La corsa di Billy
Autore: Patricia Nell Warren
Pubblicato da Fazi - Gennaio 2017
Pagine: 332 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Le strade
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Harlan Brown è allenatore della squadra di atletica della prestigiosa Penn State University, fin quando non viene allon-tanato per sospetta omosessualità. Inizia per l’allenatore trentenne un lungo viaggio fatto di sfide, di nuove incontri e di grandi conquiste.
Eppure si continua a fingere che lo sport sia il solenne santuario del maschio etero americano.
Il giovane Harlan Brown, podista e allenatore, sembra destinato a raggiungere i vertici della carriera sportiva. Il suo ingresso alla Penn State University segnerà, invece, in maniera del tutto inaspettata il declino della sua buona stella. Accusato di aver molestato un giovane atleta, la sua dignità personale sarà messa in discussione. Aleggia, infatti, su di lui lo spettro dell’omosessualità. Licenziato e allontanato da tutti, famiglia compresa, si ritroverà solo dinanzi ai demoni che lo assalgono, dilaniato tra l’affermazione della sua identità sessuale e i virili insegnamenti mutuati dal padre e dalla religione. Persosi nel tentativo di ritrovarsi, Harlan decide di rinunciare all’amore, reprimendo tutti gli impulsi che non possono trovare soddisfazione a pagamento. I rigidi diktat cui si sottopone sono, però, destinati a crollare nel momento in cui Billy Sive entra nella sua vita agonistica, riaprendo ferite mai rimarginate e alimentando nuovi tormenti.
La corsa di Billy è un romanzo figlio del suo tempo in cui si sente tutto l’ardore per l’affermazione dei diritti civili in un mondo in cui la discriminazione sessuale, insieme a quella razziale, raggiunge forme spesso repressive. Il libro risulta a tratti avvincente, soprattutto quando la lotta individuale è un tutt’uno con quella agonistica.
Dolceamaro, sognante e crudo come i suoi protagonisti, La corsa di Billy scava un varco nel cuore del lettore, indifeso anch’egli, dinanzi alla brutalità dell’esistenza.
Approfondimento
Il merito principale di Patricia Nell Warren risiede nell’aver consegnato al lettore personaggi credibili, tanto che viene spesso da chiedersi se essi siano esistiti realmente. Reali sono senza alcun dubbio le lotte che gli omosessuali, moderni indiani confinati nelle riserve, hanno dovuto affrontare per vivere liberamente la propria sessualità, uscendo dai ghetti in cui la società li ha condannati.
Eravamo animali da preda. Ammassati nel buio sottosuolo, come cristiani nelle catacombe, proteggevamo la piccola fiamma della nostra fede sessuale. Quale probo imperatore avrebbe emesso l’editto che ci consentiva di uscire alla luce del giorno? Che male facevamo? Gli assassini e i ladri fanno del male alle persone, noi non facevamo male a nessuno, salvo forse, confusi e pieni di sensi di colpa irrisolti com’eravamo, a noi stessi.
La domanda di Harlan, indicativa della loro esclusione dalla vita quotidiana, aggravata dal senso di colpa che sempre scaturisce dalla sensazione di deludere gli altri, trova infine una risposta soddisfacente nella sentenza proclamata dalla Corte Suprema. Il 17 febbraio 1975, infatti, vengono abolite le leggi sulla sodomia e sancita l’anticostituzionalità di tutti i tentativi volti a regolamentare le pratiche sessuali tra adulti consenzienti.
Tuttavia, altre battaglie attendono il giovane allenatore. Prima tra tutte la sfida lanciatagli da Eros che Harlan affronta con ritrosìa. Chi ha familiarità con la lirica greca di VI sec. a. C. ritroverà, nell’atteggiamento del protagonista, l’eco dei versi di Ibico (fr. West 287). Il poeta (come il nostro allenatore), stanco dei tormenti amorosi e desideroso di trovare la pace dei sensi, è ancora chiamato ad affrontare le “reti inestricabili di Afrodite”. Come nella lirica, anche ne La corsa di Billy il tema dell’amore è reso con la metafora della gara. Ma gli spunti agonistici sono ulteriormente sviluppati dall’autrice americana, che, con le prove atletiche sostenute da Billy, sancisce le tappe della conquista della comunità gay degli anni Settanta. Si considerino le stesse parole del giovane Sive:
Io sono un gesto politico vivente. Non devo fare nulla, è sufficiente che ci sia.
Lo stile schietto, e spesso brutale, è funzionale alla descrizione di una realtà che rifugge i falsi pietismi. Un’opera, La corsa di Billy, toccante ed esaltante al tempo stesso.
Mariangela Librizzi