
Autore: Maurizio Maggiani
Pubblicato da Feltrinelli - Novembre 2016
Pagine: 159 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Varia

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Una raccolta di storie, storie legate alla natura che ci permettono di aprire lo sguardo oltre alla nostra quo-tidianità lontana dalla semplicità delle cose della terra, troppo concentrata sulla freneticità della vita di cit-tà.

E invece ora sono qui, e cammino in questa sera di smagliante solstizio per una stradella ai bordi di un campo di grano. Le spighe sono pronte per la trebbia, reclinate sullo stelo, gravide indiscutibilmente dorate, e sento. Sento la brezza che viene dall’est, dal tramonto della Pannonia, forse ancora da più in là nell’Oriente, forse dalla Cina e vedo che è un canto. Un canto che è indicibile, non solo perché è stato già detto da tutti quei poeti e poetastri, ma perché è così vero e così struggente, così chiaro e misterioso, così terrigno e così divino, che non sai proprio, non sai proprio che altro pensare se non di essere li,ad ascoltare senza disturbare.
Maurizio Maggiani è cresciuto in campagna, come ci dice lui stesso in La zecca e la rosa, e alla campagna è ritornato da grande. Ci accompagna in questo viaggio attraverso affascinanti piccoli racconti da abile guida, facendoci avvicinare in punta di piede come ammirati spettatori allo spettacolo della natura. Ci presenta in questo piccolo capolavoro una serie di immagini legate alla terra dettate da ricordi o da avvenimenti o da sensazioni che sono prodotte dal determinato fiore o animale di volta in volta descritto.
Partendo dalla a di Abete fino ad arrivare alla z di Zecca in rigoroso ordine alfabetico ci presenta un piccolo compendio che ci permette in un secondo di immergerci nei profumi della primavera, di udire il canto del vento e di sentire il freddo gelido dell’inverno senza mai allontanarci dalle nostre case e mai cadendo nel banale. Tutto ciò accompagnato da delle bellissime illustrazioni che permettono ancora di più di farci assorbire nella pagine del libro.
Forse che di questa stagione c’è qualcosa di più bello e ridente e gioioso che soffiare un soffione? C’è forse qualcosa di più ziesco, materno e fraterno che insegnare a un bambino a soffiare per bene un soffione?
La zecca e la rosa è una riflessione sulla natura che molto spesso ci scordiamo di osservare, una riflessione accompagnata anche nel finale di ogni racconto da una sottile freddura che fa da invito a guardare le cose con un’altra prospettiva, con uno sguardo più attento, per poter ammirare le meraviglie che ci circondano, le piccole e semplici cose della vita troppo spesso trascurate dall’uomo preso da ben altro nel suo quotidiano.
Approfondimento
Maggiani ci permette di entrare in stretto contatto con la vita di campagna. Ogni avvenimento naturale, dallo sbocciare di un fiore alle foglie che cadono in autunno, viene descritto in maniera talmente accurata che sembra di sentire il rumore delle foglie che fanno “crac” sotto i piedi. A essere sottolineata con singolare maestria però non è soltanto la bellezza, ma è proprio questa bellezza che ci sfugge; alla fine di ogni racconto arriva infatti il monito all’uomo contemporaneo tacciato di distrazione.
La cosa che più ho amato è che tutto ciò di cui si parla viene sempre descritto senza mai cadere nel banale, e se qualche volta si inciampa nello stereotipo ecco che Maggiani è subito pronto a smontarlo e a presentarci l’elemento sotto una nuova luce. Non so se l’autore riesce nel suo intento, ma per lo meno riesce per qualche ora a distrarti dai rumori della città a farti venir voglia di buttarti a capofitto in un prato fiorito e ascoltare semplicemente i suoni della natura respirando aria pulita.
La zecca e la rosa è un libro da amare e da tenere li sul comodino ogni volta che si ha nostalgia delle cose semplici della vita, delle piccole abitudini scandite dai ritmi stagionali o dei sapori veri come quello di una pesca colta dall’albero e non di quelle comprate al supermercato.
Maria Chiara
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