
Autore: Sophie Hannah
Pubblicato da Mondadori - Settembre 2016
Pagine: 340 - Genere: Gialli
Formato disponibile: Brossura
Collana: Omnibus

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Dieci invitati in una villa di lusso. Una scrittrice di romanzi gialli. Un nuovo e assurdo testamento. Una frase lasciata a metà, un omicidio. E soprattutto, Hercule Poirot, che affianca l’ispettore Edward Catchpool per indagare su un crimine che tutti potrebbero aver commesso, ma di cui nessuno sembra responsabile.

Ciò che ho intenzione di dirvi risulterà scioccante…
Il nuovo testamento redatto da Athelinda Playford ha dello straordinario: la famosa ed eccentrica scrittrice ha deciso di nominare come unico erede il segretario Joseph Scotcher, privando i suoi figli e i rispettivi consorti delle ricchezze che sarebbero legittimamente spettate a loro. Quando la donna, durante una cena organizzata per l’occasione, dichiara le modifiche apportate al testamento, le reazioni dei presenti sono le più svariate: c’è chi si dispera, chi sembra pressoché indifferente, chi pare sul punto di esplodere dalla rabbia e chi addirittura si mostra divertito dalla situazione.
Alla cena, tra l’altro, non sono stati invitati solo i famigliari di Lady Playford e il suo segretario. Con loro siedono gli avvocati Gathercole e Rolfe, l’infermiera di Scotcher, Sophie Bourlet, l’ispettore di Scotland Yard Edward Catchpool e infine il famoso detective Hercule Poirot. Con l’aiuto di quest’ultimo, sarà l’ispettore Catchpool a guidarci negli intrighi che segneranno la notte a casa Playford, quando si consumerà un omicidio che di primo impatto sembra non lasciare dubbi sulla sua natura.
La cassa aperta è un romanzo scritto alla maniera di Agatha Christie: ne riprende lo stile e fa rinascere il suo personaggio di maggior successo, Hercule Poirot, anche se questi non è il protagonista della storia, bensì un aiutante. Il vero protagonista è Edward Catchpool, meno abile e famoso del detective belga, ma in grado di suscitare simpatia e affetto, anche per il senso di inferiorità professionale che il personaggio percepisce lavorando al fianco di Poirot.
Devo ammettere che inizialmente ero scettica circa la buona riuscita di questo romanzo. L’idea di vedere un personaggio come Poirot rimaneggiato da un’autrice che non fosse Agatha Christie mi lasciava perplessa. In realtà, il libro si è rivelato piacevole, scorrevole e simpatico, e i timori riguardo all’ispettore belga si sono rivelati infondati e, al contrario, la sua presenza è stata gradevole. A tratti divertente e grottesca, a tratti più concitata, la storia riesce a tenere vivo l’interesse del lettore con atmosfere meno cupe e più stravaganti di tanti altri romanzi gialli.
Tuttavia, a lasciarmi in parte insoddisfatta è stata l’artificiosità di alcuni tratti, soprattutto stilistici, del romanzo. Sophie Hannah scrive di un’epoca che non appartiene né a noi né all’autrice, e questo particolare a mio avviso trapela dalla narrazione. L’impressione che ho avuto è stata quella di trovarmi in una ricostruzione di cartone, una sorta di set cinematografico, con personaggi simpatici ma un po’ sbiaditi. Nel complesso, comunque, La cassa aperta è un romanzo ben riuscito, di cui consiglierei la lettura.
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Approfondimento
Quella compiuta da Sophie Hannah è un’operazione rischiosa: ha inserito personaggi in contesti lontani dalla nostra realtà, conferendo loro caratteristiche conformi al tempo in cui si muovono. Il risultato è stato, a mio avviso, un testo singolare per la sua natura, ma leggermente forzato. La differenza che ho notato tra Agatha Christie e Sophie Hannah sta nella capacità di fare immergere il lettore nell’azione; mentre Agatha Christie ha uno stile più vivido, evocativo e minuzioso, con La cassa aperta ho avuto la sensazione di essere spettatrice di un romanzo, piuttosto che sentirmi parte di esso.
Consiglierei comunque la lettura di La cassa aperta sia agli amanti del giallo, sia a lettori meno appassionati del genere. Ho trovato divertente la nota comica che l’autrice conferisce qua e là alla narrazione, una nota data tanto dalla goffaggine di alcuni personaggi, quanto da sarcasmo, ironia e incomprensioni nelle interazioni tra questi. In particolare mi è piaciuta la presenza della cuoca Brigid Marsh, una donna robusta e nervosa, dai modi piuttosto grossolani, che di tanto in tanto fa capolino tra gli invitati sbraitando frasi stizzite e metafore a sfondo gastronomico.
Brigid Marsh, con una retina intorno ai capelli e una camicia da notte ornata da grossi bottoni rosa, colse l’occasione per aggredirmi verbalmente in segno di rappresaglia. Per motivi a me ignoti, si mise a gridarmi in faccia i menu provvisori del pranzo e della cena dell’indomani, finché non battei in ritirata.
Susanna Brioschi