Autore: Nando dalla Chiesa
Pubblicato da Melampo - Aprile 2017
Pagine: 236 - Genere: Saggi
Formato disponibile: Brossura
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Gli anni ‘80, la P2, la finanza criminale, la certezza dell’esistenza di Cosa Nostra, il Maxiprocesso dell’86, le stragi di Capaci e via D’Amelio. Una serie inarrestabile e intricata di avvenimenti su cui le pagine di Una strage semplice tentano di fare ordine e chiarezza.
Chi era quel giudice con la barba furbo e sospettoso come un mafioso, e che dallo sguardo e dalla mimica appariva terribilmente siciliano, anzi il più siciliano di tutti?
In Una strage semplice ci troviamo davanti a una vicenda che può essere letta e raccontata da direzioni diverse. Possiamo decidere di partire dal giorno in cui tutto, o quasi, è finito: il 23 maggio 1992. Data che richiama alla memoria la strage di Capaci in cui, oltre al giudice Giovanni Falcone, persero la vita la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Possiamo, però, spingerci ancora oltre, fino al 19 luglio 1992, e raggiungere l’epilogo conclusivo di questa storia: la strage di via D’Amelio in cui ad essere uccisi furono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti.
Possiamo al contrario decidere di seguire cronologicamente gli eventi tumultuosi che agitarono e cambiarono l’Italia lungo il corso degli anni ‘80. Un decennio che si aprì su un Paese deciso a combattere il terrorismo e ancora convinto che la mafia fosse un problema legato solo alla Sicilia. Ma c’è di più. Perché prima ancora di poterla combattere, il giudice Falcone dovette riuscire a mostrare all’Italia l’esistenza stessa dell’organizzazione mafiosa. Fino a quando, infatti, la mafia fosse apparsa come un’entità ufficialmente inesistente, sarebbe stato impossibile riuscire a scovare e punire boss e gregari.
Fu grazie alla testimonianza del collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta che divenne possibile iniziare a squarciare lo spesso strato di omertà sotto cui la mafia continuava a prosperare: “come il re della favola, fu nuda la mafia ma fu nuda anche l’Italia che non l’aveva combattuta”. Fu così che il 10 febbraio 1986 iniziò lo storico Maxiprocesso che portò alla sbarra 475 imputati. Per la prima volta veniva applicata su larga scala la legge sul reato di associazione mafiosa, “era una intera società criminale, l’associazione Cosa Nostra nel suo insieme, che veniva accusata di gravissimi reati”.
La mafia non era più un’idea o un modo di pensare: era un’organizzazione concreta i cui membri, accusati di azioni illegali e spesso delittuose, potevano essere condotti in tribunale e condannati. Si trattò di una svolta incredibile, un cambio di passo destinato a rivoluzionare il futuro del nostro Paese. Ma fu anche il momento in cui al giudice Falcone divenne chiaro di aver firmato la sua stessa condanna a morte. Tra le colpe più gravi, infatti, che Cosa Nostra non gli avrebbe mai potuto perdonare ci fu quella di aver “violato per sempre il mito dell’omertà, della mafia impenetrabile”. Una “colpa” per cui ognuno di noi dovrebbe essergli infinitamente riconoscente.
Approfondimento
La storia ha spesso bisogno di tempo per poter essere studiata e capita. Nando dalla Chiesa in Una strage semplice espone con lucidità eventi che in passato hanno riempito pagine di giornali, infiammando animi e dibattiti. Ora, però, abbiamo la possibilità di guardarli da una prospettiva diversa, con un divario di circa trent’anni. Uno spazio di tempo che ha permesso di ricollegare fili spezzati, riannodando episodi apparentemente indipendenti.
Non solo, infatti, oggi conosciamo il tragico epilogo delle vicende riassunte in questo saggio, ma abbiamo la possibilità di rileggere con puntualità ed esattezza eventi che in passato apparvero confusi e scarsamente intelligibili. Questo permette di spazzare via la retorica e la vocazione al mistero per fare emergere i nodi e gli sviluppi di una vicenda oltremodo complessa. E allora forse è giusto partire dalla fine, avendo però ben chiaro un interrogativo fondamentale: oltre a Cosa Nostra, chi aveva motivo di temere Falcone tanto da entrare in sintonia con gli orizzonti operativi mafiosi?
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