Autore: Enrico Macioci
Pubblicato da Mondadori - Febbraio 2017
Pagine: 276 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Scrittori italiani e stranieri
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Riccardo ha perso la moglie Lisa in una notte di novembre, in modo repentino, senza alcun preavviso. A condividere il suo dolore c’è il figlio Nicola, bambino sensibile e acuto con una grande passione per lo yeti. Per Riccardo, una vacanza estiva diventa l’occasione per consolidare il legame con il figlio e per scoprire con sgomento quanto la distanza tra Bene e Male possa rivelarsi effimera.
Stava per compiere sei anni e ciò mi procurava angoscia e sollievo. Eravamo come personaggi d’un videogame sul punto di terminare un livello per passare a quello successivo.
Siamo abituati a programmare: programmare una vita in cui ci sembra di dover mettere in ordine una serie di caselline. E, qualche volta, gli incastri appaiono perfetti. Riccardo ha quasi quarant’anni, nel letto accanto a lui dorme Lisa: sua moglie, la donna che ama. Poco distante, nella stanza affianco, c’è Nicola: suo figlio. Tutto in ordine. Nessuna nota stonata. Ma poche ore dopo sua moglie non c’è più: un infarto miocardico acuto l’ha portata via per sempre. Tutto salta. Non ci sono più certezze. La vita è interamente da riscrivere. Riscrivere con la consapevolezza che il Male esiste e può penetrare nelle nostre esistenze prima ancora che sia possibile rendersene conto.
Ma Riccardo non è solo: c’è Nicola. Come proteggere un bambino di appena cinque anni dalla brutalità della vita? Come aiutarlo a capire il senso della perdita che ha dovuto subire? Riccardo non lo sa. Non ha né ricette né risposte. Sa però che con quel figlio ha bisogno di ricostruire un rapporto solido, per questo decide di allontanarsi da tutti per trascorrere le vacanze estive al mare. E se di solito si aspettano le ferie per evadere dalla realtà, Riccardo spera di potervi ritrovare una quotidianità che abbia il sapore della normalità. All’arrivo nella casa al mare si unisce l’incontro con Walter, gestore del Long John Silver: barista appassionato di Stevenson nel quale Riccardo trova un amico. Nel frattempo, il piccolo Nicola sembra quasi calamitato dalla figura di Teodoro Inverno, l’anziano vicino con cui trascorre ore intere a discutere dello yeti: la creatura misteriosa da cui si sente attratto e impaurito.
La routine balneare è improvvisamente scossa dalla scomparsa di Simona, una giovane animatrice che sparisce improvvisamente senza lasciare alcuna traccia. E se non fosse lei la prima ad essere sparita? Se nello stesso luogo e con le medesime modalità prima di lei fossero scomparse altre tre persone? Un caso? Per Riccardo, tormentato da continui incubi, diventa impossibile non interrogarsi su quelle sparizioni così strane. E se, alla fine, fosse vero che “ciò che non vogliamo vedere è sempre ciò che è più palese”?
Approfondimento
La scrittura di Enrico Macioci ha sul lettore lo stesso effetto che Teodoro Inverno produce su Nicola: l’effetto di una calamita. È una scrittura che attrae e coinvolge fino a far dimenticare la vita che ci circonda. Una scrittura che sorprende, creando situazioni inaspettate e imprevedibili. Una scrittura in cui l’irreale, confondendosi con il metaforico, si riversa nella realtà fondendosi con essa.
Lettera d’amore allo yeti è un romanzo che descrive le diverse e molteplici forme assunte dall’amore. Ma è anche un romanzo in cui si parla del Bene e del Male: poli opposti che convivono insieme in una lotta manichea verso l’affermazione. È inutile ricusare l’esistenza del Male: negarne la forza e la perseveranza è quasi un modo per potenziarne la carica. Il Male esiste ma questo non deve farci credere sia impossibile combatterlo. La vita, sembra dirci l’autore, è una continua alternanza di luci e ombre… un cammino ambiguo verso una meta incerta. Un cammino che vogliamo percorrere perché, in fondo, “siamo fragili, ma la nostra voglia di sopravvivere è tenace”.
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