
Autore: Anosh Irani
Pubblicato da Piemme - Marzo 2017
Pagine: 300 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida

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Madhu è una hijra, appartiene cioè al terzo sesso, né maschio né femmina, in hurdu “migrazione”. È il cuore pulsante di Khamatipura, il quartiere a luci rosse di Bombay. Superati i quarant’anni e lasciata la pro-stituzione, ora vive di espedienti. Le viene affidato il compito di preparare Kinjal, di dieci anni, alla vita da prostituta all’interno del quartiere. Il compito si rivela più difficile di quanto non è mai stato in passato do-vendo ora fare i conti con la propria storia, i propri ricordi e ritrovandosi a fare un amaro bilancio della pro-pria esistenza.

Madhu sapeva che di gabbia ce n’era una sola. Iniziava al cinema Alexandra e terminava all’albero della biancheria. Era una gabbia senza sbarre e aveva un nome e se Madhu avesse avuto la possibilità di vivere un’altra vita, avrebbe voluto fare la guida turistica, e ai suoi genitori avrebbe raccontato tutta questa storia sin dall’inizio, nell’attimo stesso in cui fosse scivolata giù dalle nuvole per entrare nel grembo di sua madre e poi uscirne di nuovo, già con le sue prime parole avrebbe indicato questa gabbia all’aria aperta, questa ferita nella città, e avrebbe annunciato con la pompa e la grandiosità di un cacciatore di leoni: “Benvenuti alla Gabbia. Benvenuti a Kamathipura”.
Divenuto una hijra all’età di quattordici anni, Madhu ora ne ha quasi quaranta e, abbandonata la prostituzione, continua a vivere a Khamatipura, il quartiere a luci rosse di Bombay. Qui, si prende cura della sua maestra, la gurumai, ormai vecchia e malata.
Madhu si è sempre sentito inadeguato e rifiutato da parte dei suoi genitori, considerato addirittura uno scherzo della natura, nascosto dai vicini. La conferma di ciò, giunge con la nascita di suo fratello, invece ricoperto di lodi e attenzioni.
L’incontro casuale con la gurumai rappresenta per Madhu l’occasione per trovare conforto. La sua dimora, la Casa delle Hijra, è un rifugio sicuro per tutte le persone che come lui sono considerate delle reiette della società.
Liberata dalle convenzioni sociali, liberata da sé stessa e dal suo corpo sbagliato, nella Casa delle Hijra riesce a sbocciare divenendo il cuore pulsante di Khamatipura, una leonessa con una criniera fluente.
Ma la bellezza è effimera e destinata a svanire e quando il corpo comincia a reclamare ciò che è realmente, anche la mente inizia a tornare al passato per fare inevitabilmente i conti con ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere. I pensieri volano spesso al di là del ponte, nel quartiere dove vivono ancora i suoi genitori e dove ha trascorso la sua infanzia solitaria. Ed è sempre dal ponte che Madhu osserva la casa dove è cresciuto pensando con dolore a come sarebbe stata la sua vita se i suoi genitori non avessero rinunciato a lui.
A Khamatipura, Madhu ha lavorato per molti anni nel bordello della sua maestra e ha prestato servizio per Padma, proprietaria di uno dei più grandi bordelli di Khamatipura. Per lei, si è occupata di addestrare e preparare i “pacchetti”, come sono chiamate le giovani bambine vendute dalle famiglie ai bordelli di Bombay per pochi soldi. Madhu, l’unica che ne percepisce il terrore e il senso di smarrimento, insegna loro a non ribellarsi e a piegarsi allo sfruttamento e alla violenza alla quale saranno sottoposte per il resto della loro vita.
Approfondimento
Madhu è un personaggio ricco di contraddizioni, con sentimenti ruvidi come la vita che ha condotto ma di grande animo. Sono i suoi pensieri a fare da filo conduttore in La gabbia di fiori, le sue emozioni, i ricordi della sua infanzia e del suo arrivo nella Casa delle Hijra.
I sentimenti si intrecciano alla narrazione degli avvenimenti e alla descrizione dell’addestramento della giovane Kinjal.
La solitudine e il dolore di questi due personaggi (Madhu e Kinjal) sono descritti in modo spiazzante, a volte angosciante costringendoci tuttavia a proseguire la lettura per scoprire cosa potrà dar loro la pace interiore tanto agognata.
La gabbia dei fiori di Anosh Irani ci mette difronte a una realtà drammatica di cui mai vorremmo conoscere nulla. I pregiudizi, la violenza, la condizione delle donne nell’Asia meridionale, la droga e la prostituzione, la povertà, sono temi che emergono in questo racconto con estrema violenza e che sono emblematicamente racchiusi nel titolo.
Ecco chi sono i fiori nella gabbia, bambine e giovani donne maltrattate e controllate a vista dal loro arrivo a Khamatipura fino a quando non hanno più nulla di desiderabile, tremendamente maltrattate e senza nessuna speranza di fuggire. Bambine violate nel corpo, nella mente e nell’animo, che perdono identità e fiducia nel futuro.
Madhu ci stupisce continuamente per la sua contraddittorietà, ci svela il contrasto tra l’amarezza nei confronti della vita e la delicatezza dell’animo anche nello squallore dei bassifondi, dove tutto sfiorisce.
Cristina Ciambella
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