne trarrete e credo sia il pregio maggiore del libro. Per il resto lo stile di Wonder è scorrevolissimo, adatto a tutte le età anzi consigliabilissimo a ragazzini e adolescenti. Difetti: forse un po’ troppo “buonismo” (chi non vorrebbe avere una famiglia così unita e amici così comprensivi e affettuosi?).Forse il mondo reale non accoglie sempre così i suoi “figli di un dio minore”, forse non c’è un preside Kiap che a dispetto del nome tutte le scuole vorrebbero avere, ma di sicuro storie così ci aiutano a riconsiderare nostro concetto di diversità che spesso più che essere una mancanza è fonte di arricchimento e di meraviglia: wonder, appunto.
Daniela De Francesco