
Autore: Lorenzo Marone
Pubblicato da Feltrinelli - Febbraio 2017
Pagine: 320 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: I narratori

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Una giovane avvocatessa senza peli sulla lingua, un Cane Superiore che tutto sa e niente dice, un vecchio Don che è più saggio dei saggi, una madre che beve quando è triste, un bambino più intelligente di tanti adulti e Primavera, una rondine che di sicuro fa primavera!

La protagonista di Magari domani resto è Luce, una trentenne napoletana onesta e combattiva, un avvocato sempre in jeans, anfibi e capelli corti. Luce si vede bloccata nel suo paese attorniato da una madre bigotta ed infelice, da un ex con la sindrome di Peter Pan e da un capo viscido e ambiguo. L’unico conforto sono le passeggiate con Alleria, il suo Cane Superiore, e le chiacchiere con il suo anziano vicino, don Vittorio. Un giorno a Luce viene affidata una causa per l’affidamento di un minore ed è così che, improvvisamente, si trova circondata da un bambino saggio, un artista di strada e una rondine. La causa di affidamento è forse la sua possibilità per mettere un po’ d’ordine nella sua testa e decidere: andarsene o restare?
Magari domani resto parla di quotidianità nella Napoli dei Quartieri Spagnoli dove vivere e crescere non è poi così facile. Ci parla di una donna che ha sempre pensato di fare l’avvocato ma che a trent’anni è stanca, stanca di quello che fa, stanca di molte persone che la circondano, stanca del suo Paese, stanca di essere stanca. Ci parla di una donna, Luce, che vuole cambiare la sua vita ma che non sa come farlo; non sa se il metodo giusto sia quello di mollare tutto, prendere e andarsene oppure restare e continuare a combattere. Ci parla di come possa risultare difficile la vita quando ti rendi conto che forse il lavoro che fai e come lo fai non è come te lo immaginavi e ci parla di come un cane possa salvare la vita di una donna profondamente triste per essere stata lasciata da uno che nella vita vuole fare il bambino di professione. Ci parla di un uomo anziano, su una sedia a rotelle che ascolta ogni giorno sempre la stessa canzone senza mai smettere di amarla e che dispensa consigli anche quando non ne ha intenzione. Ci parla di una madre e di un figlio che si amano nonostante le reciproche imperfezioni.
In Magari domani resto incontriamo l’amore, l’amicizia, la quotidianità, il lavoro e la famiglia, il dono più importante. Ci insegna che la famiglia non è sempre e solo quella legata a noi da legami di sangue perché è famiglia anche quell’anziano signore che ci fa trovare un piatto pronto di sera tardi anche se di solito non mangiamo e anche se lui a quell’ora sta già ronfando a letto; è famiglia anche quel cane, trovato abbandonato in un bidone dell’immondizia che ha imparato ad amarci e a conoscerci più di quanto noi ci amiamo e ci conosciamo; è famiglia quel bambino che ci vuole bene e che ci fa innamorare di lui anche se noi odiamo i bambini; è famiglia quella madre in minigonna, con le zeppe, con tette e labbra rifatte che ama suo figlio più di ogni altra cosa e ci è amica; è famiglia quella rondine che senza il nostro aiuto proprio non ce la fa a spiccare il primo volo.
Approfondimento
I personaggi (umani) di Magari domani resto sono molti e tra loro molto diversi; tra tutti, i miei preferiti sono Luce e don Vittorio. Luce è VERA, se deve dire un’imprecazione perché in quella situazione è veramente arrabbiata, la dice e non ha paura di mostrare le proprie emozioni. Non ha peli sulla lingua, è impetuosa, impulsiva e viscerale ma non agisce mai con stupidità o in modo irrazionale e per tutti questi motivi fa pure ridere, non sempre, perché ci sono più momenti seri che divertenti, ma più di qualche volta mi ha fatto proprio ridere o perlomeno sorridere. A mio avviso è un personaggio molto ben costruito.
Don Vittorio invece è molto diverso da Luce; è pacato, tranquillo, ragionevole e saggio. Quando parla è veramente una fonte di ispirazione, fa riflettere e arriva al cuore. Il tipico nonno che tutti vorremmo avere.
“Io non mi pento di nulla,” ho replicato fiera.
“E fai bene, perché tutto quello che abbiamo fatto è quello che potevamo fare in quel preciso momento della nostra vita. Io credo che alla fine quello che noi siamo davvero è scritto in quello che è stato il nostro percorso. Tutte le altre cose presenti negli elenchi che scriviamo, semplicemente non erano parte di noi, sono falsi obiettivi che mettiamo lì per sentirci migliori. In realtà potremmo benissimo non prendere mai una decisione nella vita e lasciarci guidare dall’istinto. Anzi, sono certo che saremmo tutti un po’ meno stressati se ci abbandonassimo al flusso delle cose senza avere la presunzione di poter cambiare questo o quel percorso. E sono sicuro che vivremmo la stessa identica vita che abbiamo vissuto. Quello che siamo è dentro di noi, il resto è tutta sovrastruttura. Superfluo. Siamo maestri nel ricordarci di cose superflue.”
Per quanto riguarda lo stile di scrittura, Magari domani resto è un libro molto scorrevole, si legge velocemente e viene usato il dialetto napoletano. Questo è per me sia un pregio sia un difetto: di certo fa entrare il lettore ancora di più nella storia narrata e nell’ambientazione napoletana, ma allo stesso tempo può essere per qualche difficoltà nella comprensione di alcune parole che sì, potevano essere parzialmente capite dal senso della frase, ma che sono state comunque fonte di rallentamento.
Ad ogni modo è un libro che mi è piaciuto molto e che consiglierei a tutti caldamente perché, al di là del fatto che la storia è bella, da queste pagine possiamo tutti trarre alcuni insegnamenti.
Alleria si alza a sedere e mi lecca la mano. Chino il capo e incontro i suoi occhi dolci. A volte mi domando come sia possibile sentirsi soli su questo cavolo di pianeta che ospita miliardi di specie, che straborda di vita, di esseri animali e vegetali, insetti e persone. E invece è proprio così, siamo tutti continuamente alla ricerca di qualcuno che ci accompagni lungo il percorso, spinti dal desiderio di trovare l’amore eterno, che sia quello di un figlio, un compagno o una madre, e nemmeno ci accorgiamo che, a volte, basta un amico che ti fa trovare la tavola imbandita e un messaggio sulla porta di casa, o gli occhi lucidi del tuo cane che ti fissano senza un perché.
Erika