
Pubblicato da Gangemi Editore - 2016
Pagine: 95 -

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La tradizione cristiana vuole che l’immagine impressa nella Sacra Sindone, il lenzuolo di lino conservato nel Duomo di Torino, sia riconducibile a Gesù. Ma qual è stato il viaggio che questo telo ha dovuto compiere nel tempo, preservandosi sino ai giorni d’oggi? Walter e Angelo Memmolo, appellandosi a basi storiche, provano a ricostruire i primi movimenti della Sindone.

Marzo 42 D.C., Pietro fugge nella notte tra le buie vie di Gerusalemme, pregando che i soldati non siano già sulle sue tracce. Grazie all’intercessione di un angelo, l’apostolo è riuscito a fuggire di galera, dove Erode l’aveva rinchiuso per impedirgli di predicare. Pietro sa di non poter rimanere a Gerusalemme, così accompagnato dal suo discepolo Marco e guidato del navigante Teone, prende la via del mare alla volta di Roma, dove intende guidare le nascenti comunità cristiane.
Aprile 38 D.C., nel giorno della celebrazione Pasquale, Giuseppe D’Arimatea ripensa con dolore agli ultimi istanti di Gesù nella croce. Nel silenzio della sua casa, per la prima volta dopo molti anni, ricorda di aver conservato la sindone e il sudario di Cristo in un otre non più utilizzata. La legge ebraica impone di bruciare gli indumenti impuri appartenuti ai defunti, ma Giuseppe non aveva voluto distruggere il lenzuolo che aveva avvolto il Figlio dell’Uomo nel sepolcro e, pur correndo un grosso rischio, aveva deciso di conservarlo in segreto. Quel giorno di Pasqua, Giuseppe torna ai piedi dell’otre e ne estrae il contenuto dimenticato da così tanto tempo. Attento a non essere visto neppure da Giosuè, suo fedele servitore, l’uomo porta la sindone nella propria stanza dove grande è lo stupore che lo pervade quando i propri occhi distinguono l’immagine di Gesù impressa nel lenzuolo.
Ora seguendo Giuseppe D’Arimatea, ora seguendo Pietro, alternando i fatti del 38 D.C. e del 42 D.C., gli autori Walter e Angelo Memmolo ripercorrono la Passione di Cristo per poi tentare di ricostruire, passando dalla storia alle congetture, quanto accaduto negli anni immediatamente successivi. Pietro, Giuseppe e il Lenzuolo racconta le vicende di Pietro come profeta a Roma e, parallelamente, la volontà di Giuseppe di proteggere la Sacra Sindone.
Approfondimento
I fratelli Memmolo, specialisti in studi sindonici, fanno affidamento sulle proprie conoscenze storico-religiose per avanzare un’ipotesi circa il rinvenimento della Sacra Sindone. Attorno a questo elemento, i due autori intessono una trama che parte dalla Passione e arriva sino al 42 D.C., riprendendo la parola del Vangelo e colmando, con spirito puramente narrativo, quanto la storia non dice.
Il libro Pietro, Giuseppe e il Lenzuolo prende forma attraverso un linguaggio forbito, ricercato ma al contempo scorrevole ed è arricchito da immagini e mappe che aiutano il lettore nella comprensione del racconto. Aspetto positivo di questo lavoro, che sposa storia e supposizione, è la sua capacità di avvicinare il lettore a tematiche delicate in modo semplice e spontaneo. Inoltre, sebbene si percepisca fortemente la religiosità degli autori – che tra l’altro dedicano l’opera a Papa Francesco – il libro incontra tanto i credenti quanto gli scettici, senza alcuna imposizione.
Il titolo e la riconosciuta competenza sindonica dei Memmolo, alimentano una serie di aspettative attorno all’opera che vengono puntualmente tradite. Il libro tocca temi di seconda mano, visti e rivisti nella letteratura religiosa, seppur con toni narrativi inusuali. Gli autori arricchiscono il racconto del Vangelo con descrizioni di scarso rilievo, come l’aspetto fisico di Pietro piuttosto che la modalità con cui Gesù venne sciolto dalla croce, ma poco spazio è lasciato alla sindone. In altre parole, l’opera non fornisce approfondimenti in materia sindonica.
Pietro, Giuseppe e il Lenzuolo è sicuramente un espediente piacevole per avvicinare anche i lettori renitenti agli ultimi istanti della vita di Gesù.
Ulteriori informazioni sul sito del Gruppo napoletano di Sindonologia.