Recensione di Mr Minimal vol. 1 di Gabriele Mannarino

L'impiegato modello fa dell'impossibile evasione, dell'irragionevole fuga dalla realtà una ragione di vita. Così, malauguratamente, il tempo libero non lo vede, anche se c'è!

Mr Minimal è una giacca con una cravatta e, da qualche parte, è anche un corpo. Un corpo intento a bere drink a bordo piscina, a lavorare seduto ad una scrivania, ad essere solo mentre è in compagnia, a fare surf…e il tutto senza mai lasciare la sua cravatta. Quella cravatta che, un po’ accessorio un po’ cappio, è il segnalibro di una vita: quella dell’uomo contemporaneo.

Perché questo, sapete, ovviamente non è un romanzo. Non è nemmeno un graphic novel, o almeno non in senso stretto. Questo libro è la radiografia di un’umanità malata ed è in bianco e nero com’è giusto che sia: il nero uniforme del giaccaecravatta, il bianco vuoto della noia quotidiana, poi ancora il nero dell’inquietudine e il bianco di un futuro lontano. Due colori, come in un vecchio film di Fellini che vediamo e rivediamo ma del quale ci sfugge sempre qualcosa, chissà cosa poi?

In tutto questo, Mr Minimal non ha volto. Non ha nemmeno la testa, a pensarci bene: solo un collo lunghissimo che buca i confini del foglio e va oltre, al di là, a incamerare ossigeno. E’ dunque solo nell’altrove che è possibile sognare ancora qualcosa? Sono lì, oltre il foglio, tutti i colori che non trovano spazio all’interno del disegno?

Il racconto per immagini di Gabriele Mannarino è breve ma incisivo, un po’ pugno un po’ carezza: rimprovera senza saccenteria e vela l’inquietante realtà contemporanea di umorismo e simpatia.