Autore: Philip K. Dick
Pubblicato da Fanucci - Luglio 2016
Pagine: 405 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Numeri Uno
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Stuart Hadley è un giovane di belle speranza, ma irrequieto e tormentato, insoddisfatto del lavoro, del matrimonio, dell'ambiente in cui vive e si muove, incapace, tuttavia, di trovare certezze alle quali ancorarsi per non perdere la propria identità in un universo che gli appare caotico e insensato, in un'America in pieno sviluppo economico e già alle prese con le sue stesse contraddizioni sociali. Alla ricerca di se stesso, Stuart finisce per aderire a una sorta di setta religiosa, si lascia trasportare dalla sua nuova passione, ma liberarsi della depressione psicotica che lo affligge si rivelerà un'impresa più ardua del previsto.
Era quella cosa dentro di lui, l’incessante insoddisfazione, il cieco desiderio di raggiungere qualcosa di intangibile e sconosciuto.
Leggere Philip K. Dick è sempre un’esperienza impegnativa, che obbliga quasi il lettore a prestare tutta la sua attenzione, a riflettere, a partecipare, a considerare se stesso attraverso le pagine del romanzo, in questo caso di Voci dalla strada. Fin dall’inizio sappiamo bene che Stuart Handley è l’antieroe, un Ulisse moderno psicotico e frastornato alla ricerca di una sua dimensione e da subito Stuart è antipatico, quasi fastidioso: ha un buon lavoro, una casa dignitosa, una moglie bella e gentile ed un bimbo appena nato.. insomma cosa volere di più! Per lui il cerchio dovrebbe essere chiuso. Eppure… Eppure Stuart è insoddisfatto, è pervaso da una smania perenne, dalla ricerca di una dimensione che non sa dove cercare e di tanto bendidio, di tanta sicurezza lui non sa che farsene. Lui è un artista, un sognatore, aspira a qualcosa di grande, che però non riesce a tradurre in qualcosa di concreto e di reale, generando introno a lui solo un incolmabile e angoscioso vuoto, che comincia a riempire con l’alcol, con il fanatismo religioso di un predicatore nero, con l’invaghirsi per una donna fatale e distruttiva. Arriverà a distruggere persino se stesso, a perdersi in un delirio di voci e di incontri, di scelte sbagliate e persino paradossali, fino ad arrivare alla redenzione finale.
Voci dalla strada, romanzo molto complesso, dove i temi trattati sono davvero tanti: dal fanatismo religioso, con il richiamo ai predicatori delle apocalittiche sette neocristiane, al ritratto implacabile di un’America all’alba del maccartismo, con l’avanzare di una nuova generazione, inquieta e insicura, fino all’analisi dura e spietata della civiltà urbana, confusa, mediocre, mercificata, raggomitolata nel suo microcosmo insensibile, opposta al mondo rurale, ancora incontaminato, dove c’è bisogno di tutto, dove la modernità non è ancora arrivata, ma dove, paradossalmente, si può ancora rinascere.
Voci dalla strada è una romanzo denso, nebuloso, disomogeneo, non ci sono vincitori, non ci sono i belli-e-buoni, non c’è nessun esempio di positività nella varia umanità descritta da Dick, è il romanzo degli ultimi, di coloro che non trovano un posto, dei perdenti; ed è proprio questo il suo fascino, è la rincorsa degli ultimi che ne fa un romanzo memorabile .
Approfondimento
Dick ci racconta una storia di inquietudini, di smanie e di fallimenti; il lettore è pervaso da un senso di smarrimento, sa e sente come andrà a finire, vede sotto i suoi occhi sgretolarsi la vita e le infinite opportunità di Stuart, vorrebbe salvarlo, redimerlo, dirgli che quello che ha è il migliore dei mondi possibili, ed allora si schiera dalla parte di Ellen, la moglie di Stuart, buona e gentile che accetta rassegnata la follia distruttiva del marito, parteggia per Fergesson, il datore di lavoro di Stuart, che nonostante tutto, si fida di lui, lo sprona, gli assicura un lavoro ed un futuro; vorrebbe prendere per mano Stuart, rimediare alle sue scelte folli, salvarlo dalla sua stessa violenza distruttrice e dirgli che un mondo migliore non esiste e forse il migliore dei mondi possibili è proprio questo.
Handley non sembrava rendersi conto che nulla di lui era sopravvissuto. Nulla dei sogni, nulla di quella furia incontenibile che lo aveva fatto schiantare, impazzito e senza più controllo, contro l’indistruttibile vetrata del mondo. Era stato lui a rompersi contro quel vetro, mentre il mondo era rimasto intatto. E lui non lo sapeva.
Romina Celani