Autore: Angelo Martinelli
Pubblicato da BastogiLibri - 2015
Pagine: 130 - Formato disponibile: Brossura
Collana: Percorsi narrativi
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La cattiva signorina di Angelo Martinelli è una storia investigativa tragicomica: un delitto alle prese con un magistrato ironico. O forse viceversa.
La cattiva signorina non è cattiva e forse non è nemmeno signorina, è piuttosto un prestito ad alcuni versi della bellissima poesia “Cocotte” di Gozzano:
«Una cocotte!…»
«Che vuol dire, mammina?»
«Vuol dire una cattiva signorina:
non bisogna parlare alla vicina!»
Il termine Cocotte, usato nella sua accezione antica e non in quella del Francese moderno, si riferisce alla donna che esercita il lavoro più vecchio del mondo. Quel “cattiva signorina” pronunciato dalla mammina della poesia cade a pennello, così come su questa storia. La cattiva signorina si chiama Luisa Sereni, ha smesso di esercitare e vive con una certa agiatezza al civico 23 di Viale Marinelli. Non bisogna parlare alla vicina, direbbe la mammina, ma sarebbe superfluo. È lei a non volerlo fare, passando inosservata, fino al giorno in cui non potrà più farlo, morendo assassinata. Lascia una bellezza intatta, un gatto e molte domande agli inquirenti.
Il giorno seguente al delitto inizierà la storia raccontata da Angelo Martinelli. Conoscerete il giudice Angeli, protagonista assoluto della scena, Roberti in veste di medico legale nonché grande amico di Angeli, indagati e indaganti, prelati, e una serie di personaggi che si muoveranno dietro le quinte del Tribunale. Il delicato compito di Angeli, come sempre richiede il suo ruolo, è quello di far in modo che la giustizia sia più giusta possibile, che sia indirizzata a dovere. Per ottenere questo scopo il segreto è dar rilievo ai dettagli giusti, quelli che non sono prove, evidenze, confessioni di opinioni ma semplici dubbi. Possibilità tra tante, verosimili o inverosimili, e mettere insieme questi dettagli attraverso la deduzione e l’abilità investigativa.
Il giudice Angeli non è un novellino, è scaltro, uno Sherlock Holmes senza pipa: come esso ascolta tutti, non corre alle conclusioni, non esprime giudizi anzitempo. Lavora in una squadra di cui si sente il solista. Non sente, come i colleghi, il peso di un prestigio che la società dovrebbe tributargli a motivo delle importanti facoltà decisionali che può esercitare. È un grande umorista, questo non prendersi/prendere gli altri sul serio modifica inesorabilmente l‘andamento del libro che nelle prime pagine pare essere un giallo e poi si rivela come una storia investigativa tragicomica.
Nel balletto degli indagati, le convocazioni di Angeli in Tribunale, nelle conversazioni private sull’inchiesta e non, persino nei dialoghi con i gatti: l’umorismo pervade le pagine, nessuno può sfuggir a questo incalzante modo di procedere che ha l’effetto finale di mettere alle strette. Attraverso questa particolarità del modo di comunicare il giudice Angeli prende le “misure” alle persone, senza che esse possano comprendere, attivare contromisure, pilotare le impressioni altrui. Lui è il giocatore, gli altri sono il gioco. Il gioco può solamente farsi giocare (anche nel suo secondo significato), questo è l’ordine delle cose.
Anche Angeli verrà messo alle strette, da un procedimento interno a suo carico che potrebbe distrarlo dalle indagini. Potrebbe diventare il gioco di qualcun altro. È impossibile non provare simpatia per questo personaggio e nutrire spontaneamente fiducia in lui e nei suoi metodi, fin dalle prime pagine. Chi aveva interesse ad uccidere la vecchia Cocotte? Chi si occuperà del suo gatto? Chi vincerà la sfida personale con il cercatore di verità Angeli?
In “La cattiva signorina” è evidente il piacere della narrazione di Martinelli, si apprezzano i dettagli che l’autore inserisce, da profondo conoscitore dei meccanismi interni alla Procura della Repubblica e ai tribunali ordinari. Si apprezzano lo stile diretto e la figura del protagonista, curata piuttosto bene anche dal punto di vista psicologico, capace di attingere pensieri dalla letteratura, da canzoni e di intervenire nelle vicende attraverso un fine ragionamento che concentra le sue forze sui punti nevralgici, sulle crepe del mistero.
Quasi fosse il principio del cuneo in fisica applicato ai pensieri, molta forza concentrata in un piccolo punto è in grado di amplificare la forza esercitata trasversalmente, il che permette di ottenere risultati altrimenti impensabili.
Ne risulta una lettura coinvolgente (il lettore forse sarà più curioso delle prossime mosse di Angeli che di scoprire l’assassino), semplice da seguire poiché non articolata e breve, e soprattutto appagante. Appagante grazie alla sagacia, all’equilibrio tra gravità e gioco, e grazie all’insolito punto di vista offerto non da un commissario, psicologo o avvocato, che sono in genere le figure più utilizzate per i protagonisti nei gialli/thriller, ma appunto da un magistrato, che si sente come tutti e vive senza vergogna la vita come fosse la sua commedia.
Approfondimento
Leggere alle volte è stupirsi, al di là delle capacità e delle competenze che lo scrittore può dimostrare, stupirsi di come le cose siano scritte, dei percorsi che seguono. Martinelli è un autore emergente, tuttavia non rilevo carenze che possano far sembrare questo libro scritto da un non professionista, e questo accade molto raramente.
Mi ha stupito quello che è riuscito a creare, perché originale in un certo qual modo, anche se non innovativo. Mi ricorda Pennac, anche se qui mancano l’ironia esasperata e altri elementi dello scrittore francese, ad esempio una trama fitta, le indagini compiute dalla gendarmeria e l’approfondimento delle vicende umane più personali. Lo stile ricorda, più lontanamente, anche quello di Benni, perlopiù in relazione alla componente infantile del protagonista: Angeli in fondo sa di essere un bambino che non vuole crescere.
Angelo Martinelli non gioca con le parole, gioca con il pensiero, una scelta ardua e raffinata. Attendo con piacere di leggere la prossima sfida per il giudice Angeli. Immagino che sarà un piacere stargli dietro.